Economia

Semiconduttori e microchip, da Berlino una brusca frenata. Ma l’Italia avanza: i piani

di Chiara Morelli

la Germania, da sempre considerata come il motore economico d’Europa, sta perdendo colpi e Roma ne approfitta

Semiconduttori e microchip: se la Germania retrocede, l’Italia avanza

Da diverso tempo la Germania, da sempre considerata come il motore economico d’Europa, sta attraversando una fase di crisi industriale senza precedenti. Una crisi che non si registra solo nel settore automotive, con la recessione del colosso Volkswagen, ma anche nel settore high-tech, e in particolare nella produzione di chip. Difatti, dopo la recente messa in dubbio dell’investimento da 33 miliardi di euro da parte di Intel, che ambiva a creare a Magdeburgo, in Germania orientale, una nuova “Chip Valley” tedesca, negli ultimi giorni un altro big americano ha annunciato l’interruzione di un altro progetto, del valore di 3 miliardi di euro. Si tratta della chipmaker statunitense Wolfspeed, che avrebbe dovuto implementare un impianto strategico per la produzione di semiconduttori, utilizzando carburo di silicio, nella città di Endsorf, in Germania occidentale.

Tuttavia, questo secondo stop, segna una decisiva frenata alla corsa di Berlino per diventare leader nella produzione di chip in Europa, e questo, inevitabilmente, potrebbe avere delle ripercussioni anche sull’ambizione del Vecchio Continente di produrre “il 20% dei chip realizzati al mondo entro il 2030” (tra gli obiettivi del Chips Act europeo), come sottolineato anche da Inside Over. Difatti, se anche la produzione di chip e semiconduttori non è finora stata centrale nello sviluppo economico europeo, data l’importanza di questi prodotti nella fabbricazione di numerosi elettrodomestici, nel settore digitale, nella sfida della transizione energetica e, persino nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, la domanda è in costante aumento. Eppure, la crisi tedesca potrebbe avere un inaspettato risvolto positivo per l’Italia.

Recentemente il Finacial Times ha infatti sottolineato come proprio la statunitense Wolfspeed, sia stata superata dal colosso italo-francese STMicroelectronics, che in Italia, e in particolare a Catania, è impegnato nella creazione di un impianto simile a quello che Wolsfeed avrebbe dovuto costruire in Germania, a Endsorf. A questo progetto, che gode di 5 miliardi di euro di investimenti, inclusi 2 di fondi nazionali e del Chips Act europeo, si aggiunge poi a quello dell’azienda singaporiana Silicon Box a Novara. Silicon Box ha infatti scelto la città piemontese per il suo nuovo maxi-impianto di produzione di microchip, investendo oltre 3 miliardi di euro. Due situazioni che segnano una nuova svolta positiva per l’economia italiana, che, al contrario di quella tedesca degli ultimi mesi, registra significativi progressi in ambito industriale e tecnologico.

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