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Economia
UniCredit, un'assunzione ogni due esuberi. Il muro dei sindacati

Gli esuberi? Scelte non più rinviabili. Jean Pierre Mustier tira in ballo "una riduzione dell'operatività allo sportello (versamenti, bonifici, imposte, pagamenti e prelievi) di 20,3 milioni di operazioni (-55% rispetto ai 36,8 milioni di operazioni disposte nel 2016), a fonte di "oltre 300 milioni di transazioni disposte su canali evoluti" (l'home banking e le app) negli ultimi 12 mesi per motivare le nuove fuoriuscite dall'organico dei dipendenti fissate nel piano Team23. Fuoriuscite che in Italia, ha fissato il banchiere francese per l'intero piano industriale nella lettera inviata ai sindacati di apertura della procedura, saranno di "circa 6 mila dipendenti", accompagnate da un taglio di "450 filiali" sulla rete. 

HQ UniCredit Italy 11 IlcielosopraMilano MassimoPizzotti
 

L'istituto ha precisato che 500 uscite sono "ulteriori eccedenze di capacità produttiva derivanti dalla realizzazione delle azioni" del precedente piano Transform 2019, mentre 5.500 sono nuove eccedenze. Quanto ai tempi del confronto, UniCredit (il tavolo con le sigle partirà venerdì 14 febbraio) intende cercare "in ogni caso entro e non oltre il limite del primo trimestre 2020 attraverso il confronto sindacale soluzioni condivise idonee ad attenuare per quanto possibile le ricadute sociali del nuovo piano" sui lavoratori.

Dopo le polemiche seguite all'annuncio di 8.000 esuberi a livello di gruppo entro il 2023, orizzonte del nuovo piano presentato lo scorso dicembre, UniCredit quindi entra nel dettaglio di ciò che vuole fare su questo fronte in Italia. In vista del confronto con i sindacati, che dovrebbe avviarsi venerdì 14 febbraio, la banca ha scritto ai rappresentanti dei lavoratori mettendo nero su bianco ciò che già era possibile calcolare guardando i numeri previsti dal piano.

sileoni
 

Al tempo stesso la banca non ha intenzione di fare macelleria sociale ma intende tuttavia procedere spedita su questo fronte e trovare un accordo a stretto giro, definendo le strategie già entro il primo trimestre.  L'obiettivo della discussione coi sindacati, che pero' sono gia' sul piede di guerra, sara' quello di trovare "soluzioni condivise" a partire dai dipendenti che matureranno entro il 2023 i requisiti per la pensione; in seconda battuta la strada da usare e' quella del fondo di solidarieta' del settore bancario e infine di "ulteriori forme di esodo che consentano di ampliare le forme e/o le uscite" come "quota 100, opzione donna, riscatti di periodi non coperti da contribuzione, eccetera".

Nel mirino della banca, come è gia' avvenuto per i dirigenti, anche lo smaltimento delle ferie arretrate per il personale delle aree professionali e per i quadri direttivi. Unicredit "continua ad avere un atteggiamento inaccettabile: l'amministratore delegato Jean Pierre Mustier si illude di poterci squadernare un piano a scatola chiusa, di fatto senza discutere i numeri, tutti gia' cristallizzati nella lettera di avvio di procedura sul confronto che ci e' arrivata oggi", ha attaccato a stretto giro il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni.

"A queste condizioni, diventa difficile poter avviare un negoziato basato sul fair play. Non solo ribadiamo che, a fronte di ogni due eventuali esuberi, dovrà corrispondere almeno un'assunzione, ma anche che tutti gli argomenti del piano industriale, nessuno escluso, andranno condivisi con le organizzazioni sindacali. Quanto all'ossessione dei tagli, vale la pena sottolineare che a fine 2019 i costi totali del gruppo si sono attestati a 9,9 miliardi di euro, assai meno rispetto all'obiettivo prefissato a 10,6 miliardi".

Inoltre, conclude Sileoni, "Unicredit vuole concentrare il 70% dei tagli al personale e alle filiali in Italia, che però è l'area di maggior profittabilità del gruppo, a livello europeo. Insomma, idee confuse e solito piano per fare utili sulla pelle dei lavoratori".

Nel gruppo "non esiste un problema di esuberi" rincara il segretario generale aggiunto della Uilca, Fulvio Furlan, che spiega come bisogni limitare le uscite a "logiche volontarie e incentivate, a prevedere assunzioni e a dare concreti segnali che Unicredit vuole essere una banca pienamente radicata sul territorio". Intanto, la questione finisce anche sul tavolo del governo con il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo che convoca i vertici del gruppo bancario il 21 febbraio a Roma

 

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