Tobruk contro Tripoli e contro l'Italia. Analisi
Lunedì scorso, dopo otto mesi, il parlamento di Tobruk ha votato una mozione di sfiducia contro il Presidente sostenuto da Tripoli, dall'Italia e dall'Onu: Fayez al Serraj.
Un duro colpo per la politica dell'Onu e un grosso problema per l'Italia che sul governo di Tripoli ha puntato tutto; il nostro Paese infatti ha due interessi preminenti in Libia: il petrolio e i migranti.
Ed è proprio il petrolio il motivo per cui la Francia appoggia invece il ministro della difesa di Tobruk, il generale Khalifa Haftar, sostenuto dall' Egitto di Al Sisi ma soprattutto dalla Francia che cerca di accaparrarsi il petrolio libico sottraendolo al nostro Paese che da anni grazie all'Eni ha un ruolo strategico. Anzi, si può anche dire che uno dei motivi della guerra scatenata dal Presidente francese Sarkozy contro l'ex dittatore Gheddafi fosse proprio per il petrolio libico e in quella occasione l'Italia stupidamente (visto che poi la situazione "democratica" non è certo migliorata) appoggiò i bombardamenti facendo un danno a sé stessa.
Ora speriamo che ci sia maggiore saggezza ma la situazione è sempre più complessa a causa dell'Isis che ha in Sirte la sua sempre più precaria roccaforte (è quasi completamente liberata); una specie di replica del dramma di Aleppo in Siria, però in chiave meno cruda e meno curda.
L'Italia ha ora il dovere di fare sentire la sua voce nel processo di riunificazione dello stato africano perché vi è l'altro fattore a cui siamo interessati: il controllo dei migranti che appena possono lasciano la Libia per le coste italiane.