Economia
L'Italia è una Repubblica fondata sull'economia del mare. Ma ancora non lo sa
Panaro (Srm) all'European Propellers Club: "Il trasporto marittimo vale 44 miliardi in termini di valore aggiunto però non è al centro delle scelte politiche"
“L’Italia è una Repubblica fondata sull’economia marittima. Ma ancora non lo sa”. Lo ha affermato Alessandro Panaro, rappresentante per l’Italia al primo European Propellers Clubs che ha visto la partecipazione degli organismi di Anversa, Barcellona, Ginevra, Istambul e Liverpool. “Eppure -ha rilevato Panaro (responsabile maritime & energy services di Srm, centro studi legato ad Intesa Sanpaolo, nonché consigliere del Propeller club di Napoli))- l’economia del mare vale 44 miliardi di euro in termini di valore aggiunto, mentre gli scambi commerciali raggiungono 249 miliardi, il 36% dell’intera modalità di trasporto, superato solo dalla strada attestata al 50% con 346,2 miliardi. Oltre un terzo dell’interscambio commerciale avviene dunque via mare, una percentuale che raggiunge i 2/3 nel Mezzogiorno. Panaro ha rilevato come il Covid-19 abbia condizionato notevolmente gli equilibri del commercio marittimo mondiale, ciononostante il mare rimane protagonista degli scambi commerciali e l’Asia continua ad essere il maggiore player sul segmento container.
Le ultime previsioni sull’impatto del Covid-19 sul segmento container (la proxy più vicina al commercio internazionale in quanto esprime per lo più il traffico manifatturiero) evidenzia un calo del 7,3% nel 2020 che porta a chiudere l’anno realizzando 742 milioni di Teu movimentati nei porti mondiali, riportando il segmento dei container ai volumi del 2017. In altre parole il virus, ha affermato Panaro, ha portato via al settore gli ultimi quattro anni di crescita benché si intraveda un rimbalzo del 10% al 2021 e del 6,6% nel 2022. Allungando le previsioni al 2024 la movimentazione container dei porti a livello mondiale dovrebbe crescere ad un tasso medio annuo del 3,5% fino ad arrivare a 951 milioni di Teu entro il 2024. (a livello di aree mondiali Europa +2,3%, Africa +3,3%, Far East +3,9%, Middle East +4,5% e Nordamerica +2,3%)
Il rappresentante italiano ha inoltre rilevato come il ruolo del Mediterraneo e del Canale di Suez sia ancora significativo. “Tuttavia il Covid-19 ha causato un traffico più accentuato verso il Capo africano di Buona Speranza ed il fenomeno dello “slow steaming”, mentre inizia ad affacciarsi la Rotta Artica. Il Mediterraneo rappresenta però ancora una via privilegiata di transito per i traffici containerizzati concentrando il 27% dei circa 500 servizi di linea mondiali via nave”.
Per quanto riguarda la portualità italiana, Panaro ha confermato un trend di traffico stabile negli ultimi cinque anni intorno alle 480/490 milioni di tonnellate movimentate nell’anno. In evidenza la netta prevalenza delle rinfuse liquide che coprono il 37% del totale, segue il segmento container con una quota pari al 23%, mentre il Ro-Ro si attesta al 22% e le rinfuse solide al 12%, chiudono le merci varie con circa il 5%.
In una fase di regionalizzazione della globalizzazione, emerge per Panaro l’importanza di investire per una portualità e una logistica efficiente e integrata con le reti europee. “Diventa urgente riportare il settore marittimo-portuale e logistico al centro delle politiche, perché è essenziale per la competitività delle aziende. Come sarebbe auspicabile prevedere un intervento che agisca sulle infrastrutture portuali ad alto impatto economico. Anche il rilancio immediato delle Zone Economiche Speciali e delle Zone Logistiche Semplificate darebbe impulso agli investimenti imprenditoriali. Ma in un‘ottica più di lungo termine, per un rilancio dei porti del Mezzogiorno, è importante impostare la programmazione dei fondi strutturali 2021-2027”.