Esteri

Il fronte trumpiano in Europa si prepara ad allargarsi: la Croazia si prepara a rieleggere il “suo” Donald

Zoran Milanović, il “Trump croato”, è noto anche per le sue posizioni di contrasto verso l’Unione europea, al punto che...

di Francesco Crippa

Il fronte trumpiano in Europa si prepara ad allargarsi: la Croazia si prepara a rieleggere Zoran Milanović

La Croazia si prepara a rieleggere il “suo” Donald Trump. Domenica va in scena il primo round delle elezioni presidenziali e i sondaggi danno in testa Zoran Milanović, l’attuale capo di Stato, con circa il 39% delle preferenze. Leader del Partito socialdemocratico, è inseguito da Dragan Primorac, il candidato dei Cristiano-democratici, dato intorno al 24%.

Per via del suo populismo e del suo ultranazionalismo, Milanović è stato talvolta ribattezzato il “Trump croato”. A ben guardare, però, di punti in comune col futuro inquilino della Casa Bianca ce ne sono altri. Anche il presidente croato, infatti, ha una posizione rispetto al conflitto in Ucraina disallineata da quello del resto del mondo occidentale. In passato ha criticato le sanzioni alla Russia, mentre a ottobre ha bloccato la partecipazione di contingenti croati alle missioni Nato di sostegno a Kiev motivando la sua decisione con la volontà di evitare ripercussioni per la Croazia.

Milanović è noto anche per le sue posizioni di contrasto verso l’Unione europea, al punto che ha definito il leader dei Cristiano-democratici nonché primo ministro Andrej Plenkovič “il fattorino di Ursula von der Leyen”, un “tasso sputa-fuoco” telecomandato dalla presidente della Commissione Ue. Dal canto suo, Plenkovič ha cercato di caratterizzare le elezioni presidenziali proprio come un voto sul futuro della Croazia all’interno dell’Unione. “Milanović ci guida verso l’Est, Primorac verso l’Ovest”, ha detto all’inizio di dicembre.

In generale, la campagna elettorale è stata dominata dallo scontro tra presidente della Repubblica e primo ministro, scontro spesso scaduto negli attacchi personali. Milanović ha chiamato Plenkovič “dittatore” e ha cercato di cavalcare l’onda di una serie di scandali che hanno visto più di 30 funzionari dei Cristiano-democratici dimettersi (o sono venire licenziati) dopo essere stati accusati di corruzione durante il mandato di Plenković. Quest’ultimo, dal canto suo, ha ribattuto chiamando il capo di Stato “cancro della politica croata”.

Una rielezione di Milanović, oltre ad acuire il contrasto al vertice della politica croata, rafforzerebbe il fronte non allineato interno all’Ue e alla Nato, dove figurano già i vari Robert Fico (Slovacchia) e Viktor Orban (Ungheria) e di cui fanno parte altri attori politici di peso ma non capi di Stato o di governo come gli italiani Matteo Salvini e Giuseppe Conte, il partito austriaco di estrema destra Fpö, il tedesco Afd e così via, tutti accomunati da sovranismo e da posizioni più o meno vicine a Mosca sulla guerra in Ucraina.

In ogni caso, bisognerà con ogni probabilità attendere il ballottaggio, ma secondo gli osservatori più esperti a spuntarla dovrebbe essere Milanović. Primorac “non è abbastanza carismatico”, ha detto a Politico.eu Ivan Grdešić, professore di scienze politiche alla Libertas International University ed ex ambasciatore croato nel Regno Unito e negli Stati Uniti. A pesare su di lui, poi, c’è un altro scandalo, che vede protagonista il ministro della Salute Vili Beroš, arrestato e rimosso dall’incarico dopo che l’Ue ha aperto un'indagine per corruzione nei suoi confronti a novembre. “Sento molti dubbi da parte dei pazienti, sono preoccupati dal fatto che [Primorac] sia un candidato dello stesso partito politico del ministro licenziato”, ha dichiarato allo stesso giornale Jasna Karacic Zanetti, difensore civico per i diritti dei pazienti in Croazia.