Economia

Silenzio bipartisan sul caso Talamone

Unimpresa chiede alle Regione presieduta da Giani (Pd) di rivedere il piano regolatore e di stoppare Orbetello. Il Comitato cittadino attacca: secretato l’80% della documentazione per la gara

Silenzio bipartisan sul caso Talamone

Il Comune di Orbetello tace. La regione Toscana pure. Sul caso di Talamone, di cui ci occupiamo da alcune settimane (qui l’ultima puntata), c’è un assordante silenzio bipartisan. I dubbi sulla gara volta alla trasformazione dell’approdo talamonese in porto turistico sono tanti. Ma le istituzioni stanno a guardare: sia l’amministrazione comunale orbetellana targata centro destra, guidata dal sindaco Andrea Casamenti, sia la giunta regionale di centro sinistra, presieduta da Eugenio Giani, non ritengono necessario dare spiegazioni alla comunità locale del Parco della Maremma, agli operatori turistici, alle piccole imprese, ai residenti e ai villeggianti. Se il Comune di Orbetello, costretto a uscire allo scoperto dopo la denuncia di Affaritaliani, si è limitato a comunicazioni formali, ignorando, però, le polemiche esplose nella cittadina in provincia di Grosseto, la Regione sembra volersi far scivolare tutto addosso. 

Eppure, proprio ieri il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, associazione nazionale che rappresenta oltre 100mila pmi, ha chiesto un doppio intervento diretto di Giani, da una parte chiedendo di rivedere il piano regolatore dei porti, dall’altra per fermare, con una operazione chirurgica, la procedura avviata con un blitz a Ferragosto da parte di Casamenti. Procedura che sembra in grado di concedere una corsia preferenziale a una società che, allo stato, con 45mila euro in cassa, non pare avere i mezzi finanziari necessari per sostenere un investimento, stando ai calcoli dei consulenti di Orbetello, pari a oltre 42 milioni di euro. 

Nessuna iniziativa, per ora, è stata avviata dal Consorzio il Molo di Talamone che rappresenta l’80% degli attuali titolari delle licenze marittime e che di fatto corrono il rischio di essere spazzati via dal nuovo porto. Esperti e legali studiano le carte: sul tavolo ci sono varie opzioni, sia di tipo penale sia di tipo amministrativo. A guidare il Consorzio è l’ammiraglio Sergio Biraghi, figura di altissimo profilo (è stato consigliere militare del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e poi capo di Stato maggiore della Marina militare). Le speranze degli "esclusi" sono riposte nelle sue capacità. I bene informati sostengono che, vista la carriera e la statura professionale, possa diventare proprio lui il presidente del nuovo Porto di Talamone.

Frattanto, l’agguerrito Comitato Salviamo Talamone, organizzazione costituitasi poche settimane fa per contrastare la trasformazione della darsena della Maremma, ha attaccato a testa bassa, ipotizzando financo un tentativo di assalto speculativo. La Società Porto Turistico di Talamone da gennaio 2025, infatti, potrebbe vedersi intestate, contestualmente all’assegnazione del progetto per il rifacimento del molo, tutte le 18 concessioni esistenti, in scadenza a dicembre di quest’anno: scadenza prorogata fino al 30 settembre 2027 dal governo, ma che, in virtù della legge Burlando e dello stesso provvedimento dell’esecutivo approvato la scorsa settimana, potrebbe essere aggirata per completare l’iter già avviato.

L’ultimo affondo del Comitato, sostenuto da Unimpresa, riguarda la discutibile scelta del Comune di secretare 14 tavole su 18 del progetto presentato dalla Società Porto Turistico di Talamone: una mossa che oscura in blocco l’80% della documentazione e, di fatto, rende impossibile fare contestazioni e presentare progetti alternativi. Vuol dire giocare con le carte coperte. Con buona pace della trasparenza della pubblica amministrazione.