Esteri

Trump e la fine del progetto "EurUsa": i pericoli, dall'Est Europa alla Siria

Trump/ L’“amico americano” e l’Europa. Speranze e paure del nuovo corso

Di Giuseppe Vatinno

L’elezione a Presidente di Donald Trump segnerà un cambiamento storico non solo di costume e cioè dagli Usa partirà (e si irradierà in qualche anno in tutto il mondo) un chiaro segnale di fine della “dittatura delle minoranze”, ma anche un profondo sconvolgimento dell’intero quadro geopolitico e delle alleanze, dopo 8 anni di guida democratica alla Casa Bianca.

L’alleato più irrequieto e timoroso di conseguenze è proprio l’Europa che dalla fine della seconda guerra mondiale è stata la roccaforte americana nel mondo e che ha permesso ai valori occidentali di espandersi ad est. Se Trump - fatta la tara al suo necessario venir a patto con il principio di realtà - manterrà anche poche delle sue promesse elettorali questo segnerà l’inizio di profondi sconvolgimenti nel nostro continente.

Infatti, dopo l’attacco sgangherato di Juncker presidente della Commissione europea (probabilmente irritato con il tycoon americano per motivi personali di irrilevanza politica), Trump ieri ne ha subito un altro, molto più importante, da parte di un altro “Donald” e cioè di Tusk, Presidente del Consiglio europeo (che riunisce i capi di Stato o di Governo), ma soprattutto polacco.

Tusk ha paura per la nazione, la Polonia che da sempre vede l’orso russo ad est aggirarsi minaccioso sui suoi confini mentre ad ovest ha un altro nemico storico, la Germania. La Polonia che aveva stretto un patto di ferro con gli Usa come avamposto dell’occidente contro Putin ora ha paura.

Trump ha una politica estera “isolazionista” e cioè ritiene come in genere fanno i repubblicani che gli Usa si devono fare sostanzialmente i “fatti loro” e che l’Europa (e il mondo) si devono togliere da soli le castagne dal fuoco e infatti Trump su questo è stato molto chiaro: la Nato costa e gli europei se vogliono la sua protezione militare devono pagare.

Questa posizione può essere anche positiva perché farà crescere la Ue che probabilmente si dovrà finalmente dotare di un proprio esercito (cosa è uno Stato senza una propria forza militare?) e non contare sempre sull’ “amico americano”; è la fine del progetto “EurUsa”.

Questo discorso tuttavia spaventa gli Stati dell’est ex Patto di Varsavia che vedono il concreto pericolo di tornare sotto l’egemonia dell’antico padrone, una volta l’Unione Sovietica ora la Russia.

Non a caso gli americani avevano spinto i loro avamposti fino alle due sentinelle dell’est, Polonia e Romania, dove hanno installato sofisticati sistemi anti - missile che hanno innervosito non poco Mosca.

Il disimpegno americano avrà anche effetti sul vicino Medio Oriente dove la Russia di Putin avrà sostanziale mano libera in Siria e nella sua lotta contro l’sis, rafforzando ancora di più la sua influenza mondiale.

In questa ottica gli “amici di Putin” in occidente che sono i capi dei movimenti pupulisti europei di destra si sentono rinati e pronti ad estendere il loro peso politico nei rispettivi Paesi, come è il caso della le Pen in Francia e di Salvini in Italia.