Esteri

Libano, il presidente Aoun: "Non escludo che sia stato un missile o una bomba"

"Un missile o una bomba". E' questa l'ipotesi che non esclude il capo dello Stato libanese Michel Aoun sull'esplosione che ha devastato il porto di Beirut

"La causa dell'esplosione a Beirut è ancora sconosciuta e c'è la possibilità che si sia trattato di un intervento esterno attraverso un missile, una bomba o qualcos'altro", è quanto dichiara, secondo quello che riportano i media locali, il presidente libanese, Michel Aoun (nella foto sotto). "Non ci sarà alcuna copertura a chi è coinvolto nell'esplosione", ha assicurato il capo di Stato.

Intanto, mentre il bilancio ufficiale sale a 157 uccisi e oltre 5mila feriti (dati sono stati forniti dalle autorità libanesi), lo shock per l'accadimento si è trasformato in rabbia e frustrazione contro una classe politica corrotta che ha dimostrato nell'immane tragedia tutto il suo fallimento. Nella notte i cittadini sono scesi in strada, tra le macerie, per urlare la propria disperazione contro il governo.

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E le forze di sicurezza hanno reagito con i gas lacrimogeni. Decine di manifestanti hanno vandalizzato alcuni negozi e lanciato pietre all'indirizzo gli agenti nell'area del Parlamento, secondo quanto riferito dall'agenzia nazionale Nna. Alcuni sono rimasti feriti durante le azioni della polizia ma la grande azione di protesta è prevista per domani, 8 agosto. Per molti libanesi, è stata una tragica prova della putrefazione al centro del loro sistema di governo, che non è riuscito a fermare la più profonda crisi economica dalla guerra civile del 1975-1990 e ha fatto precipitare milioni di persone nella povertà.

E le parole del presidente francese, Emmanuel Macron, in visita nella città, lo avevano confermato. "Senza riformi urgenti e un profondo cambiamento interno, il Paese continuerà ad affondare", aveva allertato. Il Fondo monetario internazionale, i cui colloqui con il Libano sono iniziati a maggio ma da allora si sono arrestati, ha avvertito che è "essenziale superare l'impasse nelle discussioni sulle riforme decisive".

L'Fmi ha esortato il Libano, che già aveva bisogno di oltre 20 miliardi di dollari in finanziamenti esterni a cui ora se ne aggiungono altri 3,5 per affrontare i danni della catastrofe, a "mettere in atto un programma significativo per invertire l'economia" dopo il disastro di martedì. Nel frattempo vanno avanti le indagini sulla tragedia: la procura militare ha annunciato l'arresto di sedici membri del personale del porto, tra cui il direttore, Hassan Qureitem.