Economia

Ubi, Massiah: "M&A entro fine anno. In Italia partner che conosciamo meglio"

In caso di fallimento dell'Ops di Intesa, il consigliere delegato rilancia sull'M&A con Ubi soggetto aggregatore

Victor Massiah non si sente preda nel risiko bancario e, qualora l'Ops di Intesa-Sanpaolo non andasse in porto, rilancia. "Se rimarremo indipendenti accelereremo immediatamente la possibilità di guardare a una diversa soluzioni in termini di M&A", ha spiegato il banchiere, rispondendo alle domande degli analisti e precisando che "una condizione è che l'eventuale operazione sia amichevole, negoziata, con un accordo con la potenziale controparte". Il presidente Letizia Moratti ha poi notato che "come Cda abbiamo chiesto all'amministratore delegato di accelerare e di proporre soluzione per il consolidamento entro fine anno". 

A chi gli chiedeva che cosa fosse cambiato rispetto al passato, quando Ubi aveva giudicato che le possibile aggregazioni non avrebbero creato sufficiente valore, Massiah ha notato: "Tutti abbiamo letto con grande attenzione il comunicato della Bce sulle aggregazioni". "E' stato molto incoraggiante", ha aggiunto, riferendosi in particolare alle necessità patrimoniali e all'uso del badwill. "E' una situazione diversa e immediatamente il board ha raccomandato di essere molto focalizzati su questo ed e' quello che faremo se rimarremo indipendenti".

Anche per la Moratti, "Ubi non vuole essere un target di acquisizione" anche "per banche straniere, anzi vogliamo essere un aggregatore", ha spiegato l'ex ministro dell'Istruzione del governo Berlusconi, replicando a chi chiedeva se, in caso di fallimento dell'Ops di Intesa, l'istituto potrebbe essere acquisito da un gruppo estero. "Ci auguriamo di essere un soggetto che aggrega piuttosto che un soggetto target", ha aggiunto.

Già, ma in Italia o all'estero? "Non abbiamo messo limiti, è evidente che ci sono potenziali partner che conosciamo meglio perchè ci sono stati dialoghi da più tempo", ha specificato poi sul tema Massiah, rispondendo a chi gli chiedeva se in eventuali future trattative per aggregazioni i potenziali partner rimangono Mps, Bper e Banco Bpm, vale a dire le banche con cui già in passato c'erano stati contatti.

"II mandato è ampio - ha aggiunto il banchiere di Ubi - e quindi noi non ci sentiamo al momento di escludere niente. Ma ci sono quelli che conosciamo di più e quelli che conosciamo di meno, l'estero lo conosciamo di meno. Italia la conosciamo di più".