Versace, l'affarone della famiglia. Rumors: ora tocca a Trussardi
Il “turnaround” del gruppo della Medusa ha permesso alla famiglia di strappare multipli elevati in quella che potrebbe essere la prima di una serie di M&A
Considerato che in borsa il gruppo capitalizza oltre 3,6 miliardi di euro, ma che da tempo i risultati mostrano qualche segnale di stanchezza (le vendite sono calate del 3% a meno di 1,4 miliardi lo scorso anno, l’utile è sceso del 42% a 198 milioni) che a qualcuno sia venuto in mente di andare a bussare alla porta di Ferruccio Ferragamo è probabile, che all’imprenditore fiorentino convenga quanto meno attendere un giro di boa nella gestione è altrettanto ovvio.
Altri nomi che circolano sul mercato sono quelli di Les Copains (marchio controllato dalla bolognese Bvm) che già in passato aveva destato l’attenzione di fondi come Carlyle, e di Buccellati, il cui 85% è stato ceduto un anno fa da Clessidra (gruppo Pesenti) ai cinesi di Gansu Gangtai Holding (Ggh) per 230 milioni (sulla base di una valutazione del 100% della società di 270 milioni). Pare infatti che i cinesi, intenzionati inizialmente a far crescere fortemente il marchio sui mercati asiatici ed in particolare in Cina tanto da aver annunciato 200 milioni di investimenti in un quinquennio, stiano ora cercando alleati senza escludere di passare del tutto la mano.
Potrebbe approfittarne Richemont, che lo scorso anno era apparsa interessata all’operazione. Buccellati lo scorso anno ha registrato un giro d’affari di 52 milioni ma anche una perdita netta di 11,55 milioni di euro, per questo la sua valutazione (5,2 volte il fatturato) potrebbe anche subire uno “sconto” se i risultati dovessero tardare rispetto ai piani previsti. E “la madre di tutte le acquisizioni” nel lusso Made in Italy, quella eventuale di Armani?
Non se ne parla e non se ne parlerà ancora per diverso tempo, dopo che “re” Giorgio lo scorso anno ha blindato la successione facendo in modo che sia la Fondazione Armani a prendere in mano le redini del gruppo, quando sarà il momento. Se poi un giorno qualcuno vorrà preparare un assegno, dovrà avere molti zeri: Armani nel 2017 ha fatturato 2,5 miliardi di euro con un utile netto di 271 milioni. Quanto basta per immaginare una valutazione non inferiore a 3-4 miliardi di euro.
Luca Spoldi
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