Economia
UniCredit col fiato corto in Borsa. Mustier, tra voci di addio e nuove linee
Che UniCredit non goda di buona salute in Borsa è sotto gli occhi di tutti. Da quando, a fine giugno 2016 Jean Pierre Mustier è arrivato sulla tolda di comando del gruppo, il titolo è ancora sotto di oltre due euro e mezzo rispetto ai 9,87 euro a cui il banchiere francese ha preso in mano le redini della banca (quasi -37% nell'ultimo anno, contro il -23% dell'indice di settore e di Intesa-Sanpaolo).
Oggi, a Piazza Affari, le indiscrezioni sul tentativo del Tesoro di accasare il Montepaschi in Piazza Gae Aulenti non sembrano fare bene al prezzo della azioni che, dopo il tonfo di ieri (maglia nera con il -6,1% finale) per l’incubo europeo di un nuovo lockdown insostenibile per l'economia, lo scandalo del presunto riciclaggio di denaro che avrebbe coinvolto diversi istituti internazionali tra il 2009 e 2017 e la conferma della scadenza del 30 settembre da parte dell'European Banking Authority per la moratoria sull'applicazione delle nuove modalità di gestione dei crediti deteriorati per i gruppi del Vecchio Continente, non riescono a centrare il rimbalzo (chiusura a -1,87%).
Un recupero che caratterizza invece il settore bancario (Il Ftse Italia Banche guadagna quasi l’1%; in rialzo anche l’Euro Stoxx600 di settore) in una seduta ampiamente positiva per tutto il listino milanese. Non è servita neanche l’indiscrezione sulla nuova pulizia di bilancio, la seconda dopo quella lanciata nel 2017 con il progetto Fino da oltre 17 miliardi, che UniCredit avrebbe messo in cantiere con una gacs su un portafoglio di crediti in leasing dal valore nominale di circa 2,5 miliardi.
A sentire alcuni analisti, a cui nel weekend non sono sfuggite le voci su un’indisponibilità di Mustier a raccogliere il terzo mandato e sul fatto che fra i fondi girerebbe già una rosa di nomi da cui estrarre il sostituto pronto a portare a casa una fusione tricolore (BancoBpm?), sempre sconfessata invece dal vertice di UniCredit, ma necessaria a riequilibrare ora i pesi con Intesa-Ubi, a pesare sul titolo oggi è il downgrade del Credit Suisse che ha abbassato la raccomandazione a “neutral”, confermando il target price a 9,5 euro.
Pur sottolineando che UniCredit è un istituto ben guidato con una struttura patrimoniale solida e una buona gestione dei costi, gli esperti del broker svizzero vedono tuttavia poco appeal per un rialzo delle stime nel breve termine su utili e Roe 2021-22. Stimiano un "potenziale relativamente limitato di rialzo nel breve termine per le stime di consenso sia quanto al conto economico, sia quanto ai ritorni di capitale per il 2020 e il 2021", scrivono dal Credit Suisse.
Ed è qui il problema per UniCredit che, dopo una mega cura dimagrante sugli attivi in funzione di un rafforzamento patrimoniale e un focus sullo sviluppo paneuropeo affidato alla sola crescita organica, potrebbe accusare il colpo sulla redditività di una lunga coda della crisi Covid e del peso di uno scenario estremamente sfidante di politica monetaria espansiva congelato ulteriormente dopo la pandemia. Pandemia che non sembra voler mollare la presa.
E il focus sui ricavi commissionali da mix insurance-wealth management nell’era dei tassi a zero che spingono la clientela alla ricerca di una sempre maggiore consulenza sembrerebbe invece premiare la rivale Intesa-Sanpaolo, per cui il Credit Suisse mostra in questa fase preferenza, assegnando al gruppo guidato da Carlo Messina un ”outperform” (target price a 2,5 euro).
Il motivo della promozione? La maggiore esposizione dei ricavi alle attività di risparmio gestito-assicurazioni, da cui deriva oltre il 50% dei ricavi, “una quota più elevata rispetto a competitor dell'Europa meridionale come Santander e UniCredit”, il migliore costo del rischio e le prospettive di dividendo. Insomma, pare che Mustier con l’aggiornamento al piano Transform 23, da comunicare al mercato entro il primo trimestre del prossimo anno, dovrà inventarsi qualcosa. Anche per dare una spinta al titolo alla ricerca di un nuovo story-telling.
@andreadeugeni