Spettacoli
"La mia valigia", i frammenti di vita nel primo album di Emilio Carrino
Napoletano, ingegnere meccanico, a vent'anni faceva già parte del coro giovanile del San Carlo. Il cantautore: "E' il contenitore che mi porto appresso"
Undici tracce racchiuse in un universo pop che ruotano attorno all’animo umano. Un omaggio all’uomo, ai suoi sentimenti e alle sue emozioni raccolte in una valigia che richiama frammenti di vita. Undici tracce in un bagaglio di sentimenti, di speranze, di amori racchiusi in “La mia valigia”, il primo album di brani inediti del cantautore Emilio Carrino uscito in questi giorni. Napoletano, classe 1992, a vent’anni intraprende la carriera musicale entrando a far parte del coro giovanile del Teatro di San Carlo e del Napoli city choir sotto la direzione del maestro Carlo Morelli con cui si esibisce in oltre 400 concerti in Italia. Nel 2013 vince il premio della critico “Volto nuovo” a Castrocaro al quale partecipa con il suo primo inedito. Poi l’uscita del primo singolo con l’etichetta della Saar Records e la partecipazione al Viral 50 di Spotify Italia catturando l’attenzione della stampa e dei media specializzati.
Carrino, il titolo dell’album è casuale? “No, è il bagaglio che mi porto dietro. Un bagaglio di vita vissuta dal punto di vista artistico, dov’è racchiuso tutto quello che ho fatto finora”.
A che cosa ti sei ispirato? “Non ho fonti di ispirazioni predefinite, mi ispiro a ciò che ascolto e sento. Mi piace la musica pop e cantautorale, quella dei grandi autori che esprimono un fenomeno come Pino Daniele e Lucio Battisti. Un genere che si contrappone al modello di canzone senza pretese, nato al solo scopo di intrattenere una facile evasione”.
Il tuo migliore pregio? “E’ anche il mio migliore difetto: la sensibilità, quella che mi rende più facile recepire le emozioni del mondo che mi circonda, le cose belle delle vita ma anche quelle più brutte”.
“La mia valigia” ti ha cambiato la vita? “Non mi aspettavo che mi facesse conoscere il successo. Volevo che mi presentasse al grande pubblico, alle persone che non mi conoscevano. Adesso ho un quadro più chiaro di ciò che voglio”.
Se non avessi intrapreso questa strada, cosa pensi che avresti fatto nella vita? “Sono laureato in Ingegneria meccanica, pertanto avrei continuato in questo campo”.
Hai compiuto sacrifici per arrivare dove ora sei? “Sempre. Soprattutto in questo percorso che mi vede autoprodotto, manager di me stesso. Se guardo indietro sono però ancora più felice di aver percorso questa via”.
La tua arte in una parola. “Pop. E’ un genere che fonda varie culture, la moderna come il blues. Ovvero, ciò che esprime in modo inconfondibile il carattere, lo spirito della gente, i sentimenti”.
Quanto è importante raggiungere una propria identità? “Tanto, ho fiducia nel percorso intrapreso e che esprimo nella musica, senza guardare mai indietro. La strada è appena agli inizi ma sono pronto a farla”.