Economia
Scommesse, il colpo del Dl Rilancio. Fiegl: "Non siamo bancomat dello Stato"
I protagonisti del comparto del gioco contro la tassa dello 0,3% sulle scommesse sportive introdotta dal Dl Rilancio
Il prelievo che minaccia il settore delle scommesse.
Il decreto Rilancio, che a breve sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, rischia di trasformarsi nel "decreto del freno" per il settore del gioco legale. Dopo le restrizioni imposte dal decreto Dignità (DL 87/2018), che vietava la pubblicità e le sponsorizzazioni degli operatori della categoria, sul comparto del betting infuria un'altra tempesta.
Per sostenere il mondo dello sport, duramente colpito dall'emergenza sanitaria in corso (come, d'altronde, quasi tutti i settori), il Ministero dell'economia e delle finanza ha istituito il "Fondo per il rilancio del sistema sportivo nazionale". Un fondo che sostiene il settore dello sport, ma che al contempo penalizza un comparto ad esso intrecciato, che offre lavoro a 120mila addetti e garantisce un gettito fiscale di oltre 10 miliardi all'anno: quello delle scommesse. Il decreto prevede, infatti, che venga prelevata una quota pari allo 0,3 per cento del totale della raccolta da scommesse relative a eventi sportivi di ogni genere (anche in formato virtuale), effettuate "in qualsiasi modo e su qualsiasi mezzo", sia online, sia tramite canali tradizionali, per un importo “non inferiore a 40 milioni di euro per l’anno 2020", e 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022.
Stando ai dati di Agipronews, ripresi dal Sole24Ore, il comparto ha chiuso il 2019 sfiorando ricavi per 109 miliardi di euro, in crescita del 3,24% sull'anno precedente. Ad aumentare sono stati anche gli introiti per l'Erario (+12,62%), che si attestano a 10,9 miliardi, così come la spesa (differenza tra raccolta e vincite), che ammonta a 19,3 miliardi di euro (+2,64%). I primi mesi del 2020, complici il lockdown e il conseguento stop dei luoghi del gioco "fisico", hanno tuttavia rallentato la crescita del comparto, con entrate per lo Stato in calo del 44%, a 427 milioni, come riporta il sole24ore.com.
Il gioco si ritrova così ad essere uno dei pochi settori ad essere sottoposti a tassazioni più salate e uno dei pochi a essere costretto a mantenere le saracinesche abbassate fino al 14 giugno, con migliaia di lavoratori in cassa integrazione.
Non è tardata ad arrivare la dura risposta del presidente di Sistema Gioco Italia, Stefano Zapponini, che in un'intervista al Sole24Ore ha definitivo il prelievo "l'ultimo atto di un percorso paradossale", nato da un pregiudizio che "parte da lontano". Secondo Zapponini, colpire questo settore è un atto "autolesionistico", essendo per sua stessa natura particolare, dal momento in cui fornisce una riserva statale. Non solo: a serpeggiare nelle retrovie vi sarebbe anche la minaccia del gioco d'azzardo illegale, che potrebbe guadagnare terreno a fronte di un aumento della domanda di gioco e di una riduzione del presidio legale causata, secondo il presidente, dalle azioni del Governo.
Il rischio del dilagare dell'illegalità nel mondo del gioco spaventa anche la deputata Benedetta Fiorini, segretario della Commissione attività produttive della Camera, che in una nota stampa ha riconosciuto l'iniquità del trattamento di alcuni settori, destinata a portare a "tragiche" conseguenze per l’economia. "Il demonizzato gioco legale - ha spiegato l'On. Fiorini - non solo offre un presidio di legalità ad un settore che altrimenti verrebbe fagocitato dalla criminalità organizzata, ma consente a molti esercenti di sostenere la loro attività in maniera trasparente e rappresenta ben oltre 120mila posti di lavoro. Ancora una volta, lo Stato sta pensando di prelevare risorse da qui".
La FIEGL: "Non siamo il Bancomat dello Stato"
Schierata in prima linea contro il Dl Rilancio è anche la FIEGL, la Federazione Italiana Esercenti Gioco Legale promossa e organizzata da Confesercenti, che in un comunicato ha affermato che il settore, anziché ricevere tutele e garanzie da parte del Governo, si trova ad essere "nuovamente" un "bancomat dello Stato", utilizzato per "fare cassa sulla pelle dei lavoratori che rischiano ogni giorno di più di perdere il posto di lavoro".
In una situazione di difficoltà come quella attuale, la Federazione ritiene che il settore rappresentato non abbia la stessa importanza e dignità di altre categorie agli occhi del Governo, sottolineando che sono stati elargiti aiuti finanziari anche a comparti che non hanno interrotto le proprie attività durante il lockdown e che, di conseguenza, non hanno subito le perdite economiche affrontate invece dal gioco.
Un settore penalizzato "più di ogni altro" dalla chiusura totale dell’attività a partire da marzo e che sta continuando tuttora a subire le conseguenze economiche della mancata riapertura, causata "dall’erronea percezione che le attività di gioco si svolgano in luoghi non facilmente gestibili per la prevenzione del contagio".
In mancanza di un provvedimento che autorizzi alla ripartenza del comparto e con la nuova tassazione sulla raccolta delle scommesse, la FIEGL non ha più speranze ed è certa che la maggior parte dei punti di vendita non si troverà nelle condizioni di ripartire, con un pesante risvolto occupazionale.
La FIEGL ribadisce infine di "non accettare assolutamente questo ulteriore balzello che mette a rischio la sopravvivenza dell’intero settore e si rammarica di constatare, ancora una volta, come la categoria degli esercenti del gioco legale non venga considerata dal Governo come l’unico effettivo presidio di legalità sul territorio per la raccolta del gioco".