Esteri
Guerra Israele, oltre 300.000 sfollati tornano verso Gaza nord. Ma il 90% non ha più una casa
Dopo l'annuncio della tregua da parte di Israele, gli sfollati palestinesi tornano a casa verso Gaza Nord. Mattarella chiede caldamente che la "pace" venga rispettata
Guerra in Medio Oriente, gli sfollati tornano verso Gaza Nord
Dopo l'annuncio della tregua da parte di Israele, gli sfollati palestinesi tornano a casa verso Gaza Nord. Hamas ha denunciato però che circa il 90% delle persone non avrà più in cui stare. Intanto il capo dello Stato Sergio Mattarella chiede caldamente che la tregua venga rispettata, mentre il neo presidente americano Donald Trump spinge per un "piano" di pulizia della Striscia. La diretta delle notizie di oggi.
Mattarella: "Soluzione "due Stati" unica a dissolvere l'odio, ci auguriamo che la tregua in Medioriente venga rispettata". Emergency apre una nuova clinica nella Striscia di Gaza
"Ci auguriamo che la recente tregua in Medioriente, che ha portato alla liberazione degli innocenti ostaggi israeliani rimasti in vita e a una cessazione delle ostilità, venga davvero rispettata e regga agli eventi successivi e alle spinte estremistiche e radicali in modo da trasformarsi in un processo di vera distensione, verso la soluzione dei "due Stati, due popoli", l'unica in grado di cercare di dissolvere i giacimenti di odio che si sono ulteriormente accresciuti". Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla celebrazione del "Giorno della memoria" al Quirinale.
Intanto, Emergency ha aperto una nuova clinica ad al-Qarara, nella Striscia di Gaza, dove, "nonostante l'inizio della tregua, la popolazione ha ancora bisogni sanitari enormi": lo fa sapere in un comunicato Francesco Sacchi, capomissione a Gaza dell'Ong fondata da Gino Strada. "Ha aperto la nuova clinica di Emergency nella Striscia di Gaza: situata nella località di al-Qarara, nel governatorato di Khan Younis, all'interno della cosiddetta 'area umanitaria' definita dall'esercito israeliano a inizio conflitto, offre primo soccorso, assistenza medico-chirurgica di base per adulti e bambini, attività ambulatoriali di salute riproduttiva e follow-up infermieristico post-operatorio, stabilizzazione di emergenze medico-chirurgiche e trasferimento presso strutture ospedaliere a un bacino di diecimila persone. Oltre all'attività nella nuova clinica, Emergency continua a lavorare nell'ambulatorio medico di base dell'associazione Cfta (Creative & Free Thought Association) di al-Mawasi dove assiste tra i 100 e i 150 pazienti al giorno.
"La nostra clinica risponderà ai bisogni enormi della popolazione che vive in quest'area e che permangono nonostante la tregua", racconta Sacchi. "La costruzione della clinica ha dovuto fare i conti con i lunghi tempi della burocrazia e con l'enorme difficoltà di reperire materiali a causa della difficoltà a far entrare aiuti umanitari nella Striscia in questi mesi. Ora è aumentato l'ingresso degli aiuti, ed è aumentata anche la disponibilità di beni di prima necessità. Tanti vogliono tornare nelle proprie case, nonostante si calcola che il 69% del totale degli edifici nella Striscia sia stato distrutto; il 92% sono abitazioni", prosegue il dirigente di Emergency.
La clinica è suddivisa in una sala d'attesa esterna, un triage, un pronto soccorso con sala di osservazione, una sala per le medicazioni, 4 ambulatori medici, un ambulatorio ginecologico, una stanza per le vaccinazioni, un dispensario per le medicine, uffici per medico e logista, una sala mensa e un magazzino. Lo staff è composto inizialmente da personale internazionale e locale (quattro medici, quattro infermieri, un farmacista, quattro addetti alle pulizie e nove guardie). "Solo la metà degli ospedali nella Striscia di Gaza (18 su 36) è, parzialmente, funzionante. Da ottobre 2023 sono più di 47mila i morti, oltre 111mila i feriti; quasi 2 milioni gli sfollati. Oltre l'80% del territorio della Striscia è stato sottoposto a ordini di evacuazione e circa il 90% della popolazione vive in tende e sistemazioni di fortuna", spiega l'Ong, che è entrata nella Striscia di Gaza il 15 agosto 2024.
Il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, ha detto che il valico di Rafah tornerà presto ad essere del tutto operativo. Come riporta il sito Egypt Today, il ministro ha detto che "l'Egitto sta fornendo tutte le facilitazioni possibili e gli aiuti stanno entrando attraverso il valico di Karem Abu-Salem (Kerem Shalom). Presto il valico di Rafah inizierà a funzionare, una volta completati i preparativi sul lato palestinese". "Il lato egiziano è pronto, ma la parte israeliana ha distrutto molte infrastrutture sul lato palestinese del valico", ha ricordato Abdel Aty nelle dichiarazioni rese ieri sera all'emittente "Al Qahera News" e riportate dal sito. Il 19 gennaio scorso, in coincidenza con l'inizio della tregua nel conflitto durato 15 mesi fra Israele e Hamas a Gaza, il valico di Rafah era stato riaperto ufficialmente (e con clamore mediatico) sul lato egiziano ma solo per far transitare camion con aiuti verso i valichi di Kerem Shalom e Nitzana (Al-Awja in arabo) controllati da Israele e senza entrare direttamente.
Hamas: il 90% dei palestinesi che torna nel Nord di Gaza non ha casa
Circa il 90% degli sfollati di Gaza che tornano nel nord della Striscia non ha una casa in cui stare, ha detto un funzionario di Hamas ai media del Qatar. In un'intervista con il canale Al Araby, il funzionario ha spiegato che i residenti sfollati devono camminare per più di otto chilometri su strade distrutte e che non ci sono risorse disponibili per accoglierli. "Sono arrivate solo 800 tende", ha detto la fonte, non identificata, chiedendo un'urgente ondata di assistenza umanitaria.
Trump: "I palestinesi vivrebbero meglio in un posto non violento"
Donald Trump torna a ribadire il suo desiderio che i palestinesi lascino un posto "associato alla violenza" come la Striscia di Gaza e si trasferiscano in Egitto e Giordania.
"Vorrei che vivessero in un'area senza sconvolgimenti, rivoluzioni e violenza", ha detto il presidente statunitense ai giornalisti a bordo dell'Air Force One, "Quando guardi la Striscia di Gaza, è un inferno da così tanti anni... Ci sono state varie civiltà su quella striscia. Non è iniziato ora, ma migliaia di anni fa ed è sempre stato un posto associato alla violenza. Si potrebbe far vivere le persone in aree che sono molto più sicure e forse molto migliori e forse molto più comode".
Trump ha evitato di rispondere direttamente alla domanda se questa posizione significhi che non crede più in una soluzione a due stati, e ha detto che il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi ha accolto la sua idea di trasferire i cittadini di Gaza dicendo che "gli piacerebbe vedere la pace in Medio Oriente" e che sia lui che il sovrano giordano Abdallah "lo farebbero".
"Vorrei che al-Sisi prendesse un po' di palestinesi. Abbiamo aiutato molto gli egiziani e sono sicuro che lui aiuterebbe noi. E penso che lo farebbe anche il re di Giordania".
Sia l'Egitto che la Giordania si sono schierati fermamente contro l'idea di Trump, affermando che ai palestinesi dovrebbe essere consentito di rimanere a Gaza.
Governo di Gaza: oltre 300.000 palestinesi tornati nel Nord
Oltre 300.000 palestinesi sfollati sono tornati nel nord della Striscia di Gaza ieri dalle aree centrali e meridionali dell'enclave, ha affermato l'ufficio stampa del governo di Gaza. "Oggi (ieri, ndr), oltre 300.000 palestinesi sfollati sono tornati dalle province meridionali e centrali alle province di Gaza e Gaza settentrionale", ha affermato l'agenzia in una dichiarazione rilasciata nella tarda serata di ieri.
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