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Esteri
Cisgiordania, attivista americana uccisa da un cecchino israeliano: gli Usa si rifiutano di indagare

Doppi standard anche nelle idagini: gli Usa si rifiutano di indagare su Ezgi Eygi

Aysenur Ezgi Eygi è stata assassinata con un colpo alla testa da un cecchino israeliano venerdì, mentre partecipava a una manifestazione contro l'espansione degli insediamenti israeliani illegali a Beita, a sud di Nablus. Era una cittadina americana e aveva 26 anni. Le forze israeliane, quel giorno come tutti gli altri giorni, hanno sparato proiettili veri, granate stordenti e gas lacrimogeni contro i dimostranti. Ci sono testimoni oculari che hanno affermato che Eygi è stata intenzionalmente presa di mira, nonostante non rappresentasse una minaccia.

Malgrado ci siano prove e video schiaccianti che indicano la colpevolezza dei soldati israeliani, i funzionari degli Stati Uniti hanno affermato che Washington non sa ancora "con assoluta certezza cosa sia successo", sottolineando che stanno aspettando i risultati di un'indagine israeliana. In parole povere, i presunti assassini sono lasciati liberi di indagare su se stessi e sui loro crimini. Sono 11 mesi che gli USA e il mondo permette, oltre a tutto il resto, che Israele possa fare indagini sulle violazioni che commette. È l'unico stato al mondo che ha preteso, e ottenuto, il "diritto" di autogiudicarsi e al quale è stata concessa una patente di inpunità. È necessario prendere coscienza di questo distopico e pericoloso paradosso che gli USA e il mondo occidentale stanno legittimando. Un osceno diritto concessogli dal "fratello grande" americano, grazie a una robusta e capillare comunità ebraica sionista, sostenuta dalla rete dei "cristiani" sionisti, estremisti e fanatici, economicamente potenti, che ogni anno inviano centinaia di milioni di dollari a Israele.

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Lunedì, quindi ieri, gli Stati Uniti hanno anche respinto le richieste un'indagine indipendente sulla sparatoria mortale nella quale è rimasta uccisa la loro cittadina. Il portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel, di fronte alla platea dei giornalisti che lo incalzavano, ha rifiutato di riconoscere che Eygi è stata uccisa da un soldato israeliano, ma ha chiesto che il processo "si svolga e che i fatti vengano raccolti". Nel corso della conferenza stampa Pendel ha anche esortato Israele di "condurre rapidamente e con fermezza" la sua indagine e a rendere pubbliche le conclusioni, ma ha confermato che l'amministrazione non sta pianificando di indagare in modo indipendente sull'omicidio, come richiesto dalla famiglia di Eygi.

E ha poi aggiunto: "Stiamo lavorando a stretto contatto per accertare i fatti, ma non è in corso un'indagine guidata dal Dipartimento di Stato". Sono 11 mesi che chiunque sia il portavoce del governo americano, vengono ripetute le stesse frasi. E sono 11 mesi che nessuna chiarezza è stata fatta sulle migliaia di omicidi, massacri, crimini commessi da Israele, a Gaza come in Cisgiordania. 

L'ultima carneficina è di poche ore fa:  Israele ha colpito un accampamento di tende nella parte meridionale di Gaza, vicino a Khan Younis, uccidendo almeno 40 palestinesi e ferendone 60, mentre continuano gli attacchi su tutto il territorio. L'esercito israeliano, come d'abitudine, ha affermato di aver preso di mira un centro di comando di Hamas. Nella realtà, quella colpita era tendopoli di sfollati palestinesi, per lo più donne e bambine rimasti letteralmente seppelliti sotto quintali di sabbia. Il cratere causato dalla bomba è profondo 9 metri e i soccorritori scavano nella sabbia anche a mani nude nella speranza di trovare ancora qualcuno in vita. Dal 7 ottobre sono quasi 41.000 i palestinesi uccisi, mentre oltre 94.000 sono quelli rimasti feriti.






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