Economia
Ubi Banca, ora l'offerta residuale. I prossimi step per Intesa
di Andrea Deugeni
Il mercato aveva scommesso bene mercoledì, quando nonostante le azioni acquistate negli ultimi due giorni di offerta (prorogata) non avrebbero potuto più essere apportate all’Opas che aveva visto aderite già il 75% del capitale, il titolo Ubi Banca era rimasto vicino ai valori di concambio, segno che gli investitori erano pronti all’offerta residuale, prima della fusione e del conseguente delisting.
E così sarà visto che, sfondando la soglia del 90% (adesioni totali al 90,206%, con il 14,53% del capitale consegnate nell’ultimo giorno disponibile), Intesa-Sanpaolo dovrà far scattare, secondo il Testo unico della finanza, un'ulteriore offerta sui titoli non consegnati corrispondendo agli azionisti quanto messo sul tavolo fino ad ora. Ovvero 1,7 azioni Intesa ogni azione Ubi più 0,57 euro cash oppure liquidare il socio tutto in contanti, applicando all’azione Ubi la media delle ultime cinque giornate partendo da ieri (3,505 euro).
UBI A PIAZZA AFFARI/ Balzo di Ubi Banca in Borsa dopo la conclusione dell'offerta pubblica di acquisto e scambio lanciata da Intesa Sanpaolo. Il titolo ha chiuso con un rialzo del 4,4%, Intesa -1,6%. |
Un successo per il Ceo della prima banca italiana Carlo Messina che, dopo aver accantonato il progetto Assicurazioni Generali, punta su questa operazione di consolidamento in Italia per aprire la pagina del futuro risiko bancario europeo, andando a giocare da protagonista, al riparo da velleità degli altri campioni europei o statunitensi sul ricco risparmio tricolore, sullo scacchiere del credito del Vecchio Continente.
Con la fusione per incorporazione di Ubi in Intesa, il nuovo gruppo bancario già primo nel nostro Paese per capitalizzazione di mercato, grandezza e masse gestite, ora con quote di mercato di circa il 20% in tutti i principali settori di attività, metterà le mani su oltre 1.100 miliardi di risparmio, generando 21 miliardi di ricavi e oltre 5 miliardi di profitti nel 2022, diventando come ha ricordato più volte lo stesso Messina “un leader a livello continentale, grazie alla posizione di settimo operatore per generazione di ricavi e terzo per valore di Borsa dell’Eurozona”.
Dopo aver messo al sicuro l’operazione con un rilancio sulle condizioni indiziali di 652 milioni complessivi, che erano addirittura superiori a sette anni di dividendi pagati da Ubi negli ultimi sette anni, il numero uno di Ca’ de Sass dovrà ora convocare l’assemblea straordinaria per nominare il nuovo consiglio di amministrazione di Ubi che, visti i 40 giorni previsti da statuto, potrebbe svolgersi già tra metà settembre, mentre l’assise per la fusione (in contemporanea con l’approvazione de bilancio) si terrà, rispettando la tabella di marcia sul piano, in primavera del prossimo anno, dopo che Intesa avrà ottemperato alle richieste dell’Antitrust italiano di ridurre il perimetro in alcune aree, cedendo 532 filiali a Bper e 17 in asta a un soggetto terzo.
Il 5 agosto Intesa regolerà quanto offerto agli azionisti Ubi che hanno aderito e subito dopo (ma le date devono essere ancora stabilite) partirà l’offerta residuale che, visto il periodo estivo, potrebbe slittare a fine agosto.
Lunedì, Ubi alzerà il velo sulla semestrale e secondo i rumors il consigliere delegato Victor Massiah potrebbe rassegnare le dimissioni. Qualcuno non esclude che l’attuale board possa restare in carica in prorogatio fino a settembre con la cooptazione di Raffaello Ruggieri, chief lending officer e uomo di fiducia di Messina a cui potrebbe essere affidata questa delicata fase prima dell’insediamento del nuovo Cda che aprirà ufficialmente il cantiere delle nozze.
Gli unici punti interrogativi che restano sono quelli su alcune aree di business di Ubi come l’investment banking, l’asset management, il leasing, il factoring e il private banking, aree che Intesa-Sanpaolo già presiede con un ruolo di leadership e in cui le controllate della banca bresciano-bergamasca, come IWBank o Ubi Factor, potrebbero essere oggetto di operazioni per centrare il target del taglio di 510 milioni di euro di costi fissato da Messina necessario a realizzare le sinergie (730 milioni ante imposte per anno) dall’acquisto di Ubi.
@andreadeugeni