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Esteri
Covid, la vendetta della Cina sui test: "Stop ai visti". Rischi per l'Italia

I rischi per la distensione del governo Meloni votata all'aumento dell'export in Cina

"Alcuni Paesi, incuranti dei fatti scientifici e della reale situazione epidemica in Cina, hanno continuato a imporre restrizioni discriminatorie all'ingresso... Chiediamo a questi Paesi di proporre misure adeguate di controllo della pandemia basate sui fatti e sulla scienza, di non impegnarsi in manipolazioni politiche e misure discriminatorie e di non avere un impatto sul normale scambio di personale e sulla cooperazione", ha dichiarato.

Nelle ultime settimane, più di una dozzina di Paesi, tra cui Stati Uniti, Francia, Canada, Giappone e Australia, hanno imposto test ai viaggiatori provenienti dalla Cina, citando le preoccupazioni per il livello di segnalazione dei dati provenienti dalla Cina e la possibilità che emergano nuove varianti del virus, anche se finora non sono emersi di questo tipo.

Il rischio è che ora ci sia questo tipo di ritorsioni anche verso i paesi europei, Italia compresa visto che il governo Meloni è stato il primo nel Vecchio Continente a muoversi per l'introduzione del test in aeroporto. Solo qualche settimana fa, dopo il summit del G20 di Bali in cui Meloni ha parlato con Xi, l'ex ministro degli Esteri cinese Wang Yi aveva promesso all'omologo Antonio Tajani di aumentare il numero dei voli tra i due paesi, che erano rimasti per lo più a terra non solo per la situazione pandemica e le restrizioni di viaggio per i cinesi all'estero negli scorsi tre anni ma anche come conseguenza che il governo Conte bis fu il primo in occidente a chiudere i voli diretti con la Cina a inizio 2020 nelle prime fasi della crisi.

L'eventuale ritorsione contro l'Italia o contro i paesi europei rappresenterebbe un serissimo colpo alla distensione dei rapporti e alle prospettive di aumento della cooperazione commerciale, a cui l'Italia tiene molto per spingere le proprie esportazioni. In particolare il governo Meloni potrebbe rischiare di vedere compromesso l'avvicinamento iniziato proprio a Bali, con l'invito di Xi alla premier a Pechino. Una visita che dovrebbe avvenire entro la prima metà del 2023 e che rappresenta una possibilità per riannodare il legame almeno dal punto di vista commerciale, fatta salva la politica estera e la collocazione nettamente atlantista del governo di centrodestra. L'eventuale ritorsione sarebbe un nuovo ostacolo non semplice da superare.

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