Economia
Srm: Suez sempre più strategico nell'assetto dei traffici marittimi mondiali
Una ricerca del Centro studi (Intesa Sanpaolo) ne rileva l'impatto economico con i Paesi euro-mediterranei. Affaritaliani ne anticipa i principali contenuti
Al giro di boa dei primi cinquant’anni di vita, il Canale di Suez si conferma uno snodo strategico per i traffici marittimi mondiali mercantili. Secondo uno studio di Srm, il Centro studi legato a Intesa Sanpaolo, che sarà presentato a Napoli il 15 febbraio e che Affaritaliani.it è in grado di anticipare, il 9% del commercio internazionale del globo utilizza questa grande via di passaggio. La crescita delle merci in transito registra valori importanti, confermata anche nel 2018, anno in cui è stato segnato il doppio record, in termini di numero di navi (oltre 18 mila, +3,6%) e di cargo trasportato (983,4 milioni di tonnellate, +8,2%). Grazie all’allargamento, nel 2018 la dimensione media delle navi che hanno attraversato il Canale è cresciuta inoltre del 12% rispetto al 2014 (l’anno precedente l’espansione), evidenziando che la nuova infrastruttura sta assecondando le esigenze del gigantismo, fenomeno che riguarda tutte le tipologie di naviglio. Le portacontainer, rileva l’indagine condotta dagli analisti economici di Srm, sono le navi più numerose tra quelle che hanno effettuato transiti completi attraverso il Canale di Suez (5.706, +2,5%). Utilizzando una innovativa metodologia di studio basata sulla georilevazione delle posizioni navali, il Centro studi napoletano realizza una serie di infografiche che confermano questi dati statistici. In particolare la figura che segue mostra in modo chiaro come dal 2012 la presenza nel Mediterraneo di containerships “giganti”, cioè di dimensioni maggiori dei 13mila Teu, sia cresciuta del 37% per un traffico merci che ammonta a oltre 983 milioni di tonnellate, con un incremento dell’8,2% rispetto al 2017 quando era stato segnato il precedente picco storico di carichi imbarcati sulle navi transitate nel canale egiziano. Il nuovo record è stato stabilito grazie alle merci sulle navi che hanno attraversato il canale sia da nord verso sud che da sud a nord. Una performance che ha superato entrambi i precedenti registrati nel 2017. L’andamento dei traffici mostra inoltre che il raddoppio del Canale sta gradualmente cambiando gli assetti mondiali del trasporto marittimo soprattutto lungo la rotta Est-Ovest.
Il ruolo della Cina
Negli ultimi undici anni, rileva Srm, il traffico dal Sud Est Asiatico verso il Med è aumentato del 37%, dato che va letto insieme alla crescita del traffico da e verso il Golfo (+77%) dove molto interscambio commerciale ha come destinazione finale la Cina. La presenza della Cina tra le principali aree di origine/destinazione dl cargo in transito nel Mediterraneo spiega la valenza strategica del Canale di Suez in ottica di Belt & Road Initiative (Bri) con i Paesi del Nord Africa che rappresentano l’area cardine in questo quadro. Su di essi la Cina punta come area di produzione per i mercati europei; come porta logistica per l’Europa e l’Africa sub-sahariana; come polo energetico per il petrolio, il gas e le energie rinnovabili. L’energia è infatti un settore target per gli investimenti cinesi: nelle previsioni per il 2040 le importazioni di petrolio del Paese dovrebbero aumentare a 12,4 milioni di barili al giorno dai 7,5 nel 2016, mentre le importazioni di Lng quadruplicheranno. Anche se in calo, la quota dei Paesi Mena sulle importazioni di petrolio cinesi è ancora elevata: 65%. L’implementazione della Bri presumibilmente comporterà, secondo i ricercatori di Srm, un incremento del traffico delle merci con il Mediterraneo dato che vedrà un importante numero di mezzi impiegati per trasportare container da parte del Dragone che sta incrementando le sue relazioni commerciali con l’Europa. Gli importanti impegni che il governo egiziano sta portando avanti da anni, destinati a migliorare la dotazione infrastrutturale, stanno contribuendo a migliorare il posizionamento del Paese nel contesto del trasporto marittimo internazionale. Lo studio analizza infatti il Lsci (Liner Shipping Connectivity Index) dell’Unctad, un indice che misura la competitività di un sistema portuale e logistico (considera 157 paesi) sulla base del network e della qualità dei servizi di linea offerti dai porti. Nel 2018, con un indice di 70,3, l’Egitto risulta al 18° posto al mondo (la Cina è al primo), 3° tra i Paesi Mena e 2° tra i Paesi del Sud Mediterraneo.
Lo studio mette in risalto che Suez non è solo una via di passaggio strategica per i commerci marittimi mondiali ma rappresenta un modello di sistema portuale che integra aree dedicate alla manifattura industriale ad investimenti in tecnologie. È un esempio da cui anche l’Italia, conclude la ricerca, può mutuare metodologie e strategie anche per le Zone economiche speciali e rendere così più competitivo il sistema portuale nazionale.