Economia
UBI Banca, primo semestre: utile netto a 131 mln (-37,3%)
Il Consiglio di Amministrazione di Unione di Banche Italiane Spa (UBI Banca) ha approvato i risultati consolidati del Gruppo per il primo semestre del 2019.
UBI Banca chiude il primo semestre del 2019 con proventi operativi pari a 1,83 miliardi di euro, in lieve flessione rispetto agli 1,84 miliardi ottenuti nei primi sei mesi dello scorso anno. Il primo semestre del 2019 si è chiuso con un utile al netto delle componenti non ricorrenti di 183,4 milioni, rispetto ai 222,1 milioni del primo semestre 2018, per effetto dell’inclusione dell’impatto negativo di 75 milioni netti derivanti dalla cessione di 900 milioni lordi di sofferenze. L’utile netto contabile si è attestato a 130,92 milioni. Il margine d’interesse ha mostrato buona resilienza, attestandosi a 886,2 milioni nonostante la riduzione dei volumi di impiego, grazie all'efficacia della politica di salvaguardia degli spread.
Per quanto riguarda l’evoluzione dei crediti deteriorati: lo stock di crediti deteriorati totali lordi si è attestato a 9.002,8 milioni, in diminuzione del 7,3% (o 713,9 milioni di cui 157 circa relativi all'operazione di cessione di posizioni in sofferenza UBI Factor) rispetto al 31 dicembre 2018.
Victor Massiah, Consigliere Delegato della Banca, ha commentato i risultati nella video-intervista seguente.
Sei mesi che confermano crescita e solidità strutturale: quale la sua chiave di lettura dei risultati di UBI Banca?
È un semestre particolarmente positivo perché nell’ambito dello stato patrimoniale il Common Equity Tier 1 risale al 12 per cento. E’ un livello che, diciamo così, ci fa entrare nell’ambito delle banche particolarmente solide ed è un livello ottenuto nonostante che siano stati, come dire, applicati tutta una serie di parametri di aggiornamento dei nostri modelli avanzati. Allo stesso tempo gli indicatori sia di liquidità che di durata nel tempo del nostro equilibrio strutturale tra impieghi e raccolta stanno molto bene, nonostante che inizi il periodo di rientro del TLTRO: cosa voglio dire con questo? Che sostanzialmente circa dieci miliardi su dodici e mezzo che abbiamo preso sono computati al 50 per cento. Dal lato della redditività la gestione operativa sale del 3,3% in un contesto particolarmente reso complesso da tassi estremamente bassi. Abbiamo allo stesso tempo venduto delle componenti di credito non performante che facevano riferimento al leasing e alla factor, nonostante queste vendite, come abbiamo visto e l’impatto sul reddito di queste vendite, abbiamo di nuovo uno stato patrimoniale molto solido, un CET1 che sale e un margine di interesse molto stabile semestre su semestre, nonostante che la dimensione degli impieghi sia significativamente diminuita e allo stesso tempo il costo del funding istituzionale sia aumentato. Questo è stato permesso da una tenuta eccellente della forbice commerciale che ha, come dire, dato conferma che la nostra strategia di riprezzamento è stata particolarmente efficace. In termini di commissioni – e concludo con questo – abbiamo avuto un trimestre, l’ultimo, che è il nuovo record assoluto, non ci sono mai stati un livello di commissioni così alto nella storia della banca, quindi complessivamente una buona performance. Non ho parlato dei costi perché chi gestisce i costi continua a dare performance eccellenti, abbiamo un meno 2,6% di ulteriore decrescita che oltretutto è fatto con un effettivo meno quattro per quanto riguarda i costi che non considerano gli investimenti in tecnologia e una crescita importante in investimenti in tecnologia quindi complessivamente la banca è riuscita ad abbattere i costi investendo ancora di più in tecnologia quindi una gestione particolarmente sana.
Con l’ultima tranche di cessioni l’NPL Ratio per UBI è ormai stabilmente inferiore al 10%. Quale la NPL strategy della Banca a questo punto?
Diciamo che questa cessione ci porta a un pro-forma che è attorno al 9,2% di gros NPE e un Texas Ratio che è intorno al 70%, sono numeri di ritorno alla normalità pre-crisi, il percorso non è completato ma nel piano industriale che stiamo mettendo in piedi in questo periodo con tutto il management stiamo evidentemente pensando a tutte le soluzioni che ci portino a uno stato di NPE Ratio e Texas Ratio comparabile con le banche europee.
Mai come in questo frangente è in crisi il modo tradizionale di leggere l’economia e ciò si riflette in molti indicatori: Lei come vede il momento in generale e come ritiene possibile una ragionevole pianificazione per le imprese in un’orizzonte così mutevole?
Io direi che la parola chiave è sostenibilità, in tutte le sue accezioni, normalmente viene in qualche modo avvicinata a una componente che fa riferimento all’aspetto ecologico, all’aspetto green, ma in realtà la sostenibilità è anche un approccio di lungo periodo alla risoluzione dei problemi. Le nostre imprese sono sicuramente sostenibili, sono sopravvissute a uno tsunami, che è stata una crisi di meno 10% del PIL che avrebbe ucciso chiunque, attraverso una capacità di andare all’estero e differenziare i propri ricavi che è stata miracolosa. Allo stesso tempo i nostri imprenditori sono consapevoli che devono mettere insieme ecologia, gestione di lungo termine, capacità di avere relazioni con il personale di lungo periodo, in una parola: fiducia con tutti gli aventi interesse, con tutti i famosi stakeholder, fiducia perché non inquino, fiducia perché ho una relazione dove tu ti puoi in qualche modo basare su di me impresa per i tuoi progetti futuri e in questo, in questa logica di lungo periodo, io vedo la soluzione. È evidente che se questo lungo periodo sostituisse l’attuale “short termismo” anche nella gestione come dire delle nostre componenti pubbliche, faremmo un grande passo avanti.