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Israele, la precisione chirurgica dell'attentato ad Haniyeh rende ancora più ingiustificabile la mattanza a Gaza

Israele, la precisione chirurgica dell'attentato ad Haniyeh rende ancora più ingiustificabile la mattanza a Gaza

All’ombra di Benjamin Netanyahu e del caos che la guerra di Gaza sta contribuendo a scatenare in Palestina e Medio Oriente emerge, silenziosa, la figura di David Barnea. Per capire la strategia di Tel Aviv, oggi più che mai, bisogna comprendere la postura operativa del direttore del Mossad, il 59enne funzionario che dal 2021 guida i servizi segreti esteri di Israele e che a cavallo tra 30 e 31 luglio ha contribuito a due grandi successi operativi per lo Stato Ebraico: nella sera del 30, il colpo su Beirut che ha individuato e eliminato il numero due di Hezbollah, Fuid Shukr. Nella notte, in Iran, l’uccisione di Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, identificato e colpito molto probabilmente con un mini-drone. La mano che colpisce è quella dell’Israel Defense Force o dei proxy di Tel Aviv, ma la mente resta quella dei servizi segreti che proiettano nel mondo la potenza di Israele.

Il Mossad riscatta i fallimenti dell'intelligence militare israeliana

Il Mossad riscatta, in quest’ottica, il fallimento dell’intelligence militare che ha contribuito al disastro securitario del 7 ottobre, giorno dell’infiltrazione di Hamas, e l’impasse sul campo dell’Idf a Gaza, ove Israele non riesce a ottenere risultati decisivi. Le spie di Tel Aviv governano la gestione delle tecnologie utili a compiere le operazioni più delicate, l’analisi di scenario, l'infiltrazione di human intelligence fondamentale per acquisire informazioni e ottenere “talpe” nei movimenti nemici.

L’immagine appannata di Israele come potenza combattente a Gaza è riscattata, dunque, dall’attività dell'ex militare divenuto manager bancario con tanto di MBA a New York e, dal 1996, spia. Barnea ha preso le redini del Mossad da Yossi Cohen, che nel 2020 aveva conquistato onori in Israele per aver eliminato il capo del programma nucleare iraniano, Mohsen Fakhrizadeh, ucciso in Iran da una mitragliatrice comandata a distanza montata su un automobile. Infiltrazione silenziosa, raffinatezza degli strumenti, targeting mirato: l’attacco a Fakhrizadeh richiama quello ad Haniyeh e, nel frattempo, è stato più volte messo in pratica. La versione moderna dell’Operazione Ira di Dio messa in campo dal Mossad per eliminare i terroristi di Monaco 1972 è andata in scena nella giornata del 30-31 luglio, che si inserisce in un trend consolidato.

Il nuovo Mossad targato Barnea

Il Mossad targato Barnea ha intensificato la “guerra ombra” all’Iran  colpendo le navi che mandavano armi in Siria prima del 7 ottobre e ha fornito assieme alle altre intelligence le informazioni per colpire alti comandanti militari e dei pasdaran iraniani tra Damasco e Beirut dopo l’attacco dei militanti. Al contempo, si è posto come attore diplomatico per non fare della guerra un fine, ma capire gli obiettivi securitari di Israele: non a caso a Roma, domenica scorsa, a parlare con gli esponenti di Qatar ed Egitto e il direttore della Cia William Burns c’era Barnea, non un esponente del governo Netanyahu.

Ma la mattanza di Gaza è oggi ancora meno comprensibile

Viene da chiedersi perché laddove è il Mossad a coordinare le operazioni il targeting di Israele sia mirato e preciso e Tel Aviv riesca a ottimizzare la sua sicurezza liberandosi dei suoi nemici senza eccessivi spargimenti di sangue mentre la guerra di Netanyahu a Gaza prosegue, violenta e brutale, senza riuscire a stanare Yahya Sinwar, capo militare di Hamas nella Striscia, e ad aver ragione dei militanti mentre i morti sono ormai 40mila da ottobre. L’operazione di Beirut e il colpo a Haniyeh, al netto del giudizio politico che si presenta complesso, alzano il prestigio dell’intelligence ma gettano ombre sulla modalità di conduzione della guerra di terra da parte di Idf e dei vertici politici. La mattanza scatenata nella Striscia, insomma, appare ancora meno comprensibile nei suoi fini strategici in una fase in cui Israele mostra di saper esser temibile per i suoi nemici come in passato. E questo non potrà non suscitare interrogativi sul futuro di una guerra che appare sempre più senza sbocchi a breve termine possibili.






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