Economia
Sanità, Nursing Up si mette di traverso dopo la bocciatura del contratto: "Scelta sacrosanta non firmare"
Le aggressioni contro i professionisti sanitari sono in netto aumento. Nel 2024, si è registrato un incremento del 32% in Europa e del 39% a livello mondiale
Contratto sanità, la replica di Nursing Up
Il Sindacato Nursing Up, ribadisce con determinazione i motivi della propria decisione di non sottoscrivere il Contratto della Sanità 2022-2024, evidenziandone le gravi lacune e le conseguenze negative per i professionisti del settore. "Abbiamo scelto di non tradire i lavoratori – dichiara Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up – rifiutando un contratto che, dietro la promessa di aumenti medi di 172 euro lordi, si sarebbe tradotto in incrementi reali di circa 60 euro netti e che, cosa ancora più grave, nemmeno lontanamente avrebbe aperto la carriera ad infermieri, ostetriche e professioni sanitarie. Questa, per noi, non è affatto valorizzazione, ma è una farsa." Le criticità del contratto Il Nursing Up sottolinea i punti principali che lo hanno portato a questa decisione:
Gli infermieri, le ostetriche e i tecnici sanitari con titoli conseguiti prima della riforma, e quindi equipollenti per legge a chi possiede la laurea di primo livello, (parliamo della stragrande maggioranza dei dipendenti), dovrebbero essere esclusi dalla possibilità di avanzamenti di carriera verticale, e quindi condannati a rimanere bloccati agli stessi livelli per tutta la vita lavorativa. Come si può avallare un contratto che dividerebbe ulteriormente i professionisti sanitari, dividendoli, pur a parità di qualifica, e limitando solo ad alcuni l’accesso all’area di elevata qualificazione?
La pronta disponibilità poi, che impone sacrifici in termini di notti, festività e vita familiare, con il nuovo contratto continuerebbe ad essere remunerata con soli 1,80 euro lordi all’ora, una cifra irrisoria rispetto all’impegno richiesto. De Palma pone inoltre l’attenzione su altre gravi criticità che avrebbe voluto introdurre l'accordo non sottoscritto: "Come è possibile che vi siano Organizzazioni Sindacali disposte ad accettare l’inserimento della figura dell’assistente infermiere, decisa dall'ARAN solo all’ultimo momento, e destinata a danneggiare sia la professione infermieristica, sia i cittadini ai quali la stessa è destinata? E che dire dei trasferimenti dei lavoratori da un'azienda sanitaria all'altra? Lasciati al mero arbitrio delle aziende sanitarie, con colleghi costretti ad attendere anni prima di riunirsi alle proprie famiglie?
Noi chiediamo regole chiare: periodi definiti per i bandi di mobilità, trasparenza e diritti certi. Questo è ciò che manca, e lo abbiamo ribadito con fermezza. "Protagonismo”? No, coraggio e coerenza. "Non accettiamo compromessi al ribasso – continua De Palma – e non temiamo di affermarlo. Chi, riferendosi a noi, tra quei sindacati pronti a mettere la firma sul contratto, parla di protagonismo, cercando di nascondere la grave portata delle proprie decisioni, si nasconde dietro affermazioni pretestuose, inconcludenti e dannose per i lavoratori. Se difendere i diritti dei professionisti significa essere protagonisti, allora ben venga. Noi preferiamo un’azione forte e coerente piuttosto che accettare, come fanno altri, un contratto che perpetua disuguaglianze e immobilismo economico e professionale.£
"Il rifiuto del Nursing Up non sia un semplice gesto di opposizione, conclude De Palma, ma una scelta consapevole per il futuro della sanità e dei suoi professionisti. Continueremo a lottare per il riconoscimento della dignità e dei diritti degli infermieri, delle ostetriche e di tutti i professionisti sanitari. Non ci fermeremo di fronte a chi accetta di firmare al ribasso, perché il nostro obiettivo è una sanità più equa per i cittadini, e valorizzante per tutti i professionisti sanitari."
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Aggressioni contro i professionisti della sanità
Le aggressioni al personale sanitario in Italia hanno raggiunto livelli davvero critici nel 2024, con un aumento medio del 33% rispetto all'anno precedente. Questi dati, che dipingono un quadro davvero drammatico, sono il riflesso di un sistema sanitario sovraccarico e sempre più in difficoltà nel rispondere alle esigenze della popolazione.
Secondo i nostri dati Amsi ,UMEM e Uniti per Unire ,il Nord Italia è l'area più colpita, con il 63% degli episodi di violenza, mentre il Sud registra il 26% e il Centro l’11%. Lombardia, Campania, Puglia, Lazio e Sicilia emergono come le regioni con il maggior numero di aggressioni, ma la piaga delle violenze si fa sentire anche in Veneto, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Calabria. Questa crisi è alimentata da una combinazione di fattori: sovraffollamento dei pronto soccorsi, liste d’attesa interminabili e una cronica carenza di personale, nonché una sanitàterritoriale sempre più debole che non riesce a snellire i carichi degli ospedali. La frustrazione dei cittadini, esasperati dai ritardi e dalla difficoltà di accesso ai servizi, si riversa spesso in atti di violenza contro gli operatori sanitari, che vivono ormai quotidianamente situazioni di pericolo e insicurezza.
Il Prof. Foad Aodi, presidente di AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), UMEM (Unione Medica Euromediterranea) e del Movimento Internazionale UNITI PER UNIRE, nonché giornalista internazionale ed esperto in salute globale , membro del Registro Esperti FNOMCEO e 4 volte consigliere dell'OMCeO di Roma e docente dell’Università di Tor Vergata, ha ribadito la gravità della situazione, lanciando un appello al governo e alle istituzioni sanitarie per un intervento urgente.
"Le aggressioni al personale sanitario sono una ferita aperta per il nostro Paese. È essenziale adottare misure immediate per garantire sicurezza e dignità agli operatori, nonché un accesso più rapido e organizzato alle cure per i pazienti," ha sottolineato il Prof. Aodi. "Se non interveniamo, questa situazione rischia di sfociare in un’emergenza ancora maggiore. Il personale sanitario sta facendo un lavoro straordinario, ma è sempre più difficile garantire sicurezza e qualità. Bisogna agire subito." Tra le soluzioni proposte da Aodi spiccano l’istituzionalizzazione dei codici bianchi, la creazione di ambulatori dedicati e il rafforzamento della collaborazione tra ospedali e medici di base.
"Dobbiamo decongestionare i pronto soccorsi, liberandoli dai casi meno urgenti, e creare un sistema integrato che possa rispondere alle esigenze dei cittadini senza compromettere la sicurezza del personale sanitario," ha aggiunto. Codici bianchi negli ospedali, rafforzamento della collaborazione con la sanità territoriale e della sanità privata accreditata, e ancora i cosiddetti Punti Soccorso, da allestire nei municipi e Paesi di Provincia che sono lontani dagli ospedali: ecco le proposte per un sistema più efficiente per arginare sul nascere le aggressioni e le fughe del personale dalle aree d'emergenza.
La proposta di Aodi prevede la creazione di ambulatori per la gestione dei codici bianchi, dedicati ai pazienti con patologie non urgenti. Questi ambulatori potrebbero essere collocati in prossimità dei pronto soccorsi o all’interno delle ASL e delle strutture accreditate, con un focus particolare sui giorni di maggiore affluenza, come fine settimana e festività. “Un modello efficace noi di Amsi lo abbiamo già sperimentato presso il Pertini di Roma, dove la collaborazione tra ospedale, medici Amsi e medici di famiglia, ha contribuito a migliorare la gestione dei casi meno urgenti e diminuire il costo della medicina difensiva.
Inoltre i cosiddetti punti soccorso sono molto importanti nei paesi di provincia, come è già avvenuto, su nostra iniziativa, a Santa Severa, grazie alla sinergia tra ASL Roma 4, Croce Rossa di Santa Severa ed il Presidente Fabio Napolitano e la stessa Amsi. Grazie a strutture come questa, nei paesi di provincia lontani dai pronto soccorsi ospedalieri è possibile salvare vite e intervenire prontamente. Aodi propone di estendere questo approccio a livello nazionale, con investimenti mirati per potenziare il personale e migliorare l’organizzazione dei servizi.
Le vittime di queste aggressioni sono principalmente le donne (73%), con infermieri e fisioterapisti tra le categorie più colpite. Gli episodi non riguardano solo le grandi città, ma anche le aree periferiche, dove la carenza di risorse si fa sentire con maggiore intensità. Gli aggressori, nella maggior parte dei casi, sono pazienti o familiari esasperati dalla lentezza o dalla mancanza di risposte adeguate da parte del sistema sanitario.
A livello internazionale, le aggressioni contro i professionisti sanitari sono in netto aumento. Nel 2024, si è registrato un incremento del 32% in Europa e del 39% a livello mondiale. Paesi come gli Stati Uniti (con un aumento del 40%) e il Regno Unito (aumento del 35%) sono tra i più colpiti. Anche in Egitto, il fenomeno ha preso piede con gravi conseguenze, tanto da spingere il governo a proporre leggi più severe contro gli aggressori. In Giordania, i medici stanno protestando per leggi che non proteggono adeguatamente i professionisti sanitari. In medio oriente ed in africa il numero più alto di violenza ed aggressione fisica ed arresti nel 2024.
"Purtroppo, oltre alle aggressioni, abbiamo, anche dal punto di vista legislativo, un nemico in più," ha aggiunto Aodi. "Molti paesi stanno mettendo limiti o impedimenti all'uscita dei medici dai loro paesi per combattere la carenza dei professionisti o la fuga. La fuga dei cervelli sta riguardando anche il settore medico, che sta vivendo una grande emorragia. Questo crea diserti sanitari internazionali ed una situazione ancora più difficile per i sistemi sanitari in tutta Europa."
"Inoltre, non è stato preso in considerazione il sacrificio enorme dei professionisti della sanità durante la pandemia," ha continuato Aodi. "Le leggi non difendono adeguatamente i medici e non riconoscono la loro dedizione. Questo è un altro fronte su cui è urgente intervenire, prima che la situazione diventi ancora più critica." Le donne sono le vittime principali, con le infermiere che subiscono il 73% delle aggressioni. In molte aree del mondo, specialmente in zone di conflitto e nei paesi con risorse sanitarie insufficienti, le aggressioni superano il 70%. Inoltre, in alcune regioni, i professionisti della sanità affrontano leggi che limitano la loro capacità di lavorare all’estero, complicando ulteriormente la situazione.
AMSI e UMEM, attraverso l’impegno del Prof. Aodi, chiedono una riforma strutturale per garantire un sistema sanitario più sicuro, accessibile ed efficiente. "Il personale sanitario non può più essere lasciato solo. Serve un impegno serio e condiviso per invertire questa tendenza e restituire dignità al nostro sistema sanitario," conclude Aodi. L’unione delle forze tra istituzioni, medici e cittadini è l’unica via per superare questa emergenza e costruire un futuro migliore per il settore sanitario italiano. Le statistiche aggiornate sulle aggressioni al personale sanitario di Amsi ,UMEM e Movimento Uniti per Unire :
Lombardia: +25%
Campania: +22%
Puglia: +20%
Lazio: +19%
Sicilia: +18%
Veneto: +17%
Piemonte e Liguria: +16%
Emilia-Romagna: +15%
Toscana: +14%
Calabria: +13%
Distribuzione geografica:
Nord Italia: 63%
Sud Italia: 26%
Centro Italia: 11%
Vittime:
73% donne
Professioni più colpite: infermieri e fisioterapisti
Altri Dati significativi del 2024
72% delle vittime non denuncia per paura o addirittura rassegnazione
25.940 sono state le aggressioni totali nel 2024 (i casi ufficialmente denunciati, che non includono il sommerso) tra sanità pubblica e privata.
Se nel 2023 le aggressioni ufficiali erano state 18mila solo nella sanità pubblica, solo in quest’ultima si registra nel 2024 un aumento di ben 5940 aggressioni (+33%).
Così dichiarano i Consigli Direttivi, insieme al Prof. Foad Aodi, medico palestinese, giornalista internazionale iscritto all’albo di Roma e del Lazio, ed esperto di salute globale, con il Dr Jamal Abo A. - Vice presidente Amsi, il Dr. Mihai Baleanu - Portavoce Amsi, il Dr. Kamran Paknegad - Segretario Generale Amsi, Dr.ssa Eugenia Voukadinova - Vice Segretario Generale Amsi, e con il Dr. Nadir Aodi Podologo, Coordinatore Commissioni "Podologi" e "Nuove Generazioni" di AMSI, Uniti per Unire e UMEM.