Esteri
Elon Musk ha fiducia nei bitcoin ma vuole esser pagato in dollari
La sorprendente giravolta causata dall’impatto ambientale della produzione di criptomonete
“Credo nei Bitcoin ma per comperare le mie auto non venite con i bitcoin ma con soldi veri” così la sintesi del pensiero del Ceo di Tesla Elon Musk. L’eclettico imprenditore, da sempre grande sponsor delle criptovalute, ha deciso che la sua società di veicoli elettrici smetterà di accettare bitcoin a causa del loro impatto ambientale.
Una decisione improvvisa che ha fatto calare la criptodivisa del 12%.
Musk ha comunicato la decisione sul suo profilo social da 54 milioni di follower "Siamo preoccupati per il crescente utilizzo di combustibili fossili per l'estrazione e le transazioni di bitcoin, in particolare il carbone, che emette più di qualsiasi combustibile".
Troppo evidente la contraddizione di vendere auto elettriche e allo stesso tempo accettare pagamenti in bitcoin pesantemente inquinanti per acquistare le proprie auto.
Musk comunque è sempre convinto che "sono una buona idea a molti livelli e crediamo che abbiano un futuro promettente, ma questo non può avere un grande costo per l'ambiente”.
La prima decisione di accettare Bitcoin aveva ipotizzato un effetto domino sugli acquisti in altre case automobilistiche che, fortunatamente, non si è avuto.
Tesla possiede più di 1 miliardo di euro in bitcoin, dopo aver investito 1,25 miliardi e venduto il 10% con una operazione che ha generato più profitti nel primo trimestre rispetto alla vendita delle sue auto elettriche.
Lo scorso marzo, un rapporto della Bank of America ha confermato che un investimento di 1 miliardo di dollari in bitcoin produce emissioni di carbonio equivalenti a 1,2 milioni di auto per un intero anno.
Le ragioni per cui viene attribuito un enorme impatto ambientale al bitcoin derivano dall'enorme dispendio di energia che la cripto valuta richiede, con i computer che lavorano incessantemente a pieno regime.
Secondo la banca statunitense, la metà dei bitcoin viene estratta nello Xinjiang (Cina), dove l'origine dell'80% dell'energia è il carbone, fra i principali colpevolia della distruzione ambientale del pianeta.