Esteri

Nato, Svezia e Finlandia protette da giugno. Si studia una formula anti-Putin

Si punta all'annessione nell'Alleanza saltando i sei mesi necessari per le ratifiche dei 30 Paesi membri. Mossa ostile alla Russia e nuovo rischio escalation

Guerra Russia Ucraina, la procedura accelerata che fa infuriare Mosca

La guerra in Ucraina rischia di diventare un conflitto mondiale. I segnali di un'escalation sono molteplici e in pochi cercano realmente di placare gli animi. L'ennesimo episodio è legato alla Nato e al tentativo di accelerare la procedura per annettere all'Alleanza due Paesi strategici per la voglia di espansione di Putin: si tratta di Svezia e Finlandia. Si sta studiando - si legge su Repubblica - un iter che superi la lunga trafila delle ratifiche. E che dia una garanzia immediata di protezione. A cominciare dall’articolo 5, quello della mutua assistenza militare in caso di pericolo. Per la Svezia e la Finlandia la Nato sta dunque studiando una "adesione rapida". Nel percorso che porta all’ingresso nel Patto dei due Paesi scandinavi c’è infatti un "baco". Ossia le ratifiche nazionali. Che impegneranno almeno sei mesi. Un lasso di tempo durante il quale Mosca potrebbe approfittare dell’incertezza e attaccare o provocare i due nuovi membri dell’Alleanza Atlantica.

In particolare la Finlandia che condivide un lunghissimo confine con la Russia. Il nodo - prosegue Repubblica - è da giorni all’esame dello Stato Maggiore di Bruxelles che ha iniziato a prendere in considerazione alcune soluzioni. Il punto è questo: a fine giugno il vertice Nato darà il via libera all’adesione. Da quel momento i 30 attuali partner devono ratificare l’accordo nei rispettivi Parlamenti. Ci vogliono, nel migliore dei casi, 6 mesi. Ma fino a quel momento Svezia e Finlandia sono in un limbo, non sono membri del Patto a tutti gli effetti. Quindi se il Cremlino dovesse muovere un attacco, formalmente non potrebbe scattare l’Articolo 5, che obbliga tutti i componenti a intervenire in difesa dell’alleato sotto un’offensiva militare. L’idea, allora, sarebbe quella di accompagnare il voto del Consiglio Atlantico con una dichiarazione ufficiale e pubblica che parifichi lo status dei due nuovi componenti. E con un impegno dei 30 governi: in caso di pericolo verrebbe chiesta a tutti i Parlamenti una ratifica preferenziale e immediata.

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