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Netanyahu, altro che tregua: ancora guerra al Libano. Israele chiede un mese in più a Trump

Ma il presidente degli Usa questa volta è categorico con Tel Aviv

di Redazione Esteri

Netanyahu teso e in contatto con Trump, ore decisive per ostaggi e Libano

La tregua tra Israele e Hamas è appesa a un filo, ci sono troppe incognite e passi decisivi da non sbagliare. E i problemi non riguardano solo Gaza, ma è a rischio anche il cessate il fuoco in Libano. Domani è in programma il secondo scambio ostaggi-prigionieri e i nomi di quattro donne che dovrebbero tornare libere dovrebbe essere diffuso in giornata. Ma gli israeliani — riporta Il Corriere della Sera - temono che venga diffusa la lista di Hamas di chi è ancora in vita e di chi è deceduto in cattività. È il secondo scambio tra ostaggi e una novantina di carcerati palestinesi, in Israele dovrebbero tornare Arbel Yehoud e tre delle cinque soldate portate via dalla base di Nahal Oz.

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I familiari potrebbero anche scoprire se Shiri, la madre dei due fratellini Bibas, sia viva, in ogni caso non verrebbe liberata subito, il governo di Netanyahu non vuole che sia separata dai figli e in questa fase i maschi non vengono rimandati indietro anche se hanno due e cinque anni. Ma come detto, c'è anche il fronte che riguarda il Libano che resta ancora aperto.

Da Gerusalemme - prosegue Il Corriere - i mediatori chiedono di ritardare il ritiro delle truppe dal Sud del Libano "perché l’esercito libanese si sta dispiegando con troppa lentezza". Un altro mese al di là del confine che Hezbollah non è disposto a concedere. "Devono andarsene entro dopodomani". Ma questa volta Trump sembra sostenere la tesi di libanesi e andare contro a Netanyahu, il presidente preferisce chiudere le questioni in tempi brevi. Ma le due tregue sono ancora una volta a forte rischio, decisive le prossime ore.

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