Esteri

Orban sfida l'Ue e concede asilo politico a un ex ministro polacco in fuga. L'ira di Varsavia: "Atto ostile"

Romanowski, appartenente al partito PiS (Diritto e Giustizia), aveva visto la sospensione della sua immunità parlamentare in Polonia e stava affrontando 11 accuse penali

di Francesco Crippa

L'Ungheria accoglie il fuggitivo Romanowski: la mossa di Orban che divide l'Europa

Un atto “ostile” e un “insulto”. Così il ministro degli Esteri polacco, Radosław Sikorski, ha commentato la decisione del premier ungherese Viktor Orban di concedere asilo politico a Marcin Romanowski, ex viceministro della Giustizia di Varsavia accusato di malversazione di fondi pubblici e altri reati tra il 2019 e il 2023. Il 19 dicembre un tribunale di Varsavia ha emesso un mandato di cattura europeo nei confronti di Romanowski, la cui immunità parlamentare era stata sospesa durante l’estate. Membro di Pis (Diritto e giustizia), il partito che ha guidato il paese dal 2015 fino all’anno scorso, Romanowski fronteggia 11 capi di accusa che vanno dalla partecipazione a un gruppo criminale organizzato alla manipolazione di concorsi per finanziamenti pubblici fino all’appropriazione indebita di oltre 25 milioni di euro.

Non è l’unico a cui è stata tolta l’immunità parlamentare. Il governo di Donald Tusk ha infatti da tempo avviato una campagna contro i funzionari della precedente amministrazione su cui pendono sospetti di illeciti. Per Romanowski, che ha commentato la notizia del suo mandato di arresto con un video su X, si tratta di una “usurpazione illegale del potere” da parte di Tusk e della sua squadra. Solidarietà è arrivata dall’ex primo ministro Mateusz Morawiecki, per cui il processo è “un tentativo di intimidire le opposizioni”. Nella serata del 19 dicembre è arrivata la conferma dell’asilo politico a Romanowski da parte di Budapest. Una decisione che ha fatto infuriare il governo polacco e che rischia di incrinare ulteriormente i già difficili rapporti tra i due paesi. “È un atto ostile verso la Repubblica di Polonia e contrario ai principi elementari che vincolano gli stati membri dell’Unione europea”, ha detto il ministro degli Esteri Sikorsi. “Giustificare la decisione con una presunta persecuzione politica è un insulto ai cittadini e alle autorità polacche”. Secondo il portavoce della procura generale di Varsavia è il primo caso in cui un paese dell’Ue accorda asilo a un politico di un altro stato membro.

La mossa di Orban, però, non stupisce più di tanto. Durante gli anni in cui è stato al governo, Pis ha stretto salde relazioni con Fidesz, il partito del premier ungherese, accomunati da una posizione ambigua (per non dire vicinanza) alla Russia e da regressioni dello Stato di diritto che hanno comportato analoghi problemi con l’Ue. Tuttavia, i rapporti si sono incrinati con la vittoria di Tusk nel 2023. Europeista e convintamente pro-Kiev, Tusk ha avvitato un percorso di ristrutturazione della Polonia, allontanandosi dal modello ungherese. “Non mi aspettavo che i funzionari corrotti in fuga dalla giustizia scegliessero altro che tra Lukashenko e Orbán per cercare rifugio”, ha detto riguardo alla vicenda di Romanowski. Per Varsavia l’asilo concesso all’ex viceministro è inaccettabile. Dal canto suo, l’Ungheria ritiene di aver agito nel rispetto del diritto comunitario. Gergely Gulyás, capo di gabinetto di Orban, ha dichiarato al giornale filogovernativo Mandiner. L’Ungheria, ha detto, “non può avere accesso ai procedimenti di un’autorità in un altro Paese, né può commentare i meriti dell’accusa”, ma può concedere asilo politico se ritiene che il giudizio non sia imparziale e libero da influenze politiche.

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“Questo rischio esiste oggi in Polonia in generale e in questo caso specifico in particolare, in base alla procedura finora seguita”, ha detto, “ci sono prove concrete della mancanza di un giusto processo, poiché [Romanowski] è stato arrestato quest'estate nonostante godesse dell'immunità in quanto membro dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa”, ha dichiarato. La piccola crisi arriva nello stesso momento in cui Orban è tornato a imbracciare le armi della sua retorica anti-Ue. Nei giorni scorsi ha prima proposto un cessate il fuoco in Ucraina che per Volodymyr Zelensky è irricevibile. Poi, al termine del Consiglio europeo di mercoledì 18 dicembre ha annunciato il blocco del rinnovo delle sanzioni Ue contro la Russia, riservandosi di decidere dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca il 20 gennaio, appena 11 giorni prima della scadenza ultima per riconfermare le sanzioni