Esteri
Cuba, da Raul Castro a Diaz Canel un cambio per non cambiare
Un 'non cambiamento' storico nell'isola dei barbudos
‘Patria o morte, socialismo o morte, vinceremo’ così ha chiuso il suo discorso inaugurale il nuovo presidente di Cuba, Miguel Diaz Canel, votato, come unico candidato, dall’Assemblea Popolare cubana. 603 voti su un totale di 604.
Il cinquantasettenne ingegnere elettronico, professore universitario e, successivamente, impegnato a tempo pieno nella politica è uomo conosciuto e stimato nell’isola, viene dalla provincia di Vigna Clara. Si è distinto per essere sempre stato vicino alla popolazione e con un approccio di seria umiltà.
Indipendentemente da quello che dice l’opposizione è questo un momento storico, non solo per il cambio ma soprattutto per il modus con cui è avvenuto. Quella di lasciare il potere ( ad eccezione del potere militare e di quello del partito) è stata una scelta libera di Raoul Castro. E non è cosa da poco.
Il nuovo Presidente a Cuba. Cambiare per non cambiare
Purtroppo pare che il nuovo presidente non sia considerato proprio un riformista anzi sembra essere perfettamente in linea con la storica politica castrista. Una politica che ha portato l’isola ad una criticità economica senza precedenti. Un esempio su tutto, Cuba importa quasi il 90% di prodotti alimentari .
Sempre coerente con la politica cubana il politico e nuovo presidente Canel ha avuto sempre idee chiare : aperti a relazioni con gli Stati Uniti ma senza alcun compromesso, appoggio incondizionato al Venezuela del dittatore Nicolas Maduro, nessuna negoziazione sui principi a livello internazionale.
Il nuovo Presidente a Cuba. La falsità del pianeta internet
E nel suo discorso inaugurale non è stato da meno sostenendo che 'in un mondo di estrema turbolenza, dove regna l’ingiustizia e la falsità del pianeta internet, occorre fare riferimento alle idee di Fidel e avere la certezza della sua presenza sempre tra noi’.
Ed ancora molte frasi di Canel hanno fatto chiaramente intendere come la pensi il nuovo presidente:’viviamo in un ordine mondiale economico ingiusto, ci difenderemo dalle minacce del poderoso esercito imperialista e la nostra direzione sarà sempre collettiva e faciliterà la partecipazione del popolo attraverso un processo ampiamente democratico'.
E conferma che ‘non ci sarà spazio per la restaurazione dell’imperialismo e verrà difeso il processo rivoluzionario’.
Insomma per il nuovo presidente gli imperialisti sono sempre la minaccia, la rivoluzione del popolo deve andare avanti più forte che mai, il nuovo ( internet) è solo falsità, e solo le idee del partito comunista sono garanzia di sviluppo popolare. Un cambio per non cambiare.
Un presidente di bell’aspetto, più giovane che sembra garantire un’unica certezza : quella di non avere la minima voglia di cambiare.
E il buon Fidel può’ ancora stare tranquillo.