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Con i missili Atacms l'Ucraina vuol colpire Kursk e Crimea, non Mosca

Con Luciano Tirinnanzi cerchiamo di capire cosa succederà sul campo di battaglia dopo il via libera Usa ai missili a lungo raggio

I veri obiettivi militari dei missili Atacms dati a Kiev

L’ok dato da Joe Biden, non senza polemiche interne, e dalla Gran Bretagna all’uso da parte di Kiev dei missili Atacms (acronimo di Army Tactical Missile System) contro i russi nella guerra d’Ucraina non è una cosa da sottovalutare e, soprattutto conferma un percorso d'analisi di tutto quello che sta accadendo in quell’area del mondo sul campo di battaglia ma anche nelle stanze dove sarebbe in corso il frenetico lavoro alla ricerca di un accordo di pace. Ce lo conferma Luciano Tirinnanzi, esperto di geopolitica, profondo conoscitore dell’area europeo-asiatica.

“Il via libera all’uso degli Atacms è un segnale ben preciso, dal punto di vista bellico, perché sarà decisivo soprattutto per quello che oggi è il principale campo di battaglia: il Kursk. Siamo infatti alle porte dell’inverno e l’utilizzo di missili con un raggio d’azione di 300 km può risultare decisivo, più che per colpire in territorio russo alla ricerca di nuove terre, per difendere quanto conquistato. Ancora poche settimane ed il freddo di fatto cristallizzerà le posizioni ed è partendo da questi territori persi o guadagnati che dovrà cominciare la trattativa per un accordo che metta fine ai combattimenti”.

Va ricordato che l’esercito ucraino da tempo può utilizzare altri missili, gli Himars, razzi con una gittata di 60-70 km. Armi già utilizzate nelle ultime settimane ma che non hanno influito in maniera pesante e diretta sulle sorti del conflitto. Gli Atacms, con una gittata 4 volte superiore, cambiano del tutto le carte in tavola. L’arma viene lanciata da in mezzo semovente ed ha guida gps con un margine di errore molto limitato anche sulla lunga distanza. La sua velocità, superi0ore a Mach 3, lo rende anche difficile da individuare ad abbattere per le difese aeree. Una vera e propria dalle caratteristiche forse mai viste dall’esercito di Kiev in questi oltre 30 mesi di guerra. Per questo rischiano di essere decisivi.

“Nel Kursk la situazione militare è la seguente: per 1 soldato ucraino che ne sono 10 russi. Anzi, russi e nord coreani. E sono probabilmente loro il vero bersaglio della decisione di Joe Biden. Il Pentagono ha capito che questi soldati, carne da macello, possono essere una discriminante importante sia per i russi che possono con i loro uomini occuparsi di altri territori e per i coreani di Kim una questione di prestigio. per Washington invece tutto questo è un incubo: avere un pericoloso nemico, tra l’altro da poco dotato anche di armi nucleari, può scatenare altri guai al 38° parallelo. La scelta di Washington è quindi quasi obbligata…”.

Lei pensa sia possibile che con queste missili a lungo raggi Kiev abbia deciso di voler colpire Mosca?

“Questo lo escludo in maniera categorica. L’altro obiettivo militare che invece si lega in maniera perfetta con l’uso dei missili Atacms riguarda quella che per Kiev è la principale partita: la Crimea. Il Donbas ormai è in una fase di stallo con i soldati di Mosca che avanzano, si, ma di pochi metri al giorno. Nulla di rilevante. La Crimea invece è un’altra cosa, molto più centrale, e può essere colpita dai missili Usa di questa gittata in assoluta sicurezza per gli ucraini. Stiamo parlando del terreno simbolo della presenza russa. Colpire i collegamenti, isolare la Crimea significa, come dicevamo prima, arrivare al tavolo delle trattative con una posizione di forza”.

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