Economia
Visco: il caro-spread ci costa lo 0,7% del Pil. Italia più povera senza Ue
Le Considerazioni finali di Visco (Bankitalia)
Il caro-spread a quota 100? Ci costa 0,7 punti di Pil in tre anni. Mentre sul mercato secondario i Btp finiscono sotto pressione per la revisione al ribasso delle stime di crescita del Pil da parte dell’Istat che prevede anche un 2019 in recessione, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco fa i conti in tasca al governo Conte. Da quando cioè la maggioranza giallo-verde ha iniziato ad elaborare il proprio contratto di governo, il differenziale Btp-Bund è aumentato di circa 150 punti base.
"Sulle prospettive di crescita pesano le tensioni sul mercato delle obbligazioni pubbliche italiane. A parita' di altre condizioni, e senza tenere conto degli effetti negativi sulla fiducia di famiglie e imprese, rendimenti delle obbligazioni pubbliche di 100 punti base più alti determinano una riduzione del prodotto dello 0,7% nell'arco di tre anni”, ha spiegato infatti Visco al gotha dell’economia e della finanza tricolore riunito a palazzo Koch per ascoltare le sue Considerazioni finali, che accompagnano la Relazione annuale di Bankitalia per il 2018.
Ora che il Pil italiano arranca e frena, Visco invita anche il governo a non perdere di vista la stella polare europea: senza l'Europa - avverte il governatore della Banca d'Italia - saremmo più poveri. Il numero uno di Bankitalia non risparmia critiche alla mancata evoluzione del progetto di costruzione europea, fino a parlare di "inadeguatezza della governance economica dell'area dell'euro", emersa in occasione della crisi dei debiti sovrani. Eppure, "la debolezza della crescita dell'Italia negli ultimi vent'anni non è dipesa nè dall'Ue nè dall'euro", anche perché "tutti gli altri Stati membri hanno fatto meglio di noi".
"Col deficit non si cresce, spazio non a sussidi ma a stimoli produttivi". "Limitarsi alla ricerca di un sollievo congiunturale mediante l'aumento del disavanzo pubblico puo' rivelarsi poco efficace, addirittura controproducente qualora determini un peggioramento delle condizioni finanziarie e della fiducia delle famiglie e delle imprese. Il rischio di un'espansione restrittiva non e' da sottovalutare; l'effetto espansivo di una Manovra di bilancio puo' essere piu' che compensato da quello restrittivo legato all'aumento del costo dei finanziamenti per lo Stato e per l'economia". Per "un aumento duraturo del tasso di crescita servono interventi profondi sulla composizione di spesa ed entrate. Uno spazio piu' ampio andrebbe destinato, piu' che a sussidi e trasferimenti, a programmi maggiormente in grado di stimolare l'attivita' economica", ha detto Visco.
Più 0,6 punti Pil in 3 anni da Reddito e Quota 100, incerti effetti su lavoro. "Nelle valutazioni ufficiali l'introduzione del reddito di cittadinanza e le nuove misure in materia pensionistica porterebbero, senza considerare gli effetti restrittivi delle relative coperture, a un aumento del prodotto di circa 0,6 punti percentuali nel complesso del triennio 2019-2021. Nell'ipotesi di spesa integrale dei fondi stanziati, queste valutazioni sono condivisibili. Quelle relative agli effetti sull'occupazione, che sarebbe di mezzo punto percentuale piu' alta nel 2021, presentano invece ampi margini di incertezza".
Banche ancora vulnerabili senza crescita e con tensioni mercati. Le banche italiane non hanno ancora riassorbito gli effetti della crisi con una "redditivita' che resta bassa e l'incidenza dei costi che stenta a ridursi" e in questo contesto afferma il Governatore della Banca d'Italia, "la possibilita' che rischi macroeconomici tornino a investire un settore finanziario ancora in ritardo nell'adeguare la propria struttura e' un elemento di vulnerabilita' di cui bisogna essere consapevoli. Sostenere la crescita e allentare le tensioni sui mercati finanziari resta cruciale anche per garantire la piena funzionalita' di quest'organo vitale del sistema economico". Visco cita i casi di crisi di banche medie con evidente riferimento a Carige: "permangono casi di difficolta' di banche di medie dimensioni, che sono all'attenzione delle autorita' di vigilanza italiana ed europea e del Governo. Si stanno attivamente ricercando soluzioni in grado di rilanciare gli intermediari e di salvaguardare i soggetti coinvolti".
Dl dignità, più contratti stabili ma meno chance di restare occupati. "Nel settore privato e' ripreso l'aumento dei contratti a tempo indeterminato, sospinto dalle trasformazioni di quelli a termine. Su queste ultime hanno influito nella seconda meta' dell'anno le limitazioni introdotte dal Decreto dignita'". Visco sottolinea d'altra parte che "insieme con il peggioramento del quadro congiunturale, i nuovi vincoli contribuiscono tuttavia a ridurre la probabilita' di rimanere occupati allo scadere di un contratto a termine".
Serve ampia riforma fiscale che premi il lavoro e l'attività d'impresa. Il Paese "ha bisogno di un'ampia riforma fiscale", "bisogna disegnare una struttura stabile che dia certezze a chi produce e consuma, investe e risparmia, con un intervento volto a premiare il lavoro e favorire l'attivita' d'impresa". Il Governatore di Banca d'Italia lamenta come "dai primi anni Settanta del secolo scorso sono state introdotte nuove forme di tassazione ed e' stato progressivamente definito un complesso insieme di agevolazioni e di esenzioni, nell'assenza di un disegno organico e con indirizzi non sempre coerenti".
Per Visco "rivedendo solo alcune agevolazioni o modificando la struttura di una singola imposta si proseguirebbe in questo processo di stratificazione" che "bisogna invece interrompere". E' necessario, esorta il governatore, "tener conto delle interazioni tra tutti gli elementi del sistema fiscale: tra il livello della tassazione indiretta e quello degli aiuti per i redditi piu' bassi; tra le aliquote delle imposte dirette e le detrazioni e deduzioni che le accompagnano; tra il sostegno dei redditi e incentivi al lavoro; tra le varie eccezioni al regime generale di tassazione previsto per ciascuna base imponibile; tra tutte queste componenti e il contrasto all'evasione da attuare sfruttando appieno le tecnologie disponibili".
Rapporto debito/pil alto, non ritardare strategia rigorosa per ridurlo. "L'elevato rapporto tra debito pubblico e Pil rimane un vincolo stringente; per allentarlo non si puo' ritardare nel definire una strategia rigorosa e credibile per la sua riduzione nel medio termine". Visco che "rispetto all'area dell'euro, da noi il costo del debito e' piu' elevato e la crescita economica piu' bassa" e "quando il divario tra costo del debito e crescita economica e' positivo occorre un avanzo primario anche solo per stabilizzare il debito; piu' ampio e' il divario, maggiore e' l'avanzo necessario".
Secondo Visco, "bisogna contrastare il rischio di un ulteriore ampliamento della differenza tra l'onere del debito e il tasso di crescita del prodotto. Solo una attenta politica di bilancio e solide prospettive di ritorno a piu' alti tassi di crescita dell'economia - è la considerazione del Governatore - possono far risalire la fiducia nel mercato dei titoli pubblici e ridurre i rendimenti verso quelli prevalenti nel resto dell'area dell'euro".
Dagli immigrati contributo a crescita, superare difficolta' integrazione. "L'immigrazione puo' dare un contributo alla capacita' produttiva del Paese, ma vanno affrontate le difficolta' che incontriamo nell'attirare lavoratori a elevata qualificazione cosi' come nell'integrazione e nella formazione di chi proviene da altri paesi". "Dai primi anni Novanta in Italia il numero degli immigrati supera ogni anno quello degli emigrati - ricorda Visco e dopo un lieve calo durante la crisi dei debiti sovrani, il saldo ha continuato a salire, portandosi nel 2018 a quasi 190.000 persone, lo 0,3 per cento della popolazione".