Esteri
Attentato Mosca e Ucraina: anche le tragedie non sono tutte uguali
Dalla dissidenza russa, e non solo, si punta il dito contro lo stesso Putin, accusato di usare tutte le carte, anche quella di uccidere i suoi civili
La pace va ricercata, sempre e comunque. Tuttavia chi è aggredito ha il diritto di difendersi
Vista la dinamica della strage al Crocus City Hall di Mosca con più di 140 morti, la pista islamica, Isis o separatisti del Caucaso, appare la più credibile. Kiev pare escluso, anche perché mai fin ora ha impiegato il terrorismo contro i civili. Dalla dissidenza russa, e non solo, si punta il dito contro lo stesso Putin, accusato di usare tutte le carte, anche quella di uccidere i suoi civili per giustificare altri giri di vite nel conflitto con l’Ucraina. Addirittura si fa riferimento a Hitler quando affermò che l'attacco alla Polonia del primo settembre 1939 era solo un'azione difensiva per replicare a una serie di provocazioni polacche e per rispondere alle persecuzioni contro la minoranza tedesca della Polonia Orientale. La spiegazione del Führer era una montatura. Il 6 ottobre 1939, per tranquillizzare l’opinione pubblica interna e internazionale, Hitler pronunciò al Reichstag il suo “appello per la pace” in cui apparentemente offriva agli Alleati un accordo di pacificazione che tuttavia si sarebbe basato sull’accettazione da parte nemica di tutte le sue conquiste, compresa l’invasione e la spartizione della Polonia. In realtà una manovra propagandistica, impossibile da accettare per le potenze occidentali: un bluff. C’è oggi il rischio di ricadere in quella situazione? Karl Marx scrisse che la Storia si ripete due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa. Si sbagliava: anche la seconda è in forma di tragedia. La strage al Cocus City Hall di Mosca può essere, realisticamente, un replay di altri atti terroristici del passato: di quello ceceno (teatro Dubrovka), di quello islamico nel teatro Bataclan di Parigi. Sempre tragedie sono, a danno di innocenti. Tuttavia, anche le tragedie non sono tutte uguali, soprattutto per le conseguenze. In Occidente, principalmente in Italia, c’è ancora chi non è convinto che, nelle condizioni date dopo il 24 febbraio 2022, se l’Ucraina smette di difendersi perché non più sostenuta da Usa e Ue, l’Ucraina finisce consentendo a Putin di allungare le sue fauci verso Ovest, di fatto l’avvio della terza guerra mondiale.
Parole pesanti. Ma questa è la realtà. Inutile girarci attorno. La pace va ricercata, sempre e comunque. Tuttavia chi è aggredito ha il diritto di difendersi. Giungere a una tregua, a un armistizio, perseguire una soluzione mediata del devastante conflitto a meno di tre ore di aereo dall’Italia, resta l’obiettivo. Il rischio è che alla fine, così come fu per Hitler e i suoi alleati, non ci sia possibilità di dialogo, di confrontarsi con Putin senza dovergli dare ragione a priori nel suo disegno imperialistico e dover prendere atto che l’unico modo di fermare Putin sia quello di sconfiggerlo anche militarmente. Chi è, oggi, in grado di sconfiggere militarmente la Russia, Paese tutt’altro che isolato? L’Europa? Non scherziamo. Solo gli Usa.
In questo contesto di visione e azione imperialista, la Russia di Putin ha oggi la forza per puntare sull’Europa, quanto meno tornando al post 1945. Non è fantapolitica. E’ realismo politico. Non accadrà domani ma non va assolutamente escluso. Oggi Putin è disponibile alla trattativa solo dopo la resa dell’Ucraina: “L’Ucraina non esiste se non all’interno della Russia”. Se Putin avrà via libera in Ucraina, non si fermerà lì. Così come Hitler non si fermò all’invasione della Polonia. Tuttavia la situazione va sbloccata: perché non aprire alla possibilità di una Ucraina “Paese neutrale”, né sotto la Russia né nella Nato?