Esteri

Coronavirus. Il virus razzista divide dem e repubblicani sulle riaperture

di Daniele Rosa

E gli americani manifestano per le strade. Persino a New York

E’ fuor di dubbio che il Coronavirus, anche negli Stati Uniti si sia dimostrato un virus nazista e razzista.

Ha infatti fatto strage tra le popolazioni più anziane e deboli, quasi una selezione della razza, e ha colpito con maggior durezza afroamericani e ispanici. Un esempio su tutti la città di Chicago dove, oltre il 74% delle vittime, è di colore e ispanica ( i più deboli dal punto di vista dell’assistenza sanitaria e i più sofferenti di malattie croniche come diabete, cardiopatie e obesità).

Il Coronavirus divide la politica americana sulle riaperture

Ma non solo questo questo. Il nemico invisibile, come lo ha chiamato a più riprese Trump, ha esasperato la lotta politica tra repubblicani e democratici. Tema del contendere la riapertura del Paese dopo la pandemia. Motivo scatenante la decisione di Trump, più o meno consapevole, di lasciare la responsabilità di quando farlo, con le nuove regole del Governo, nelle mani dei Governatori. Una vera propria patata bollente che scarica sugli uomini sul campo onori e oneri.

La riapertura del Paese è davvero un enorme argomento divisivo. Da una parte la realtà sanitaria con 800000 casi e 43000 vittime e dall’altra quella economica con una tasso di disoccupazione in forte crescita e con 40 milioni di lavoratori( 20 milioni ufficiali e altrettanti 20 stimati tra piccoli commercianti e lavoratori in nero) che premono con una tensione ogni giorno più forte.

Manifestazioni di protesta, per il momento pacifiche, partite dal Michigan, al Massachussets si sono replicate  anche in altri Stati e perfino a New York. Nella città, epicentro dell’epidemia, molta gente è andata nei parchi, manifestando contro il lockdown e prendendo il sole.  Alla faccia della polizia (non  intervenuta) e della social distancing.

Il Coronavirus divide la politica americana sulle riaperture

Ma il nodo da sciogliere rimane sempre quando aprire. Data ufficiale prevista il 1 maggio.

La maggioranza dei Governatori repubblicani sono tendenzialmente favorevoli all’apertura immediatamente al 1 maggio, in alcuni casi anche prima per alcuni settori.

La maggior parte invece dei Governatori democratici tende invece a pensare a rinforzare e prolungare le misure di lockdown.

Già il Governatore dello Stato di New York,Andrew Cuomo , ha deciso di portare lo ‘stay at home’ almeno fino al 15 maggio. Ma la gente comincia ad avere un livello di sopportazione ormai al limite.

In Georgia, in South Carolina e Tennessee i Governatori repubblicani hanno deciso di ‘addolcire’ le restrizioni già questa settimana, e sono pronti a riaprire tutto a fine mese.

In particolare Brian Kemp, Gov. della Georgia, ha confermato che già questa settimana saranno aperti saloni di bellezza, parrucchieri, studi d’arte e pure teatri e ristoranti con la sola condizione della garanzia della’social distancing’. Anche se non tutti i sindaci non lo seguiranno in questa decisione.

In South Carolina, il Governatore Henry McMaster, ha permesso l’apertura di negozi di libri, di fiori e altri, nonostante la curva di contagi non sia ancora scesa. 4440 casi e 124 morti ma i negozi apriranno subito al 20% della loro capacità.

Sulla stessa linea di riapertura anche Bill Lee, numero uno del Tennessee. I negozi dello Stato saranno riaperti dal 1 di maggio ed alcuni persino da lunedì prossimo. Nello Stato il Coronavirus ha infettato oltre 7000 persone e ucciso 152 vuoti.

Anche la Florida , che ha già riaperto una delle sue spiagge più famose, quella di Jacksonville, è sulla  strada della riapertura pur aspettando ancora un parere da parte dei sanitari.

Dal sole della Florida a quello dell’Alaska. Qui il Governatore dello Stato, Mike Dunleavy, ha confermato di voler allentare le misure anche nei ristoranti che garantiranno sanificazione e distanza di sicurezza. E questo in uno Stato toccato lievemente dal virus, con soli 321 casi e 9 morti.

Insomma l’America ha fretta di ripartire anche se i politici dei 50 Stati sono ancora divisi. Da una parte i repubblicani con in testa il Presidente Trump che vogliono riaprire con le giuste misure di attenzione e dall’altra i Governatori democratici prendono tempo preferendo in alcuni casi l’ok da parte dei sanitari e le proteste in piazza dei disoccupati.

Meglio rischiare di prendere il virus e magari morire oppure morire soffocati dai debiti e dalla disoccupazione? Un dilemma complesso e aperto in tanti parti del mondo.