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Economia
Tod’s, i Della Valle si alleano con Arnault: tutte gli scenari futuri
Diego Della Valle
Lapresse

Il nuovo corso di Tod’s è avviato. E chissà che, in un futuro lontano, possa non avere più le insegne del made in Italy

I Della Valle tirano fuori l’artiglieria pesante. Scelgono un partner d’eccezione, cioè Lvmh di Bernard Arnault, e si apprestano a lanciare un’opa totalitaria sulle azioni di Tod’s, valutandola 43 euro per azione (controvalore di 1,43 miliardi di euro). Se l’operazione dovesse andare in porto, i Della Valle manterrebbero il controllo del 54% del capitale con oltre 17,87 milioni di azioni, cui seguirebbero i quasi 12 milioni di titoli nelle mani del fondo L Catterton e 3,3 milioni a Delfin S.a.S. (cioè appunto Lvmh).

Ma al di là dei numeri, che cosa significa questa operazione? Prima di tutto che i Della Valle ritornano sul luogo del delitto quasi due anni dopo il primo tentativo di delistare la società. Ma allora lo scenario era completamente diverso: i numeri erano meno brillanti e la sensazione era che l’azienda non vivesse il suo momento migliore. La scelta di affidarsi a Chiara Ferragni come membro del. board (ma anche come testimonial) è servita più che altro a darsi una “mano di bianco”: l’influencer è stata campionessa di assenteismo - solo tre presenze su 17 - e ora è travolta dai vari scandali di beneficenza più presunta che reale.

I conti dei primi nove mesi sono in grande crescita e Tod’s - che racchiude anche i marchi Roger Vivier, Hogan, Fay, oltre a Schiaparelli che è invece di proprietà della famiglia - ha realizzato una crescita del 14,3% del fatturato. Dunque, è il momento propizio per dare una svolta netta all’azienda. E se poi la partnership con Lvmh e Bernard Arnault - di cui i Della Valle sono amici - fosse l’inizio di una progressiva cessione del marchio? Possibile anche se per il momento non se ne parla: quello che è certo è che L Critterton è parte di Lvmh e la Delphine è direttamente emanazione di Arnault: al termine dell’operazione le due famiglie si divideranno il capitale sociale con il 54% ai Della Valle e il resto ai francesi. Le intenzioni della famiglia marchigiana non sono ancora chiare: manca una linea di successione chiara e nessuno dei quattro figli ha un ruolo operativo in azienda. Diversamente da quanto sta succedendo a Lorenzo Bertelli, insomma, che sta pian piano prendendo possesso del gruppo Prada sotto l’ala protettrice di Andrea Guerra.

Possibile quindi che dietro alle frasi di prammatica (“all’offerente verrà quindi riconosciuta una rappresentanza nel consiglio di amministrazione e diritti di governance”) si celi il desiderio di dare un futuro all’azienda. Magari sotto l’egida di Arnault potrebbero arrivare altre acquisizioni di marchi del segmento lusso che potrebbero interessare all’azienda e che sono in linea con gli obiettivi di crescita. Quel che è certo è che non si coinvolge uno degli uomini più ricchi del mondo e il più grande polo del lusso a livello planetario se si pensa che il delisting possa non riuscire e che si tratti di una mossa più mediatica che strategica. Il nuovo corso di Tod’s è avviato. E chissà che, in un futuro lontano, possa non avere più le insegne del made in Italy.






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