Economia

Tavares divorzia da Stellantis, parte il totonomi: ritorno di fiamma di De Meo o nuovo Ceo dalla Cina?

di Rosa Nasti

Elkann cerca il successore del manager lusitano il cui contratto scadrà nel 2026. In pole anche il trio Imparato-Jackson-Filosa, e Mike Manley, ex Fca

Stellantis in cerca di un nuovo Ceo: chi prenderà il posto di Tavares?

Carlos Tavares e Stellantis: un matrimonio destinato a finire. Il contratto dell'amministratore delegato portoghese scadrà nel 2026, e già si parla di un suo possibile erede. Certo, la procedura rientra nella regolare pianificazione per la successione. Eppure c'è chi dietro quest'indiscrezione legge un chiaro segnale di sfiducia da parte di John Elkann, presidente del gruppo.

D'altra parte per il manager lusitano non è un certo un periodo florido, schiacciato da performance economiche negative, e una crisi di leadership che ha minato le fondamenta di Stellantis sia all’interno del board che nel mercato. La scadenza del contratto è forse più di una semplice routine burocratica, piuttosto una necessità dettata dai numeri: le vendite del gruppo sono in caduta libera. Stellantis ha immatricolato nel mese di agosto in Ue, Efta e Regno Unito 103.612 auto, il 28,7% in meno dello stesso mese del 2023. La quota di mercato è in calo dal 16,1 al 13,7%. Negli Usa, fiore all'occhiello del colosso automobilistico, ha riportato vendite totali di 332.540 veicoli nel primo trimestre del 2024, in calo del 10%.

Ma cosa è andato storto? La leadership di Tavares, tanto osannata per il rigore nei tagli dei costi, sembra aver perso la capacità di generare visioni di lungo termine e il malcontento arriva sia dal basso (sindacati come Fim, Fiom e Uilm sul piede di guerra) ma anche dall’alto: Elkann, mai troppo incline ai gesti plateali, ha lasciato trapelare un chiaro segnale d'insoddisfazione nei confronti del numero uno di Stellantis.

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I numeri non mentono

Uno sguardo alle vendite nel mercato italiano, specchio della debolezza di Stellantis (basta nominare Mirafiori, Pomigliano o Melfi), chiarisce ulteriormente il quadro. Secondo il sito AlVolante, nel 2023 tra le auto più vendute in Italia, la Fiat Panda ha totalizzato 71.634 unità vendute, seguita dalla Fiat 500 con 36.950 unità. Complessivamente, a livello globale, Fiat ha venduto 1,35 milioni di auto, registrando una crescita del 12% rispetto all'anno precedente e confermandosi come il marchio più venduto del gruppo Stellantis. Un risultato che può sembrare confortante, finché non si guarda oltreoceano. Negli Stati Uniti, la Jeep, un tempo regina incontrastata del fuoristrada, invece arranca. Le vendite sono calate del 6% nel 2023, scendendo a 643.000 unità, nonostante rappresenti ancora il 42% del mercato statunitense.

E i marchi premium? Alfa Romeo in Italia ha venduto quasi 27.000 auto, raggiungendo una quota di mercato dell'1,7%. Positivo, ma pur sempre ai margini del mercato. Ancora peggio per Maserati. Senza contare i diversi stabilimenti chiusi negli ultimi anni, nel primo semestre 2024 le vendite del Tridente sono scese da 15.300 unità nel 2023 a 6.500 unità. Ma guardiamo ancora oltreoceano: Ram, Dodge e Chrysler, tutti in difficoltà, con vendite in calo e popolarità ai minimi termini. Le vendite Usa di Stellantis nel secondo trimestre 2024 sono calate in generale del 21%, dopo che già erano scese del 10% nei primi tre mesi dell'anno. In particolare Ram ha registrato un -26%, Dodge -16%, Chrysler si ferma al -9%.

Tra l'altro, Chrysler, Alfa Romeo e Maserati sono anche tra i marchi in pole position per una possibile cessione. Lo stesso Tavares ha già lasciato intendere quest'opzione, alludendo alla necessità di "tagliare" i brand che continuano a registrare perdite.

Tavares: troppo poco o troppo tardi?

È evidente: la strategia di Tavares, basata su risparmi e margini, non ha prodotto crescita sostenibile. Il manager non è certo un novellino. La sua carriera è un cammino fra i più grandi colossi automobilistici: dal leggendario rilancio di Opel sotto il gruppo Psa alla fusione epocale con Fca, fino a diventare Ceo di Stellantis nel 2021, e anche il primo del gruppo. Eppure, come riportato da Il Giornale, "Tavares sarà un bravo pilota di auto da corsa ma il gruppo si trova in una situazione complessa. Non c'è chiarezza sui suoi piani tra affermazioni e dietrofront". Un'affermazione che rispecchia a pieno anche la tacita sfiducia da parte di Elkann verso Tavares. E così parte la caccia al suo erede.

Non si parla di voci di corridoio, ma di un vero e proprio totonomi che coinvolge figure di peso sia interne che esterne al gruppo. Il primo nome sulla lista potrebbe essere quello di Jean-Philippe Imparato, attuale capo di Alfa Romeo. Imparato vanta un curriculum di tutto punto in Psa, Peugeot e nella joint venture con i cinesi di Dongfeng. Non solo: Imparato è anche legato alla famiglia Peugeot, un dettaglio non trascurabile nelle dinamiche interne, visti anche i numeri che la casa automobilistica francese porta a casa (1.124.268 immatricolazioni nel 2023). Eppure sembra quasi ironico che si parli di rilanciare Stellantis partendo dal ceo di un marchio, Alfa Romeo, che non vende nemmeno diecimila auto l’anno in Italia.

Poi c’è Linda Jackson, al comando di Peugeot dopo una lunga carriera in Citroën, dove ha dimostrato di sapere navigare abilmente nelle acque spesso agitate dell'industria automobilistica europea. Tuttavia la sua esperienza sul mercato Usa è ancora alquanto limitata. Antonio Filosa, capo di Jeep, rappresenta forse la scelta più ovvia. Giovane, dinamico, italiano, e con una conoscenza approfondita del mercato americano, essendo stato ex responsabile di Stellantis per il Sud America. Potrebbe essere il leader ideale per traghettare il gruppo fuori dalle sabbie mobili. Ma la sua esperienza è sufficiente per gestire un colosso industriale di queste dimensioni? Filosa ha dimostrato capacità di gestione locale, ma le sfide globali richiedono ben altro.

Altri nomi? Alfredo Altavilla, già braccio destro di Marchionne, che però è oggi advisor per Byd, colosso cinese dell'elettrico. E poi, c'è Mike Manley, ex top manager di Fca e Stellantis, molto vicino a Carlos Tavares e attualmente a capo di AutoUnion, il più grande rivenditore di auto negli Stati Uniti. Eppure, al momento, viste le ottime posizioni che entrambi ricoprono, sia Altavilla che Manley sembrano lontani da un ritorno in Stellantis.

De Meo: l'asso nella manica di John Elkann

Ma guardando oltre Stellantis, un nome salta subito all'occhio: Luca De Meo. Attuale numero uno di Renault, De Meo sembra anche essere il favorito dei giornali. Il manager meneghino ha tutto: la visione strategica, l’esperienza in marchi premium come Audi o Toyota e il sangue Fiat nelle vene, avendo lavorato a stretto contatto con Sergio Marchionne. De Meo è il candidato ideale per succedere a Carlos Tavares alla guida di Stellantis, e non solo per le sue doti linguistiche – parla correttamente francese, italiano, tedesco, inglese, spagnolo e perfino catalano – ma per aver saputo risollevare con destrezza aziende in piena difficoltà.

De Meo è stato uno dei volti di punta dei cosiddetti "Marchionne boys", e la sua esperienza a Seat lo ha reso uno dei leader più apprezzati nel settore, capace di rilanciare il marchio spagnolo in meno di un anno. Quanto a Renault, anche qui la cura "De Meo" ha funzionato eccome. Dopo quattro anni di risultati negativi, il manager italiano ha chiuso il 2023 in crescita del 9% a livello globale ( 2.235.345 auto) e registrato 549.099 vendite nel primo trimestre del 2024, in aumento del 2,6% rispetto al 2023.

Inoltre, la sua eventuale nomina potrebbe innescare una serie di reazioni a catena, tra cui la tanto vociferata fusione tra Stellantis e Renault. Se De Meo fosse disposto a lasciare Renault, potrebbe portare con sé una dote interessante: una ristrutturazione su larga scala e, forse, un consolidamento del settore europeo che metterebbe Stellantis in una posizione di forza contro i colossi cinesi e tedeschi. Tuttavia, il vero ostacolo a questa visione è Nissan, partner di Renault, che potrebbe non vedere di buon occhio una fusione così aggressiva e competitiva. De Meo diventerebbe il naturale successore di Tavares, consolidando il potere franco-italiano del gruppo, ma davvero Elkann affiderebbe di nuovo le chiavi a un italiano, dopo aver già conquistato la presidenza? Difficile. E poi, De Meo lascerebbe davvero Renault per rientrare in un gruppo che arranca in Nord America?

Un futuro incerto

Se la scelta non dovesse ricadere su Luca De Meo, Elkann potrebbe trovarsi a dover puntare su un candidato francese. Questa sarebbe una mossa rischiosa, soprattutto alla luce delle ripetute critiche del governo italiano e del ministro Urso verso una gestione e produzione straniera a scapito dell'Italia. La crisi degli stabilimenti italiani di Stellantis è un chiaro segnale di questo malcontento.

Ma allora perché non esplorare opzioni oltre i confini europei? Un manager cinese potrebbe rappresentare un’opportunità strategica, aprendo nuove strade per le vendite nel mercato di Pechino e accelerando l’innovazione elettrica. D'altra parte Stellantis ha già buoni rapporti con i cinesi, come dimostrano la collaborazione con Leapmotor e la produzione in Polonia.

Insomma, quello che è certo è che Stellantis non può permettersi di aspettare. Il futuro della mobilità è ora, e con l’elettrificazione che galoppa e i marchi cinesi sempre più competitivi, il tempo di giocare in difesa è finito. Tavares ha dato prova di essere un buon gestore delle finanze, ma oggi servono visione e coraggio per guidare un gruppo che rischia di perdere la propria identità.  In fin dei conti, se Stellantis non si sveglia, il pericolo è che sia il mercato stesso a decidere il destino del gruppo, e non il board di Elkann.