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Economia
Vigilanza,bestia nera di Viola.E le mission del banchiere restarono impossible

Fabrizio Viola, banchiere romano, chiamato più volte al capezzale delle banche italiane malate, da Bpm a Bpvi, da Bper a Mps, per tornare nuovamente in Bpvi, alla fine ha dovuto gettare la spugna. Colpa delle malefatte di chi, prima di lui, ha deteriorato ratios patrimoniali e rapporti di fiducia del mercato nei confronti degli istituti, ma anche delle richieste provenienti dalle autorità europee.

mps
 

Prima a Siena, dove venne chiesto di accelerare la dismissione degli Npl di Mps, poi a Vicenza, con la richiesta di un’iniezione aggiuntiva di 1,2 miliardi di capitali privati come precondizione per autorizzare una ricapitalizzazione precauzionale da parte dello stato: le “mission impossible” dello stimato banchiere, puntualmente accolto come un salvatore, sono rimaste “impossible”, anche se Viola è stato nominato commissario liquidatore, quasi una conferma che la colpa non è stata sua.

Se non è stata negligenza del banchiere, la colpa della fine fatta da Mps e Bpvi/Veneto Banca è allora di Danièle Nouy presidente del consiglio di Vigilanza della Bce (nella foto sotto), o di Carmelo Barbagallo, capo della vigilanza di Banca d’Italia? Alla prima spetta condurre un’azione di vigilanza bancaria “invasiva ed efficace” che contribuisca alla sicurezza e alla solidità del sistema bancario nonché alla stabilità del sistema finanziario europeo. A Barbagallo (nell’Ispettorato Vigilanza fin dal 1985 e dal 2011 titolare del servizio) sarebbe toccato di evidenziare anomalie in bilanci che apparentemente rimanevano solidi, nonostante l’esplodere della crisi mondiale prima e di quella del credito sovrano del Sud Europa poi.

Nouy
 

Qualcosa non deve aver funzionato a dovere, visto che dopo le ispezioni compiuta dalla Banca d’Italia a partire dal 2015, su richiesta della stessa Bce, si scoprì che nascosti tra le pieghe di alcuni bilanci bancari si celavano situazioni profondamente anomale, ad esempio la crescita astronomica dei prestiti per le due ex popolari venete tra il 2008 e il 2011: +64% per Veneto Banca, +35% per Bpvi, ossia tassi tripli o anche sestupli di quelli di banche notoriamente sane e prudenti, ma certo non “avare”, come il Credem, +17% nello stesso periodo.

A fronte di queste premesse, neppure Fabrizio “mission impossible” Viola poteva evidentemente fare molto, se non tentare una disperata rincorsa per trovare, sul mercato, quei mezzi che avrebbero tamponato all’ultimo situazione ma che non sono mai arrivati. Un po’ come certi studenti che dopo aver passato l’anno scolastico cercando di scantonare le interrogazioni o di farsi passare il compito dal vicino di banco si trovano a dover preparare l’esame nell’ultima settimana. Salvo scoprire che è tardi per evitare debiti formativi (o di altra natura).

Luca Spoldi

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