Economia
Tim, Gubitosi attacca Enel: "Fattore di rallentamento sul dossier rete unica"
Così il Ceo di Tim Luigi Gubitosi, presentando i risultati del primo trimestre, ha salutato l’uscita di scena da Open Fiber di Enel
Non è mai stato un gran bel rapporto quello tra Tim ed Enel. Dalla creazione di Open Fiber, i dispetti, i tentativi di mettersi vicendevolmente i bastoni tra le ruote sono stati all’ordine del giorno. Normale dunque che anche ora che le due aziende non hanno più niente a che vedere, un po’ di acredine rimanga.
Luigi Gubitosi, presentando i risultati del primo trimestre, ha salutato l’uscita di scena da Open Fiber di Enel con un laconico “è stato un fattore di rallentamento sul dossier rete unica, ora un unico azionista che controlla semplifica il dialogo in corso.
D’altronde, con la cessione del 40% di OF a Macquarie e il restante 10% a Cdp Enel si è tolta d’impiccio e ha portato a casa una buona plusvalenza, mentre la Cassa, che ora detiene il 60% di Open Fiber potrà indicare l’amministratore delegato. E poiché Cdp detiene anche poco meno del 10% di Tim non avrà alcun interesse a trovare un nome che possa in qualche modo andare contro agli interessi dell’azienda guidata da Luigi Gubitosi.
Anzi, la speranza concreta è che questa sia la volta buona per portare avanti un discorso approfondito sulla rete unica. Fermo restando il fatto che il governo – prima con Giorgetti, poi con Colao, infine con il Pnrr vergato dallo stesso Draghi – ha mostrato chiaramente di volere un’accelerata che passi da una pluralità di operatori e tecnologie per arrivare a una velocità di connessione ottimale il più in fretta possibile.
Si vedrà. Intanto, però, i conti di Tim.
Gubitosi nel presentarli ha mostrato ovviamente l’argenteria. Partendo dal fatto che, dopo un periodo un po’ turbolento, si è finalmente raggiunta la stabilizzazione e che la crescita è attesa a partire dal secondo trimestre dell’anno, soprattutto per la spinta che sarà garantita dal calcio e dai servizi che vanno oltre la mera connettività.
Prima di tutto, la copertura FTT (ovvero la fibra fino all’armadio stradale, FTTC, o fino a casa, FTTH) è arrivata all’86% nel primo trimestre del 2021. La cosa da notare, però, è che crescono i servizi non core, come il cloud business (che aumenta del 18% anno su anno) e i proventi dall’Ict che crescono del 30% rispetto al primo trimestre del 2020. Tim, tra l’altro, ha incrementato la penetrazione dell’ultrabroadband del 119%, con 659mila nuove linee attivate nel 2020.
Buone notizie anche dal cosiddetto “churn” che sarebbe il tasso di infedeltà della clientela che abbandona un operatore per passare a un altro. Sulla rete fissa si è passati dal 4,7% del primo trimestre 2020 al 3,6% dei primi tre mesi di quest’anno; sul mobile dal 5,3 al 3,8%.
Il Brasile rimane la gallina dalle uova d’oro, con ricavi da servizi in aumento del 3,3%, ARPU (cioè ricavi medi per utente) su del 6,6% e Ebitda in crescita del 4,8%. L’integrazione degli asset mobili di Oi ha portato un incremento di 14,5 milioni di clienti. A livello di gruppo, procede la riduzione del debito grazie anche agli 1,8 miliardi incassati da KKR per l’acquisto del 37,5% di FiberCop. Proprio FiberCop dovrebbe garantire 1,2-1,3 miliardi di ricavi quest’anno, con 900 milioni di Ebitda.
Interessante poi notare come l’accento sia stato posto durante la presentazione sulla partnership strategica con Dazn, che permette a Tim di diventare il principale distributore di questi contenuti e soprattutto di offrire contenuti differenti dagli altri competitor. Si tratta di una grande opportunità per incrementare i ricavi, ma anche per aumentare il numero di sottoscrizioni alla rete ultra broadband. Secondo le slide mostrate da Gubitosi, infatti, oltre il 50% dei circa 5 milioni di appassionati di calcio non dispone di una connessione ultraveloce. Non solo: il fenomeno della pirateria vale (almeno) 1,5 milioni di utenti in più che si collegano illegalmente con il famoso “paccotto”. La polizia postale interviene, ma ricorda un po’ la lotta al doping, con i bari sempre un passo avanti.
Infine, c’è il Pnrr. Nella presentazione agli analisti il piano viene definito come un “boost” per il pil nostrano. Circa il 27% della dotazione (poco meno di 50 miliardi) andranno al digitale. E Tim è ovviamente molto attiva e beneficerà degli interventi in vari comparti. Per quanto riguarda i bonus connettività che verranno garantiti e che valgono 200 milioni nella prima fase e 900 nella seconda, Tim è il fornitore più attivo, con circa il 76% delle emissioni complessive.
Il progetto per la digitalizzazione delle scuole (che vale 400 milioni) garantirà revenues aggiuntive per Tim dal terzo trimestre. Il piano “Italia a un giga” permetterà di aumentare i fondi per le aree grigie di tre volte e mezzo rispetto alle previsioni, con la presenza ubiquitaria dell’azienda negli armadi stradali di queste aree. Infine rimane da capire come verranno investiti (e quindi che ruolo avrà Tim) i due miliardi destinati a “Italia 5G”.
Nel frattempo, però, l’azienda inizia a rivedere il sereno. Ed è già questa una buona notizia.