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Economia
Tim, ecco perché lo spin-off piace in Borsa. Way-out di Bollorè per Mediaset

La quadratura del cerchio non è facile, perché Bolloré dovrebbe cedere gli asset strutturali di Telecom Italia ad una cifra tale da non dover subire alcuna minusvalenza ed anzi avere abbastanza cassa per fare un'offerta "di quelle che non si possono rifiutare" alla famiglia Berlusconi, che sinora ha respinto al mittente ogni avance. In caso di fumata bianca potrebbe nascere la "Netflix europea" che è parsa il pallino del finanziere bretone sin dall'inizio di questa vicenda.

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Altrimenti Bolloré potrebbe decidere che è ora di mettere fine alla campagna d'Italia, finora rivelatasi più che un vincente "blitz" di quelli che piacciono al businessman transalpino una costosa (5 miliardi investiti finora, tra i 3,6 miliardi in Telecom Italia e gli 1,4 miliardi in Mediaset) guerra di trincea. In quest'ultimo caso, a chi potrebbe fare gola la parte servizi di Telecom Italia? Orange era stata indicata fin dall'inizio come un possibile acquirente se Bolloré avesse voluto passare la mano, pronta a pagare con carta (azioni) anziché contanti.

Un'ipotesi, secondo voci di mercato, gradita anche all'uomo d'affari bretone, da tempo apparso interessato ad entrare tra i soci dell'ex France Telecom, anche se puntualmente smentita dai diretti interessati (a fine luglio Arnaud de Puyfontaine ribadì ufficialmente che Vivendi non aveva alcuna intenzione di conferire la sua partecipazione in Telecom Italia a Orange). Senza infrastrutture anche l'interesse dell'ex monopolista telefonico d'oltralpe (in cui è ancora presenta lo stato con una partecipazione del 23% che potrebbe ridursi in futuro, ma non a breve termine) rischierebbe tuttavia di ridursi fortemente e con esso la possibilità di concludere l'affare.

A Bolloré non resterebbe dunque che trovare quell'accordo che finora non è riuscito a raggiungere con la famiglia Berlusconi, o affrontare l'impegno di sviluppare direttamente l'ambizioso (e costoso) piano di lanciare una sfida europea al colosso americano, che in borsa ormai sfiora gli 80 miliardi di dollari di capitalizzazione (contro i poco più di 26 miliardi di Vivendi e i 17,5 miliardi di Telecom Italia) ed ha celebrato i suoi 20 anni raggiungendo i 104 milioni di abbonati. Una scelta non semplice.

Luca Spoldi

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