Spettacoli
Coronavirus, la pausa forzata costa alla musica oltre 100 milioni
"La musica dal vivo prima a subire il contraccolpo del lock down" dice il presidente della Fimi
Fermo sempre più pesante per la musica, che dal 23 febbraio al 3 aprile vede annullati 3mila eventi con una perdita di incassi pari a 40 milioni di euro. Sempre più viva è la paura che tale stop che in primis sta interessando i concerti, fonte principale di ricavi, possa comportare gravi e prolungati danni ai guadagni.
"Le misure di sostegno messe in campo finora rischiano di essere insufficienti se si protrae il fermo. Ci hanno allungato di due anni il tempo delle verifiche, hanno parlato di voucher e cassa integrazione. Forse servirebbe un po' di coraggio in più: non andiamo avanti di 15 giorni in 15 giorni, ditemi per quanto tempo è auspicabile che il settore stia fermo e mettete in campo aiuti veri per il comparto". Queste le parole di Vincenzo Spera presidente di Assomusica, riportate da Il Sole 24 Ore.
Enzo Mazza presidente Fimi, associazione che rappresenta le major del settore musicale, dichiara: "La musica dal vivo è stata la prima a subire il contraccolpo del lock down, ma adesso la crisi si sta estendendo". Si parla di un percorso dotato di una certa linearità: un mondo da 250 milioni di valore in Italia con 170mila persone in cui, in questo particolare stato di emergenza, le vendite del prodotto fisico, cd e vinili, sono scese a zero e le numerose presentazioni di nuovi prodotti saltate, impattando gravemente sui ricavi. La musica in streaming continua Mazza si salva "fino a un certo punto. Si tratta di un ascolto forte in mobilità. E al di là di questo la mancanza di nuove uscite pesa. Possiamo complessivamente stimare un danno di almeno 100 milioni. Questo sino ad aprile". Il presidente dell'associazione parla di alcuni interventi possibili, chiesti in varie occasioni. Ad esempio dice "penso al credito d'impresa più ampio o alla riduzione dell'Iva: per i libri è il 4%. La musica è ancora al 22".
A subire gli effetti del Covid-19 anche la discografia. Tra i nomi noti ad aver contratto il virus il manager francese Lucian Grainge, ceo di Universal Music, prima major del mercato. L'Ifpi, la Federazione mondiale delle case discografiche di base a Londra, ha rimandato a data da destinarsi la presentazione del nuovo Global Report.
In Inghilterra invece è stato cancellato Glastonbury, il più noto festival europeo, programmato dal 24 al 28 giugno.