Economia
Vendere una banca che macina utili o tenere un gioiellino? Il dilemma del Tesoro su Mps dopo i conti da urlo
Prende corpo l'ipotesi "stand alone"
E se Mps decidesse di correre da sola?
Il bilancio presentato da Monte dei Paschi all'alba di oggi non lascia dubbi a interpretazioni: Luigi Lovaglio ha risanato la banca. Certo, le condizioni di mercato sono state favorevoli, con il rialzo dei tassi e un'economia tutto sommato in crescita. Ma non c'è scusa che tenga: il lavoro dell'amministratore delegato e del suo team rimane di grandissimo livello. Ha preso una banca decotta, ha scommesso che non ci sarebbe stato spazio per eccessive richieste legali, ha fatto pulizia, ha ridotto l'organico e ha reso l'istituto di credito più vecchio del mondo un autentico gioiellino. Ma ora bisogna capire che cosa si vuole fare "da grandi". E l'ipotesi di una fusione a ogni costo lascia spazio alla possibilità di andare avanti da sola, "stand alone" come dicono gli esperti. Perché? Vediamo subito.
Il Tesoro oggi detiene il 26,73%, con la possibilità di vendere almeno un altro 10%. Un tesoretto che pone di fronte a un dilemma amletico: vendere e rinunciare a una banca che macina utili oppure tenere ancora il controllo su Mps e aspettare che qualcuno bussi alla porta? Ma poi, chi potrebbe suonare al citofono di Via XX Settembre? BancoBpm ha sempre negato questa possibilità nonostante la pesante moral suasion del governo. Giuseppe Castagna non vede di buon occhio l'idea di fondersi con Siena, magari dovendo rivedere i suoi poteri oggi pressoché assoluti (complici risultati eccellenti) in Piazza Meda.
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Il terzo polo Unipol-Bper-Popolare di Sondrio al momento ha altro per la testa, anche se Carlo Cimbri, forse l'ultimo stratega rimasto in Italia nel mondo assicurativo (basti pensare alle sue azioni anche in termini di management, paragonate a realtà assai più azzimate e "ferme" come quelle del nord-Est) non ha mai negato in maniera così secca come Castagna. Solo che le vicende finanziarie sono un po' come gli amori: se non funzionano al primo colpo, poi diventa difficile "tirarle" per i capelli. E dunque dopo mesi di flirt, possibile che le nozze si allontanino. E allora? La provvista di capitale in eccesso nel nuovo piano industriale di Mps è di due miliardi, una cifra che permette di dormire sonni tranquilli e, perché no, guardarsi perfino in giro.
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Affaritaliani.it già lo scorso anno aveva ipotizzato che la Banca senese potesse decidere di muoversi da sola, in un'ipotesi stand alone che avrebbe permesso di creare non più un terzo polo, ma una platea di candidati alternativi, rispetto ai giganti Intesa e Unicredit, che avrebbe consentito maggiore pluralismo di voci. Immaginiamo uno scenario con BancoBpm, Bper e Mps a muoversi in maniera autonoma. Continuando a svolgere il ruolo di banca dei territori e costruendo uno scenario diverso da quello ipotizzato fino a qualche tempo fa in cui si preconizzava una sorta di concentrazione e riduzione dei player arrivando magari a tre-quattro in tutto. Si vedrà, nulla è ancora deciso. Quello che è certo è che oggi Mps è ormai un soggetto credibile nel mondo del credito dopo gli anni drammatici tra l'acquisto di Antonveneta e la finanza creativa. È il passato, per fortuna.