Catalogna, paura e preoccupazione. Pudjemont farà il 'capro espiatorio'
La crisi in Catalogna
'Siamo molti tristi e preoccupati per questa situazione. Tristi perché la Catalogna è la nostra terra e la Spagna il nostro paese, e preoccupati perché il nostro futuro è l'Europa' così con una sintesi magistrale alcuni studenti dell'Università di Barcellona a lato della grande manifestazione di ieri che ha portato in piazza oltre 450.000 persone, prima favore della liberazione dei due rappresentanti indipendentisti incarcerati, poi per protestare sull'avvio del temuto art.155. La messa in opera dell'articolo 155 da parte del presidente Rajoy a seguito del voto del Senato , di fatto non toglie l'indipendenza alla Regione, ma esautora i responsabili dell'azione indipendentista cioè il presidente Pudjemont, il vicepresidente e tutti i consiglieri. La decisione ha scatenato le proteste dei politici catalani che hanno bollato l'azione come un vero e proprio golpe e accusato il governo centrale di aver superato ogni limite accettabile.
CATALOGNA, PUDJEMONT PRENDE TEMPO
Pudjemont con un messaggio televisivo ha preso tempo annunciando per lunedì una riunione straordinaria per affrontare la nuova situazione ma la verità è che, ora più che mai, si trova in un collo di bottiglia da cui sarà difficile uscirne indenne. Perchè il clima che si respira nel mondo universitario, in quello imprenditoriale, tra gli agricoltori e tra la gente che si muove tra le ramblas di Barcellona e non solo è di estrema preoccupazione e paura, paura per il futuro soprattutto economico e di lavoro.
CATALOGNA, UN'EMORRAGIA DI IMPRESE
Oltre 1100 imprese hanno trasferito le loro sedi, un'emorragia che ha obbligato il presidente Rajoy ha inviare un messaggio tranquillizzante sia per il mondo industriale che per i mercati finanziari : ' Invito caldamente le imprese a rimanere, ai titolari di depositi di rimanere, non c'è motivo di temere perché il Governo vuole fermamente riportare calma e diritto nella Regione, vogliamo recuperare i diritti di tutti i cittadini catalani'. A parte le dichiarazioni del re Felipe e quelle del presidente spagnolo, sono pesate moltissime le voci forti e contrarie di esponenti europei presenti alla grande serata di cultura ' Princesa de Asturias' .
CATALOGNA. LE PAROLE DI ANTONIO TAJANI
In particolare sono suonate chiare e forti le parole del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani che, in un discorso più volte interrotto dagli applausi, non ha lasciato spazio ad alcuna mediazione o speranza per quanto riguarda l'idea di indipendentismo. Quando un tribunale emette una sentenza- ha detto Tajani- questa si applica e basta, il diritto non è un'opinione ma un obbligo e l'Europa non farà alcuna mediazione con la Catalogna. Alcuni populisti che hanno cercato di sfruttare la crisi economica dovrebbero invece impegnarsi maggiormente per superare insieme tale momento di crisi'. Punto e basta. Ecco perché il sentimento che circola in tutta la Regione Catalana è di grandissima preoccupazione. Certo che la Spagna non lascerà che il conflitto evolva in alcuna violenza oltre a quella verbale. Nemmeno i catalani vogliono arrivare a toni estremi e di non ritorno. L'esperienza delle terre basche e dell'Eta, anche se con connotazioni diverse, non può ripetersi.
CATALOGNA, PUDJEMONT PAGHERA' PER TUTTI
Ed è per questo che molto probabilmente , dopo un periodo più o meno lungo, l'unico che rimarrà con 'il cerino in mano' sarà Pudjemont, che diventerà il capro espiatorio pagando in prima persona per un tentativo di secessione inutile, anticostituzionale e decisamente antistorico. La lezione principale che, al momento, tutti i movimenti più o meno indipendentisti che fremono in Europa, possono ricevere da questa 'guerra ideologica' è che esiste un muro che non può essere superato e quel muro, in ogni paese, è il muro della legge.