Esteri

Guerra, Kiev ferma 8 giornalisti italiani. "Collaborano con il nemico russo"

A Zelensky non piacciono le ricostruzioni neutrali dei fatti... Privati degli accrediti e accusati di legami con Mosca

Guerra Russia Ucraina, giornalisti italiani nel "mirino" di Kiev

La guerra in Ucraina prosegue e ora a insospettire Zelensky di avere rapporti con il regime di Mosca, si aggiungono alla lista anche i giornalisti italiani. Sono almeno otto i reporter ai quali le autorità di Kiev - si legge sul Fatto Quotidiano - hanno sospeso l’accredito che consente di girare liberamente – e quindi di lavorare – al fronte. La notizia trapela da fonti informali governative, in parte confermata dall’Ordine dei Giornalisti. I cronisti, tutti freelnace, sarebbero accusati a vario titolo dai servizi segreti ucraini di essere vicini ai russi, se non addirittura sospettati di collaborazionismo con il regime di Mosca. Tra loro ci sono due collaboratori del Fatto, Andrea Sceresini e Alfredo Bosco, costretti a tornare in hotel a Kiev dopo aver dovuto abbandonare il fronte di Kramatorsk, e Salvatore Garzillo di Fanpage , respinto al confine tra la Polonia e l’Ucraina. I nomi degli altri cinque, per il momento, non sono stati resi noti "per motivi di sicurezza", trovandosi ancora in situazione di "forte pericolo".

La Farnesina in queste ore - prosegue il Fatto - sta lavorando sottotraccia per circostanziare gli elementi su cui si basano i sospetti dell’intelligence ucraina e provare a sbloccare la situazione. Una disavventura simile, alcuni mesi fa, toccò anche a Lorenzo Giroffi, respinto anche lui come Garzillo al confine polacco per le stesse motivazioni. In subbuglio il mondo della stampa italiana. “Il blocco da parte dell’Ucraina dei 2 giornalisti con l’accusa di "collaborazione con il nemico" è inaccettabile – scrive su Twitter il neopresidente della Fnsi (Federazione nazionale della stampa), Vittorio Di Trapani – I cronisti non prendono parte alle guerre, le raccontano. Bisogna garantire loro sicurezza e il diritto di esercitare il proprio lavoro".