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Esteri
Kenya all'Onu, elezioni a Kiribati e in Mongolia: pillole asiatiche
La guardia d'onore dà il benvenuto al presidente del Kiribati Tanet Maamau a Pechino, 6 gennaio 2020

ONU, IL KENYA VINCE IL DERBY CON GIBUTI - Dopo Irlanda, Norvegia, Messico e India il quinto membro non permanente del consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il biennio 2021-2022 sarà il Kenya. Nairobi ha vinto la corsa al seggio destinato all'Africa al quale era candidato anche il Gibuti. Sono state necessarie due tornate per arrivare alla decisione, in quanto nella prima occasione non era stata raggiunta la maggioranza necessaria. Entrambi i paesi hanno dichiarato di avere l'appoggio cinese, ma il Kenya è riuscito a raccogliere preferenze maggiori nel campo occidentale. Pechino ha diversi interessi nei due paesi, entrambi dipendenti dalla Cina, che è il maggior creditore di Nairobi e a Gibuti ha la sua prima (e per ora unica) base militare ufficiale all'estero. Il governo del PCC non è comunque entrato ufficialmente nella contesa, col Kenya che ha ricevuto maggiore sostegno del rivale tra i paesi occidentali.

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ELEZIONI IN KIRIBATI - Lunedì 22 giugno sono in programma le elezioni presidenziali in Kiribati. Nel piccolo stato insulare del Pacifico si è votato (in doppio turno) per le legislative si è già votato a fine aprile per le legislative, nelle quali il partito del presidente Taneti Maamau ha perso la maggioranza assoluta, conquistando solo 22 dei 45 seggi a disposizione nel parlamento locale. Sul risultato ha inciso la scissione all'interno del partito di maggioranza, nata dopo la decisione di Maamau di avviare i rapporti diplomatici con la Repubblica Popolare Cinese, interrompendo quelli con Taiwan (o Repubblica di Cina). Ora a Taipei sperano che una eventuale sconfitta di Maamau e vittoria del principale rivale Banuera Barina possa portare a un passo indietro da parte di Kiribati. Il voto è seguito con interesse anche dagli Stati Uniti, visto che la Christmas Island, una delle isole dell'arcipelago, dista poco più di duemila chilometri da Honolulu, sede del Pacific Command.

ELEZIONI IN MONGOLIA - Mercoledì 24 giugno, invece, si va alle urne in Mongolia. Il paese asiatico, confinante con la Cina, è uno di quelli che ha saputo contenere meglio la pandemia da coronavirus, avendo al momento solo 204 contagi confermati totali, con 132 pazienti che sono già guariti, e zero decessi. Il voto servirà a rinnovare il Grande Hural di Stato, il parlamento locale, per un mandato di quattro anni. In corsa 13 partiti e oltre cento candidati indipendenti. Un fatto nuovo rispetto al passato, anche se resta da vedere se ci sarà davvero una rottura a livello di seggi. Nella legislatura che si sta concludendo, 65 seggi su 76 sono occupati dal Partito del Popolo, 9 dal Partito democratico (che esprime il presidente Khaltmaagiin Battulga, eletto nel 2017), 1 dal Partito rivoluzionario popolare e 1 da un indipendente.

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