Esteri
DeepSeek e Janus Pro, la Cina sfida il mondo dell'intelligenza artificiale
Pierguido Iezzi, uno dei massimi esperti di IA e cybersecurity, ci spiega i rischi della sfida cinese all'occidente
DeepSeek e Janus Pro, l’uno-due del dragone cinese dell’IA. Il commento di Pierguido Iezzi, esperto di cybersecurity e Intelligenza Artificiale
Questa settimana si è aperta con un uno-due micidiale destinato a sconvolgere il panorama digitale globale: al lancio della IA cinese DeepSeek avvenuto ieri a borse aperte, con il crollo dei titoli tecnologici a Wall Street, segue oggi l’annuncio di Janus Pro, un modello di IA capace di generare immagini di qualità superiore rispetto ai concorrenti occidentali, con cui la startup di Pechino potenzia il suo ruolo di protagonista nella competizione globale.
L’immenso dispendio in infrastrutture digitali già affrontato e quello ancora maggiore previsto nei prossimi anni per sostenere i modelli di IA statunitensi sembra improvvisamente un inutile spreco di fronte alla capacità di DeepSeek di alimentare il proprio ecosistema con un'enorme quantità di dati, raccolti e utilizzati per ottimizzare i modelli.
La generazione e l'analisi delle immagini da parte di Janus Pro, insieme ai progressi di DeepSeek con il modello linguistico R1, pongono però importanti interrogativi sulle implicazioni della condivisione dei dati, che ha importanti conseguenze sia a livello individuale che geopolitico. Ogni immagine o contenuto elaborato da questi sistemi alimenta ulteriormente i database di DeepSeek, fornendo un vantaggio competitivo a Pechino nel possedere e controllare una quantità senza precedenti di informazioni. In un contesto globale in cui il dato regna e l’informazione è sovrana, la Cina sta costruendo un arsenale digitale con potenziali implicazioni su sicurezza, disinformazione e controllo sociale.
L'accesso a una mole considerevole di dati consente infatti non solo di migliorare l'efficienza dei modelli, ma anche di utilizzarli per scopi più subdoli: il perfezionamento delle tecniche di sorveglianza, la manipolazione dell’opinione pubblica e persino l'alterazione di dinamiche geopolitiche tramite campagne di disinformazione avanzate.
Il nodo, quindi, non è solo la qualità dei modelli come Janus Pro, ma il costo invisibile che l'accesso a questi strumenti comporta. La democratizzazione dell'IA proposta da DeepSeek espone a un significativo indebolimento del controllo sui dati personali e aziendali, capace di creare nuove vulnerabilità sia per gli individui che per le nazioni. Ogni interazione con questi sistemi contribuisce ad arricchire un ecosistema dominato da regole dettate dalla Cina, amplificandone l’influenza globale.
È quanto mai urgente allora una riflessione strategica sull'approccio ai dati e sull'impatto delle tecnologie di IA sulla sovranità informativa. L'Europa, in particolare, deve adoperarsi per proteggere le proprie risorse digitali e creare un ecosistema competitivo che bilanci innovazione e sicurezza. In caso contrario, l’alternativa sarà consegnarsi alla sovranità tecnologica di uno dei due grandi contendenti globali: Cina e Stati Uniti. E il prezzo sarà la nostra libertà.