Esteri

Coronavirus.Virus e Governatori grandi avversari di Trump nella rielezione

di Daniele Rosa

I Governatori crescono in popolarità, Trump cala.

La gestione della pandemia da Coronavirus negli Stati Uniti non sta regalando grandi soddisfazioni al Presidente Donald Trump in termini di sondaggi e popolarità.

Dopo la recente rilevazione della CNN che sottolineava a sorpresa il 51% di disaccordo degli americani sull’operato del Presidente nella crisi , un’altra rilevazione, quella di

RealClearPolitics, ha ribadito il dato, 51% in disaccordo e 46% a favore.

E quindi mentre la battaglia contro il virus è in pieno svolgimento (quasi 800000 casi e 41000 morti) la guerra di Trump per le elezioni si muove in parallelo ma con due novità: diversi avversari e modello di campagna diverso.

Coronavirus e Governatori, veri avversari di Trump per la rielezione

Gli avversari veri del Presidente sono infatti differenti da quelli che solo tre mesi fa lo stesso Trump avrebbe immaginato.

Due in particolare: il Coronavirus e i Governatori degli Stati.

Joe Biden, l’avversario ufficiale, è abbastanza defilato, poco sotto i riflettori per la crisi sanitaria ma anche perché probabilmente consapevole del fatto che meno fa più guadagna.

Meglio aspettare sulla riva del fiume il ‘cadavere’ del suo nemico. Di lui si sono viste poche interviste e un recente twitt semplice ed ovvio contro l’operato del Presidente nell’emergenza ‘ Trump ha lasciato il nostro Paese impreparato e non protetto contro la peggior crisi sanitaria ed economica dei nostri tempi, ed ora ne stiamo pagando il prezzo’. Facile, diretto e assolutamente comodo.

 

Infatti se è pur vero che il virus ha dato a Trump una eccezionale visibilità è altrettanto vero che ogni suo briefing quotidiano in qualità di leader della task force della Casa Bianca è un triplo salto mortale senza rete. Ogni passo, azione o parola viene vivisezionata e giudicata severamente dal Paese intero in diretta, chiuso in casa.

Coronavirus e Governatori, veri avversari di Trump per la rielezione

Dall’iniziale negazionismo del virus, al sostenere un medicinale, la idroclochina,non ancora perfettamente testato, al garantire un numero di test sufficienti che non si sono ancora visti del tutto, fino a voler riaprire il Paese molto prima rispetto al mondo medico, fino a giustificare le proteste in molti Stati contro il lockdown,  di fatto organizzate contro le stesse misure del Governo.

Ogni giorno una sorpresa: anche perchè il Presidente si sta rendendo conto che uno dei suoi cavalli di battaglia per la rielezione, la forza dell’economia americana, è drammaticamente venuto meno. Le Borse sono repentinamente calate e i disoccupati hanno raggiunto i 22 milioni.

E adesso con nuove linee guida per la riapertura ha giocato apparentemente un jolly dando la patata bollente della decisione di riaprire ai Governatori. Se riaprono troppo resto rischiano l’eventuale ripartenza dei contagi. Se ritardano a togliere il lockdown pagano la caduta dell’economia.

Dall’altro versante invece le sorprese non mancano perchè, pur con il peso di tante difficili e impopolari decisioni, molti americani stanno dando fiducia ai loro Governatori.

I Governatori hanno il gradimento di quasi il 70% dei cittadini contro un modesto 44% dato al Presidente.

A questo proposito i dati di gradimento presi Stato per stato mettono sul podio della popolarità tre politici, due democratici e un repubblicano: il Governatore della California, Gavin Newsom, quello dell’Ohio, Mike DeWine e Andrew Cuomo dello Stato di New York.

Il primo è apprezzato da ben l’83% e il secondo dal’80% e il terzo dal 79% dei residenti nonostante l’attuazione maggiormente serve delle misure di emergenza.

All’ultimo posto come popolarità, il 51% in calo di 7 punti percentuali, il Governatore repubblicano della Florida,De Santis,che è sembrato il meno rigido ma anche il meno coerente nelle scelte.

Insomma nel mezzo di un dramma sanitario senza precedenti la battaglia non dichiarata per la Presidenza di novembre è ogni giorno combattuta ma , per la prima volta , senza pubblicità, trasmissioni, confronti, grandi manifestazioni ma attraverso un’ora quotidiana di briefing ai giornali ma in realtà a tutto il Paese. E questa è un’ulteriore novità di questa insolita e pur drammatica campagna presidenziale.

Un Paese che a novembre, lascerà da parte le pubblicità a pagamento ma non dimenticherà di certo tutte le azioni fatte e soprattutto quelle non fatte nella lotta contro il Coronavirus.