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Midterm, il trumpismo ha retto: ora The Donald pensa alla rielezione nel 2020

Antonella Gramigna

Elezioni Midterm, l'analisi del voto americano

Elezioni Midterm Usa: vittoria di Trump, ora The Donald pensa alla rielezione nel 2020

Le Midterm tanto attese hanno finalmente parlato, ed hanno mostrato indubbiamente un’America spaccata in due. Anche se per i Dem la speranza era diversa. I sondaggi stavolta hanno dimostrato verità, l’argine repubblicano ha tenuto. Le elezioni di metà mandato, che si tengono ogni quattro anni, ovvero due anni dopo le elezioni presidenziali, non hanno comunque mostrato come molti pensavano, un Presidente indebolito, o comunque non più autorevole come al tempo della sua elezione, bensì ha retto, e bene, il confronto con l’elettorato americano. In anni passati c’è stato chi ha subito molto più debàcle in questa verifica di metà mandato, ed oggi questo non è successo.

Il Congresso esce diviso, dopo otto anni di governo repubblicano. E’ un successo? Dipende dai punti di vista. Come sempre c’è da tener presente il famoso “ bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto”. Cosa è accaduto? Cerchiamo di spiegarlo. Il Congresso americano, un organismo pari al parlamento, è diviso in due rami: la Camera dei Rappresentanti e il Senato. E’ un sistema complesso quello delle elezioni americane, del resto comprensibile data la vastità e i tanti Stati che la compongono.

Il Midterm intanto, al di là della puntuale verifica politica di mandato presidenziale, serve anche per rieleggere l’intera Camera dei Rappresentanti, ovvero i 435 membri, il cui mandato dura due anni. Insieme a loro vengono eletti anche 36 dei 100 senatori che compongono il Senato, i cui mandati durano 6 anni (ed ogni due anni se ne rinnova un terzo). Negli Stati Uniti ci sono due senatori per ciascuno stato, ovvero 100 senatori per 50 stati federali, ed anche 36 governatori. Ogni Stato ha la sua storia politica, infatti talvolta si differenzia totalmente dal trend nazionale.

Il Midterm è ciò che prevede il sistema politico americano, per una maggiore vgaranzia e disegnato proprio per non lasciare troppo potere nelle mani del Presidente. Ed ecco che oggi i Democratici prendono il controllo della Camera, con seggi anche in Stati vinti precedentemente da Trump. Di fatto, possiamo dire che hanno capitalizzato il voto anti-Trump, mentre il Senato, però, è rimasto nelle mani dei Repubblicani. Questo dimostra uno Stato nettamente spaccato, e con un futuro politico molto difficile. Possiamo ben comprendere come possa esserlo per Trump, nel governare altri due anni con i Democratici che potranno ben sfruttare i risultati raggiunti per contrastarlo in ogni scelta.

La vittoria dei Democratici alla Camera rappresenta di fatto, ed in un certo modo, una leggera sconfitta di mandato. Un vento che inizia a girare, anche se le previsioni erano assai peggiori, o migliori, sempre dipendentemente dai punti di vista. Di fatto il crollo ( da taluni sperato) non c’è stato. Ha retto bene il Trumpismo, tanto che il Presidente ha commentato con entusiasmo i risultati con un Twitt, dicendo: “Tremendo successo stasera. Grazie a tutti”.

I Repubblicani, che è vero, hanno perso la Camera, ma si rafforzano al Senato, ed hanno comunque guadagnato la poltrona di governatori in stati chiave come Ohio e Florida, mentre i Democratici sono riusciti a vincere in  Michigan, Illinois, Iowa, Kansas Pennsylvania. Alexandra Ocasio, 29 anni, portoricana, è la più giovane candidata mai eletta nella House of Representatives, la Camera. Grazie a lei in Usa si tornerà a parlare di socialismo. Inoltre hanno ottenuto un seggio anche due donne musulmane, due native indiane ed una donna omosessuale.

Non poca cosa in uno Stato ancora dominato da preclusioni e bigottismo. Le donne in politica avanzano, in tutto ne sono state elette un centinaio. Un cenno di rinnovamento notevole per tanti aspetti. Jared Polis ha vinto in Colorado, il primo governatore dichiaratamente omosessuale ed anche di religione ebraica. E' stato eletto senatore dell'Iowa anche Zach Wahls, classe 1991 figlio “arcobaleno” di due mamme, eterosessuale e attivista del movimento LGBT. Storica anche l’elezione di Ilhan Omar, ex rifugiata somala. Indubbiamente in Usa, si apre una nuova stagione politica, ma non è la prima volta che accade, ma con in palio stavolta una posta più alta del Midterm: le presidenziali del 2020. Aperture alle diversità ed alle minoranze etniche da una parte, e la conferma di un trumpismo che si rafforza.

La riflessione. Da oggi, indubbiamente si apre una stagione difficile per l’America, Trump avrà la Camera contro, con i rappresentanti democratici che controlleranno tutto, pronti a combattere ed a fare muro a qualsiasi iniziativa posta in essere. Questo però permetterà a Trump anche di usare questo momento politico, per addossare ai suoi rivali politici ogni sosta di arresto o mancate realizzazioni, ed avrà due anni che, a mio avviso, gli serviranno più a fare campagna elettorale che per governare, proprio con l’atteggiamento di chi è più all’opposizione che alla Presidenza degli Stati Uniti d’America, per arrivare al 2020. C’è anche un altro dato importante di cui tener conto, ed è molto interessante, e cioè la sconfitta di fatto di tutti i candidati repubblicani che hanno osato criticare o comunque in qualche modo sfidare Trump.

Questo significa che la forza della sua maniera di fare politica e di dirigere uno Stato come di fatto lui fa, funziona. Il “marchio trumpista” si rafforza in questa fase. Un partito repubblicano quindi sempre più trumpiano. Di fatto sembra spartire il centro moderato, esattamente come da noi, in Italia. In Florida, di contro al trend trumpista, si è votato anche per alcune leggi, ed una in particolare che riguardava l’Emendamento quattro, ed è passata.

Ricordiamo che la norma concede di nuovo il diritto di votare ai condannati che abbiano scontato completamente la loro pena, quindi riammette alle prossime elezioni del 2020 un milione e mezzo di persone, molti neri e molti figli di immigrati, numeri e fetta di popolazione importante anche per caratteristiche proprie. Chi attendeva la risposta americana sul mandato di Trump, ossia se la sua vittoria sia stata una scelta di reazione, oppure fondata su qualità ben precise ed apprezzate, ha avuto la sua risposta. Nonostante tutto, Trump per l’America è ancora l’immagine del suo elettorato, lui lo ama ed il suo elettorato lo ricambia.

Il suo modo di fare politica, forse aggressivo, determinato e forte, è il modo di fare politica che oggi premia. In Usa ed anche in altri Pesi come il nostro, che ben ne segue la linea. Trump ha chiamato Nancy Pelosi, e si è dimostrato ( apparentemente bipartisan) , ma sappiamo bene che non è così. Trump è Trump. E continuerà a fare Trump. Nonostante i due anni di scandali che di settimana in settimana sembravano sempre più gravi e dannosi, e che avrebbero azzoppato qualsiasi altra Amministrazione, lui esce praticamente indenne. Anche se un debole vento di cambio rotta c’è stato. Blu Whale? No, forse solo una increspatura. Da qui si riparte.