Spettacoli

Venezia 76, il cinema di Piero Vivarelli sceneggiatore di Spaghetti Western

ANDREA CIANFERONI

Regista e sceneggiatore di B Movies, paroliere di successi musicali, tra cui 24.000 baci di Celentano, e sceneggiatore di Spaghetti western

Ha sempre giocato con la vita, l’ha sempre presa come una grande avventura”. Così Fabrizio Laurenti e Niccolò Vivarelli che hanno firmano la regia del documentario Life As a B-Movie: Piero Vivarelli, presentato nella sezione Venezia Classici Documentari alla 76 esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, hanno raccontato uno dei protagonisti del cinema italiano del dopoguerra, quando in Italia si producevano 350 film all’anno, non tutti capolavori, ma film che con i loro incassi aiutavano i produttori a finanziare gli autori del cinema “impegnato”. Il film è un omaggio a una delle personalità e delle storie più avventurose del cinema italiano: regista, scrittore, giornalista, autore e consulente musicale, anticonformista e donnaiolo. Piero Vivarelli (1927-2010) è stato pioniere di tante cose: ha 'lanciato' Adriano Celentano grazie alla canzone “24.000 baci”; ha scritto e diretto i primi musicarelli, con Celentano, Mina e Chet Baker, Rita Pavone, Totò, i Rocks di Shel Shapiro; ha scritto Django, spaghetti western fondamentale per Quentin Tarantino; ha portato in Italia il fumetto al cinema (Satanik, Mister X), è tra gli inventori del filone erotico/esotico con film come Il dio serpente e Il decamerone nero. Una vita avventurosa la sua come un B-Movie: da giovanissimo appartenente alla Decima MAS nel fascismo a maturo possessore della tessera del Partito Comunista Cubano firmata da Castro, unico non cubano insieme al Che. Life As a B-Movie: Piero Vivarelli, racconta la carriera artistica, ma anche la vita privata, attraverso testimonianze di amici e ammiratori tra cui Tarantino, Kusturica, Franco Nero, Avati, Salvatores, Enrico Vanzina, Lenzi, Rita Pavone, Mollica, Giusti, Gomarasca, Steve della Casa. L’idea del film nasce a Laurenti da un incontro con Vivarelli per un altro documentario che stava preparando per Luce Cinecittà, “Dovevo fargli alcune domande su Mussolini che lui aveva conosciuto personalmente, era prevista un’intervista di circa 15 minuti e invece è durata 3 ore nelle quali ha parlato di tutto: cinema, musica, politica, Cuba. Mi è venuto così naturale proporre a Niccolò, suo nipote e mio amico, di raccontare questa persona così ricca, fonte di racconti formidabili”, spiega Laurenti. Nick Vivarelli, capo servizio per l'Italia e Medio Oriente di “Variety” e figlio del fratello di Piero Vivarelli, lo ricorda come uno zio non molto presente durante l’adolescenza. “Quando poi sono diventato giornalista di cinema ho cominciato a frequentarlo di più: uno zio molto divertente e intrigante di cui però non ho compreso il valore culturale”.Un personaggio che è rimasto nell’ombra, fino alla rivalutazione del cinema italiano di genere avvenuta a Venezia nel 2004 con la rassegna Italian Kings of the B’s. “Solo allora mi sono reso conto, io che lo conoscevo, di avere un personaggio importante tra le mani che poteva essere un prisma per raccontare quel mondo amato da Tarantino. Realizzando le interviste abbiamo capito che la struttura narrativa più idonea era quella di lavorare sulla compenetrazione tra la sua vita e i suoi film. Nel film si racconta la vicenda di Alessandro Vivarelli, il figlio di Piero, morto troppo giovane per problemi legati a sostanze stupefacenti, che è stato direttore di produzione del film Mediterraneo di Salvatores. E il figlio Oliviero che ha scoperto a 27 anni che sua madre era un’altra persona”. Libertario, antiborghese e antiproibizionista, Piero Vivarelli è un personaggio impossibile da rinchiudere in una categoria. Come i suoi film, che attraversano tutti i generi o ne inventano di nuovi: musicale, documentaristico sociale, erotico-esotico, western, politico. Vivarelli cavalca l'onda del nuovo. Dal mondo giovanile che comincia a muoversi a ritmo di rock de "I ragazzi del juke-box" o "Urlatori alla sbarra", a Django, che anticipa uno stile di spaghetti-western destinato a far proseliti dagli anni '60 fino a Tarantino. Sono anni in cui per fare un film bastava una trovata iniziale, una scena di forte impatto e poco altro. L'anno in cui esce Django, che Vivarelli co-sceneggia per Corbucci, in Italia vengono prodotti 232 film che devono contrastare l'assalto dell'industria di Hollywood che nel 1966 distribuisce nelle sale italiane ben 141 film imbottiti di star e dollari per la pubblicità. I western spaghetti resistono eroicamente, mantenendo in piedi di fatto, l'intera industria cinematografica del paese. Sull'onda della rivoluzione sessuale degli anni '70 Piero gira Il Dio Serpente, un film che genera a sua volta sequel, prequel e un'intera nuova categoria di cinema: l'erotico-esotico. Un film molto amato dalla critica francese per l'innovativo mix di riflessione politica ed erotismo non voyeuristico. Prodotto da Alfredo Bini, Il dio serpente, si conquista un posto negli annali della cultura pop italiana anche per il tormentone musicale erotico-lounge "Djamballa" di Augusto Martelli. Una parola chiave per raccontare la vita di Piero Vivarelli è "provocazione", nel senso dadaista di "épater les burgeois". Ed è anche il titolo di uno dei suoi ultimi lavori, un film erotico con la regina del porno italiano Moana Pozzi. Mentre l'ultimo film di Vivarelli è La Rumbera, del 1998, con cui il regista corona il sogno di girare a Cuba, di cui è grande fan nonché unico non cubano (oltre a Che Guevara), con la tessera del Partito Comunista Cubano. Una vita, quella di Piero Vivarelli, inestricabilmente intrecciata alla sua carriera musicale e cinematografica, fatta di un continuo accavallarsi di mogli, amanti, protagoniste dei suoi film, cantanti, fidanzate, figli dentro e fuori il matrimonio. Per questo il vero grande film di Piero Vivarelli è stata la sua vita, una vita vissuta con passione e senza timori. Con altalenanti alti e bassi, fulminanti successi e progetti rimasti nei cassetti per anni. Una vita come un B-movie. Non un film di serie A, con soldi e star, ma dove la B non sta semplicemente per "seconda categoria", ma anche per Bello, Buono... Beautiful. Come venne riconosciuto da Quentin Tarantino al 61mo festival di Venezia dedicato agli "Italian kings of the B's". Life As a B-Movie: Piero Vivarelli è scritto e diretto da Fabrizio Laurenti e Niccolò Vivarelli Prodotto da Marcantonio Borghese,Taku Komaya Una produzione Tea Time Film, Wildside in associazione con Istituto Luce-Cinecittà Distribuzione Istituto Luce-Cinecittà Con Quentin Tarantino, Umberto Lenzi, Emir Kusturica, Franco Nero, David Zard, Pupi Avati, Rita Pavone, Gianni Minà, Giona A. Nazzaro, Beryl Cunningham, Vincenzo Mollica, Marco Giusti, Maria Pia Fusco, Adriano Aragozzini, Enrico Vanzina, Gabriele Salvatores, Manlio Gomarasca, Lars Bloch, Steve della Casa, Franco Rossetti, Olivier Père. Fabrizio Laurenti è nato a Roma, regista di film, serie TV e documentari girati in Italia e negli Stati Uniti dove nei prima anni ‘80 ha girato “The Immigrant” una storia di vampiri tossico dipendenti nel Lower East Side di New York, che lo ha portato all’attenzione dei critici ed è andato in onda su Rai 3. Ha poi diretto vari horror tra cui “La casa 4 - Witchcraft” con Linda Blair e David Hasselhoff che ha debuttato al numero uno al box office Italiano e “Creepers,” e le serie TV “Voci notturne” per la RAI e il TV movie "Olimpo Lupo, cronista di nera" per Mediaset. Tra i suoi documentari “Il segreto di Mussolini” che ha ispirato il film di Marco Bellocchio “Vincere,” presentato al Torino Film Festival, “Cene Galeotte” e, in arrivo prossimamente, “Baci Rubati” sulla condizione degli omosessuali durante il fascismo. Niccolò Vivarelli è nato a Firenze da madre americana e padre italiano, ha trascorso lunghi periodi in entrambi i paesi. Laureato in letteratura comparata alla New York University, ha lavorato come gestore di una galleria d'arte a Roma, prima di dedicarsi al giornalismo e alla critica cinematografica. Da allora ha collaborato con varie testate tra cui The Associated Press, Newsweek, The Hollywood Reporter e Ciak. Ormai una presenza fissa sul circuito festivaliero internazionale, Nick è attualmente Capo Servizio per l'Italia e Medio Oriente di Variety. È anche autore di ‘Slalom’, un thriller pubblicato da Manni Editori incentrato su un omicidio cruento che avviene in una comunità terapeutica nella campagna toscana. Life As a B-Movie è il suo primo film.