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L’Arte della Gioia, Valeria Golino porta l’Eros ribelle di Goliarda Sapienza su Sky

“L’Arte della Gioia” arriva su Sky: Valeria Golino trasforma il romanzo di Goliarda Sapienza in una serie che esplora potere, desiderio e ribellione. Trama, cast e dettagli.

Una storia di desiderio, potere e libertà, dove Modesta insegna che la felicità non si chiede, si prende.

Portare Goliarda Sapienza in TV non è stato facile. E Valeria Golino lo sapeva.

Quando Valeria Golino ha deciso di adattare L’Arte della Gioia per Sky, non ha scelto la via semplice. Il romanzo di Goliarda Sapienza è uno di quei libri che dividono: o lo ami o ti mette a disagio. Racconta di Modesta, una donna che non chiede permesso a nessuno. Non cerca la redenzione, non vuole piacere. Vuole tutto.

«C’erano momenti in cui pensavo di mollare», ha ammesso la Golino durante la presentazione. «Ma poi tornavo sempre lì. Modesta non ti lascia andare, è come se ti sfidasse.»

E alla fine ce l’ha fatta. La serie arriva su Sky e Now il 28 febbraio e non somiglia a niente di quello che la TV italiana ha prodotto finora.

Chi è Modesta? Una donna che non conosce limiti. E che non chiede scusa.

Se c’è un personaggio che rompe gli schemi, è lei. Modesta nasce povera nella Sicilia di inizio Novecento, in un mondo che per una come lei aveva già deciso tutto: povertà, silenzio, sottomissione. Ma Modesta non ci sta. Capisce in fretta che se vuole di più, dovrà prenderselo da sola. E lo fa, usando ogni mezzo a sua disposizione: intelligenza, seduzione, strategia.

Tecla Insolia, che la interpreta, non nasconde la difficoltà del ruolo: «Modesta è spietata, ma anche fragile. È una donna che non vuole essere salvata. Non si scusa, non si piega. Eppure capisci perché fa quello che fa.»

E forse è questo che rende Modesta così scomoda: non è facile amarla, ma è impossibile ignorarla.

“L’Arte della Gioia” parla di sesso, potere e ribellione. E lo fa senza mezze misure.

Questa serie non addolcisce nulla. Le scene di sesso ci sono, ma non servono a far scandalo: servono a raccontare il potere che Modesta trova nel proprio corpo. Le dinamiche di classe sono crude, perché lo erano davvero nella Sicilia di quel tempo. E la violenza non viene nascosta dietro metafore.

Ma la cosa che colpisce di più è come la serie ti obblighi a guardare dentro Modesta. Non cerca giustificazioni. Ti dice: eccola, questa è la sua vita. Non c’è morale, non c’è un “giusto” o uno “sbagliato”. Solo sopravvivenza.

Valeria Golino lo spiega chiaramente: «Modesta è scomoda perché non vuole essere vittima. E il nostro mondo ama le vittime, le capisce meglio. Ma chi sceglie di comandare la propria vita? Quelli fanno paura.»
 

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Un cast che non si nasconde dietro i personaggi

La scelta degli attori è stata tutto tranne che casuale. E si vede.

  • Tecla Insolia è una Modesta cruda e viva, che usa lo sguardo come un’arma.
  • Valeria Bruni Tedeschi diventa la principessa Gaia Brandiforti, nobile decaduta che riconosce in Modesta quella fame di potere che lei stessa ha smesso di avere.
  • Jasmine Trinca è Leonora, la madre superiora che capisce Modesta più di quanto vorrebbe.
  • Guido Caprino interpreta Carmine, simbolo di quel potere maschile che Modesta vuole spezzare, ma che usa quando le conviene.

Il risultato? Nessun personaggio è bidimensionale. Tutti sono sporchi, complicati, umani.

Perché guardare questa serie? Perché non ti lascia scampo.

L’Arte della Gioia non è una storia comoda. Non ti dice cosa pensare, non cerca il lieto fine. Ti costringe a stare lì, a guardare una donna che distrugge tutto quello che dovrebbe renderla “accettabile”.

Non è una serie per chi cerca conferme. È per chi vuole uscire dai binari.

E poi c’è quella Sicilia ruvida e bellissima, i palazzi nobiliari che crollano, i conventi freddi, le campagne spietate. C’è la luce forte e crudele del Sud, che amplifica ogni cosa.
 

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