Economia

Spread, missione di Giorgetti nella City: "Puntate sull'Italia, è sicura"

Le mosse per recuperare il crollo del 23% degli investimenti e per scongiurare il pericolo del rialzo dello spread. Il ruolo di Strategia Italia e Investitalia

Anas otterrebbe altri 3,2 miliardi dopo i 15,4 miliardi sbloccati dal governo Gentiloni nel gennaio dello scorso anno per rifinanziare il programma “Ponti, viadotti e gallerie” lanciato nel 2013 dal governo Letta. Alla manutenzione straordinaria delle strade provinciali e delle città metropolitane andranno infine altri 500 milioni, all’Autostrada Roma-L’Aquila-Teramo altri 340 milioni (che si sommano agli 1,16 miliardi già stanziati col Dcpm Conte 2018).

Se tutto andrà nel migliore dei modi e non si perderà tempo, utilizzando nel modo migliore le risorse e riuscendo ad ottenere l’effetto moltiplicatore auspicato “attraendo” anche nuovi investimenti privati, gli investimenti fissi lordi in Italia potrebbero finalmente tornare a crescere passando dal -2,2% previsto per il 2018 dal Def al +5,4% a fine anno. L’esame dei punti di forza e di debolezza dell’economia italiana ha peraltro mostrato come occorrano da tempo sia maggiori e più efficaci investimenti, sia politiche industriali che spingano le imprese private ad investire in innovazione e in crescita, favorendo anche la crescita di un mercato del lavoro di qualità caratterizzato da un tasso di sostituzione (ossia la percentuale di lavori svolti da un uomo che potrebbero essere svolti da una macchina nel prossimo futuro) ben più basso del 49%-51% stimato un paio d’anni fa da McKinsey per il mercato italiano.

Basterà una manciata di miliardi all’anno (in tutto la manovra prevede fondi per differenti finalità per circa 90 miliardi di investimenti in 15 anni, vale a dire mediamente circa 6 miliardi l’anno) a far ripartire l’economia italiana dopo anni di stagnazione?

La scommessa del governo Conte non è certamente facile e molto dipenderà dalla qualità oltre che dalla quantità degli interventi: basteranno ad esempio poco più di 260 milioni di euro l’anno per ridare smalto agli oltre 540 ospedali pubblici italiani nei cui reparti spesso il personale è carente, la manutenzione limitata e l’attrezzatura non sempre aggiornata (quando non inutilizzata a causa dell’assenza di tecnici specializzati)? O per i quasi 41 mila istituti scolastici pubblici italiani, da cui passa, letteralmente, il futuro di questo paese? Come detto la scommessa di Conte non è una di quelle dall’esito scontato e dunque ben vengano le nuove cabine di regia se potranno contribuire ad aumentare l’efficacia e l’efficienza degli investimenti fissi in Italia.