Esteri
Cina, ecco il menù delle due sessioni: crisi economica, post Covid e Hong Kong
Giovedì e venerdì in calendario le lianghui, le prime in tempo di coronavirus. Che cosa attendersi
Dopo aver imposto una no-fly zone per i droni sui cieli della capitale e mentre le proteste ad Hong Kong si stanno lentamente riaccendendo, il Partito Comunista Cinese si prepara per le cruciali “Due Sessioni” (lianghui), in avvio giovedì e venerdì.
Considerando la situazione generale, e senza menzionare l’onda d’urto creata dal ‘caso Sun Lijun’, è lecito ritenere che le questioni urgenti da affrontare in così poco tempo saranno molteplici. Nello specifico, oltre al consueto rimescolamento dei quadri di Partito a livello provinciale e ministeriale, tre tematiche chiave saranno all’ordine del giorno:
1) l’attuale crisi economica e le misure per stimolare la ripresa
2) la situazione post Covid-19
3) Hong Kong e la legge sulla sicurezza nazionale.
“Revenge spending”: non pervenuta
Contrariamente a quanto affermato di recente da vari esperti, l’economia cinese non è in ripresa, tutt'altro. Mentre il reddito disponibile si riduce, il mercato del lavoro è in ristagno e la disoccupazione dilaga: la Cina non ha ancora annunciato un vero piano di stimoli economici, tranne la solita ondata di investimenti in grandi progetti infrastrutturali. La Banca Popolare Cinese (PBOC) ha annunciato l'arrivo di ulteriori politiche fiscali e monetarie, senza fornire però molti dettagli, una scelta inusuale considerata l'entità della crisi in corso.
Dall'altra sponda del Pacifico, la Federal Reserve ha lanciato una serie di misure per allentare i vincoli finanziari sull'intero sistema. Considerando la vastità dell'economia cinese, ci si potrebbe aspettare di più dalla PBOC alla luce di una crisi economica che fa impallidire la recessione del 2008. Il problema principale, a parte la mancata revenge spending post-crisi, è trovare un modo per reindirizzare i soldi direttamente nelle tasche dei consumatori, proprio come avvenuto in nord America. Fornire reddito ai lavoratori contribuirebbe ad alleviare gli effetti della disoccupazione e la mancanza di liquidità, incoraggiando la spesa pro-capite.
Ci si aspetta che le lianghui offrano chiarimenti in merito a quali misure Pechino intenda adottare per frenare il rallentamento economico e a come gestirà ulteriori e indesiderate conseguenze finanziarie.
Déjà vu: Riforma della sanità
Tralasciando la possibile caccia all’uomo che avverrà durante le lianghui – con particolare riferimento a Ma Xiaowei (Direttore della Commissione Salute) e Gao Fu (Direttore del China Center for Disease Control) – sia il governatore, Wang Xiaodong, che il sindaco di Wuhan, Zhou Xianwang, avranno molto da spiegare. Considerando che solo tre dei 40 direttori a capo delle commissioni sanitarie provinciali e autonome sono stati allontanati dall'inizio della crisi, è alquanto probabile che alcune teste salteranno a causa della gestione della pandemia, forse non così adeguata come raccontato dai media cinesi.
Inoltre, il 9 maggio la Commissione Salute ha annunciato un programma di riforme per rendere il sistema sanitario nazionale più centralizzato, efficiente e moderno. Questo ‘mea culpa’ – forse orchestrato per gli osservatori internazionali – fa eco alle parole di Wen Jiabao a seguito dell’epidemia di SARS nel 2003. All'epoca, Wen si riferiva all’attuazione di una riforma sanitaria e all’importanza della ‘sicurezza’ e della ‘protezione’ dei cittadini. Eppure, sembra che le sue parole non abbiano sortito gli effetti desiderati. Il mondo seguirà con grande apprensione questa nuova riforma, anche se sarà alquanto difficile verificarne l'effettiva attuazione.
Hong Kong: gettare benzina sul fuoco
Di fatto, le proteste di Hong Kong sono cadute in secondo piano a causa della pandemia e di altri ‘interessanti’ eventi internazionali riguardanti la Cina, di recente molto attiva in una aggressiva wolf warrior diplomacy – che ha spinto Washington a rispondere con la minaccia di riaprire la prima parte dell'accordo commerciale – e la mask diplomacy. Tuttavia, le recenti affermazioni di Luo Huining, il nuovo Direttore dell’Hong Kong Liaison Office, sulla futura implementazione di una legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, hanno riacceso il malcontento in seno all’ex-colonia britannica. Luo, non esattamente un sostenitore di Xi, sta fomentando il fuoco della rivolta con il rischio che i manifestanti decidano nuovamente di scendere per le strade nel bel mezzo della pandemia.
Data la necessità di Pechino di tranquillizzare la situazione ad Hong Kong e l’importanza che la città ritorni al suo precedente ruolo di hub finanziario, le affermazioni di Luo rischiano di creare maggiore scontento tra la popolazione locale. Lo scenario migliore è minimizzare il fronte di Hong Kong al fine di concentrarsi sul piano di ripresa economica. Sulla scorta dell'istanza di Han Zheng sull’implementazione del Fugitive Offenders Amendment Bill, Pechino potrebbe cercare in tutti i modi di evitare un confronto acceso con Hong Kong in un momento in cui l'opinione internazionale non è dalla parte del dragone.
La “transizione” da tenere sotto osservazione
L'ultimo punto, e forse il più scontato, è relativo all’importante rimpasto che avverrà a livello provinciale e ministeriale a seguito delle “Due Sessioni”. Senza entrare nel dettaglio, figure come Sun Zhigang (Segretario di Partito a Guizhou), Chen Hao (Segretario di Partito nello Yunnan), Chen Wu (Presidente del governo del Guangxi) e Chen Qiufa (Segretario del Partito nello Liaoning), dovranno essere sostituiti nei prossimi mesi.
Detto ciò, un caso merita un’attenzione particolare: Wang Xiaohong, alleato di Xi nel Fujian e la mente dietro l'arresto di Sun Lijun, assistente di Meng Jianzhu (Segretario di Partito della Central Political and Legal Affairs Commission dal 2012 al 2017). Allo stato attuale, Wang potrebbe sostituire il Ministro della Pubblica Sicurezza, Zhao Kezhi, che ha già 66 anni. Così facendo, Xi farebbe un ulteriore passo avanti verso il pieno controllo del sistema degli “affari politici e legali”. Sarebbe un modo efficace per mettere all’angolo Zhou Qiang, Presidente della Corte Suprema del Popolo, e Guo Shengkun, Segretario di Partito della Commissione Politica e Giuridica, entrambi fortemente legati al vecchio regime.
I punti qui riassunti non sono certamente esaustivi, ma rappresentano alcuni dei problemi più importanti che il Partito dovrà affrontare entro la fine della settimana, ancor più sotto i riflettori di una comunità internazionale alle prese con la pandemia. Una cosa è certa: l’esito delle lianghui determinerà le linee guida del PCC per il resto dell'anno, incluso il ritiro estivo a Beidaihe, e darà forti indicazioni sulla solidità della posizione di Xi all'interno del Partito.
*Cercius Group è una società di intelligence geopolitica e di consulenza strategica. Con sede a Montreal ed uffici ad Hong Kong e Firenze, Cercius Group si specializza in analisi e previsioni dei principali trend politici ed economici della Repubblica Popolare Cinese. Per maggiori informazioni info@cerciusgroup.com