Esteri

Governo, Conte e Di Maio divisi sulla Wipo. Italia in bilico tra Cina e Usa

Lorenzo Lamperti

La candidata cinese sfida quello sostenuto da Washington per l'agenzia sulla proprietà intellettuale. Qualsiasi scelta farà l'Italia, qualcuno si arrabbierà

C'erano una volta un primo ministro e il suo vice che decisero di percorrere la Via della Seta. Ma quel primo ministro (nel frattempo a capo di un altro governo) e il suo vice (nel frattempo diventato ministro degli Esteri) non vissero "felici e contenti". Ora, anzi già da qualche tempo, uno dei due vuole continuare a percorrerla, quella Via della Seta, l'altro invece ha innestato una retromarcia dal sapore atlantista. I protagonisti di questa storia sono, ovviamente, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. E il racconto si incentra sui rapporti tra Italia e Cina, con gli Stati Uniti nei panni di agente di rottura dell'equilibrio iniziale.

Il nuovo capitolo - dopo quelli su aerospazio, blocco dei voli e 5G - è quello sulla World Intellectual Property Organization, alias Wipo. Mercoledì 4 e giovedì 5 marzo, infatti i paesi membri del comitato di coordinamento di questa agenzia delle Nazioni Unite (che, come dice il nome, si occupa di proprietà intellettuale), si riuniscono a Ginevra per eleggere il nuovo direttore generale.

All'orizzonte si profila un derby tra Stati Uniti e Cina. Un derby che si gioca ormai su tutti i campi, a maggior ragione su un argomento sensibile come quello della proprietà intellettuale. Pechino si schiera direttamente nella contesa, con la sua candidata Wang Binying. Washington non ha un suo candidato ma vuole evitare la vittoria del "concorrente" cinese. Per questo l'amministrazione Trump ha deciso di appoggiare Daren Tang di Singapore.

Riuscire nella scalata al Wipo permetterebbe alla Cina di avere una forte voce in capitolo su uno dei nodi del suo rapporto con gli Stati Uniti. E si tratterebbe di un ulteriore segnale di forza dopo che, lo scorso agosto, Qu Dongyou è stato eletto a capo della Fao. Per questo Washington sta provando a evitare la vittoria di Wang, che segnerebbe un altro punto dell'ascesa diplomatica cinese.

Nella contesa si sono creati due schieramenti piuttosto netti. Il mondo occidentale si è schierato in blocco con Tang, ma al momento l'Italia non ha ancora dichiarato con chi sta. E non sarebbe obbligata a farlo, visto che il voto è segreto. Eppure le attenzioni dei due grandi rivali sono (anche) sul nostro paese. Che cosa faremo, dopo aver firmato l'adesione alla Belt and Road (primo paese del G7), ma anche dopo aver introdotto il golden power sul 5G e aver stracciato l'accordo sull'aerospaziale con la Cina sotto richiesta degli Usa?

Secondo le indiscrezioni della vigilia, il premier Conte propende per ascoltare gli Usa e seguire la linea atlantista, come ha già dimostrato di voler fare su altri dossier. Di Maio invece sarebbe più favorevole alla candidata cinese. Negli scorsi giorni il pressing Usa è arrivato anche alla Farnesina. Nella giornata di lunedì, infatti, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha telefonato a Di Maio. Ufficialmente per "esprimete il supporto degli Stati Uniti all'Italia, che si trova ad affrontare un numero significativo di coronavirus". Tanto che Di Maio ha anche ritwittato un tweet di Pompeo a riguardo.

 

 

Difficile però pensare che non si sia parlato del tema Wipo. L'Italia, come ha capito di recente, è chiamata a scegliere. Comunque vada, qualcuno ci rimarrà male.