Economia
Salini valuta l'addio alla Borsa. La corsa è verso Wall Street
Probabile vendita della divisione Plants&Paving di Lane per tagliare il debito e migliorare il rating del gruppo. Lo ha annunciata il presidente Pietro Salini
Salini Impregilo protagonista assoluta di una giornata di borsa altrimenti caratterizzata da un clima semi-festivo complice il ponte del Primo Maggio e con poche novità degne di nota. Merito della notizia data dal gruppo che, nell’ambito di un consolidando della propria strategia di crescita nel settore delle grandi infrastrutture complesse negli Stati Uniti, sta valutando diverse opportunità d’investimento ma anche eventuali dismissioni di asset non considerati “core business”.
In particolare Salini Impregilo ha fatto sapere di aver nominato Goldman Sachs quale advisor per valutare le alternative strategiche per la divisione Plants & Paving di Lane, tra i maggiori produttori di conglomerato bituminoso a caldo degli Stati Uniti, di cui non si esclude un’eventuale cessione. Intervenendo nell’assemblea odierna degli azionisti, inoltre, il numero uno del gruppo, Pietro Salini, ha sottolineato come le prospettive di crescita negli Stati Uniti, un mercato che ha un fabbisogno stimato di infrastrutture, da qui al 2025, di 4.600 miliardi di dollari, inducano “a una riflessione più ampia che comprende il mercato equity che potrebbe portarci a considerare la potenziale quotazione sulla borsa americana”.
Se questo nel giro di un anno, un anno e mezzo porterà o meno a dire addio a Piazza Affari non si sa ancor, ma Salini ha notato come “la doppia quotazione è normalmente un’opzione molto complessa, ha delle procedure e del seguito, quindi è da vedere”. Se questo non è un addio al listino italiano, insomma, poco ci manca. Del resto il gruppo ha dimensioni e impegni sempre più internazionali, con il mercato statunitense che ormai genera il 26% dei ricavi totali e che è diventato secondo l’imprenditore “il nostro mercato domestico”.
Inoltre, ha aggiunto Salini, “le eccellenti prospettive del settore costruzioni negli Usa” specie tenendo conto degli investimenti per 1.500 miliardi di dollari annunciati dall’amministrazione Trump, “e le opportunità offerte nei nuovi progetti, sono elementi che ci hanno spinto a valutare con attenzione un rafforzamento strategico delle nostre attività negli Stati Uniti e il consolidamento del nostro mercato”. Per questo il gruppo sta “valutando potenziali acquisizioni per rafforzare la capacità competitiva su quel mercato”.
Prospettiva che eccita anche la borsa, visto che il titolo guadagna oltre il 6%, invertendo nettamente la rotta dopo aver perso negli ultimi tre mesi circa il 30% (circa il 3% solo la scorsa settimana). Lane, acquisita nel 2016 per 406 milioni di dollari, è il principale gruppo nel settore strade e autostrade del Nord America; presente in 28 stati con oltre 5 mila addetti, ha registrato lo scorso anno una crescita dei ricavi del 16,1% rispetto al 2016 ad oltre 1,97 miliardi di dollari, oltre che del 19% del backlog (ossia il portafoglio di ordini già ottenuti da ma non ancora evasi), salito a 3 miliardi di dollari, rispetto ai 34,4 miliardi di euro di ordini dell’intero gruppo Salini Impregilo e a fronte di 2,6 miliardi di dollari di nuovi ordini ottenuti nel corso dello scorso anno.
Di questi 547 milioni di dollari si riferiscono agli ordini ottenuti dalla divisione Plants & Paving, che opera in tutti gli States con 45 impianti oltre ad una serie di cave estrattive ed ha un fatturato superiore ai 600 milioni di dollari. La cessione potrebbe valere attorno ai 400 milioni di dollari, ossia “l’intero investimento effettuato in Lane” e consentirebbe a Salini Impregilo di abbattere di almeno 50-100 milioni di euro (cifra indicata come obiettivo per il 2018) un debito che a fine 2017 era ancora pari a 2,3 miliardi di euro. “Rafforzare progressivamente la nostra struttura finanziaria, migliorando ulteriormente il nostro merito creditizio per il raggiungimento del traguardo dell’investment grade” ha voluto sottolineare ancora Pietro Salini.
Dopo potrebbero arrivare nuove acquisizioni, non necessariamente negli Usa, anche se è chiaro che Pietro Salini “vuol far l’americano”. In Italia, ad esempio, vi sarebbe un interesse per Cossi, controllata di Condotte che opera nel settore gallerie. Tra i suoi lavori anche la riparazione del traforo del Monte Bianco danneggiato dall’incendio del 24 marzo 1999, piuttosto che la realizzazione di quattro gallerie dell'Autostrada Catania-Siracusa e di tre lotti di gallerie sulla Salerno-Reggio Calabria.
Meno probabile ma non del tutto escluso un interesse per Inso, altra controllata di Condotte che opera nella sanità sia in Italia (in particolare nel Lazio, in Lombardia, Toscana e nelle Marche) sia all’estero (Grecia, Nord America e Caraibi). In ogni caso Pietro Salini se anche non volesse a tutti i costi "fare l'americano", sarà sempre più attento all'estero: lo confermano le ultime commesse acquisite in questi primi quattro mesi dell'anno, nell'ordine, da Arabia Saudita (1,3 miliardi di dollari), Turchia (57 milioni di euro), Francia (203 milioni di euro) e Usa (181 milioni di dollari).
Luca Spoldi