Esteri
Elezioni in Germania, perchè per l'Italia Scholz potrebbe essere il male minore
Il clima elettorale tedesco dietro all'irrigidimento di Scholz che ha bloccato l'operazione Unicredit-Commerzbank. Ma una vittoria della Cdu corrisponderebbe ad un ritorno dell'austerity e del rigore
Elezioni in Germania, perchè per l'Italia Scholz potrebbe essere il male minore
Alla vigilia delle elezioni Usa, ci si è chiesto più volte in che modo la campagna elettorale per la Casa Bianca potesse influenzare il dibattito politico italiano e che in modo la vittoria dell'uno o dell'altro candidato potesse incidere nelle vicende della penisola. Ma adesso è tempo di guardare a un'altra campagna elettorale, forse ancora più importante di quella statunitense per quel che riguarda i suoi possibili effetti sull'Italia. Il riferimento è alla corsa elettorale inaugurata nelle settimane scorse in Germania, dopo la fine della maggioranza formata da socialisti (Spd), Verdi e Liberali. Il 23 febbraio il Paese andrà alle urne e la sfida per la cancelleria ha già avuto non poche conseguenze per lo Stivale.
La campagna elettorale tedesca e la vicenda Commerzbank
Nemmeno il tempo di fissare la data per il voto tedesco che già il confronto tra i partiti in quel di Berlino ha provocato un primo significativo terremoto in Italia, specialmente sul lato finanziario. Unicredit infatti, dopo aver avviato le procedure per l'acquisto di altre quote di Commerzbank, la seconda banca commerciale tedesca, ha dovuto raffreddare l'operazione. Il motivo è dovuto principalmente all'insofferenza manifestata dal governo tedesco e, in particolare, dal cancelliere uscente Olaf Scholz in persona. Quest'ultimo, secondo analisti e sondaggi, ha i giorni contati all'interno dell'edificio a otto piani che ospita il Bundeskanzleramt, ossia la cancelleria federale.
Il suo obiettivo per adesso è evitare il definitivo tracollo della Spd, la quale rischia di andare anche sotto il 15%. Per questo il capo dell'esecutivo non poteva presentarsi all'inizio della campagna elettorale con tra le mani la scalata di una banca straniera sulla seconda banca tedesca: “Non eravamo a conoscenza della trattativa – ha dichiarato Scholz ai quotidiani tedeschi – per noi questo è quasi come un atto ostile”. Una frase che ha messo in ghiaccio ogni velleità di Unicredit, almeno per il momento. Con il gruppo con sede a Milano che deve rinviare il proposito di arrivare almeno al 29% delle quote.
Da Commerzbank a Bpm: il cambio di rotta di Unicredit
Non sono pochi, all'interno del mondo finanziario, a credere che Andrea Orcel, numero uno di Unicredit, abbia orientato il suo orizzonte verso Bpm proprio per via delle incertezze legate alla campagna elettorale tedesca. Tramontata l'idea di chiudere in tempi brevi la pratica Commerzbank, ecco che da piazza Gae Aulenti si è deciso di puntare su una grande acquisizione interna. L'opa su Bpm, a sua volta, ha subito infiammato la politica italiana. Il ministro dell'economia, Giancarlo Giorgetti, ha esplicitamente parlato della possibilità di valutare la golden power, ossia il veto che il governo può mettere su quelle operazioni considerate di rilievo nazionale. Ha picchiato giù duro contro l'operazione Unicredit/Bpm anche il leader della Lega, nonché vice presidente del consiglio, Matteo Salvini: “Unicredit ormai non è più italiana – ha dichiarato – va fermata”, alludendo anche alla possibilità che la banca abbia tra le mani il Monte dei Paschi di Siena, lì dove nelle scorse settimane si è assistito a un ulteriore allargamento delle quote in mano proprio a Bpm.
Perché la campagna elettorale tedesca è così importante per l'Italia
In poche parole, la vicenda Bpm rappresenta già un affare di Stato. E si è ancora all'inizio della campagna elettorale tedesca. Una circostanza che aiuta ulteriormente a comprendere quanto delicato sia il voto in Germania per l'Italia e quanta influenza possano avere le vicende politiche berlinesi dalle nostre parti. Ovviamente, da qui al prossimo 23 febbraio, non ci sarà soltanto la questione Commerzbank a legare i destini politici italiani e tedeschi. Al contrario, occorrerà vedere quali saranno le soluzioni che i partiti in Germania offriranno all'attuale crisi economica che sta incontrando il Paese. Gli indici suggeriscono che Berlino anche quest'anno sarà in leggera recessione e sono pochi gli spiragli di luce. I licenziamenti annunciati da Volkswagen, da TyssenKrupp e da altri colossi dell'industria tedesca testimoniano la stagnazione attuale. Una situazione che rischia di trascinare verso il basso anche le stime dell'intera eurozona, Italia compresa.
Elezioni in Germania: per chi ci conviene tifare?
In un contesto del genere, a Roma la sensazione è quella di dover tifare per il male minore. La corsa per la cancelleria, pur non essendo quello tedesco un sistema perfettamente bipolare, vede il confronto tra due aree politiche: quella progressista, trascinata dalla Spd, e quella conservatrice/liberale, guidata dalla Cdu. L'Italia quindi sa che, al netto della perdita di consenso per la Spd quantificata ad oggi come molto importante, se Scholz (o chi verrà eventualmente scelto al suo posto dal partito) dovesse avere qualche chance di tornare al governo potrebbe trovarsi di fronte un cancelliere che, negli ultimi mesi di governo, ha dato un'impronta quasi protezionistica alla sua linea economica. Un'impostazione quasi obbligata da calcoli elettorali, visto il malcontento generalizzato da parte dell'opinione pubblica tedesca.
Se invece, come nelle previsioni, dovesse prevalere la Cdu allora a Palazzo Chigi sanno che si tornerà a fare seriamente i conti nuovamente con il concetto di austerity. La Cdu, partito che fu di Angela Merkel, è oggi guidato Friedrich Merz: dovrebbe essere lui il favorito per la cancelleria e, nella veste di capo del governo, potrebbe proporre ricette economiche legate anche al risparmio sulla spesa pubblica e al rigore dei conti a livello europeo. Un concetto del resto molto caro a chi l'ha preceduto alla guida del partito.